Coronavirus e diabete: precauzioni e risposte

La diffusione dell’infezione da coronavirus (definito dall’OMS come SARS-CoV-2) ha messo in allarme i pazienti diabetici, poiché le prime informazioni su questa malattia dimostrano che sono soprattutto le persone fragili e con patologie pregresse, oltre agli anziani, a rischiare le complicanze maggiori. La comunità clinica e scientifica del Diabetes Research Institute di Milano ribadisce che le conoscenze su questa nuova infezione umana, comparsa soltanto a dicembre 2019 sulla scena mondiale, e sulla natura, pericolosità e durata dell’epidemia, sono poche, premature e cambiano praticamente di ora in ora. Perciò occorre molta cautela nell’offrire suggerimenti che non possono poggiare su evidenze e osservazioni specifiche, solide e rigorose. È però possibile dare subito qualche indicazione  basata su evidenze scientifiche validate dai primi lavori scientifici  e dalle informazioni che abbiamo da precedenti situazioni infettive ed epidemiche.

Le persone con diabete, in caso di infezione da coronavirus, corrono più rischi rispetto ai non-diabetici?

Sì, la prognosi nelle persone con diabete che si ammalano di coronavirus (definito dall’ OMS come SARS-CoV-2) sembra essere peggiore, anche se non ne conosciamo i dettagli. Infatti, le uniche statistiche di cui disponiamo provengono dalla Cina, dove la mortalità è risultata più elevata in diverse categorie di persone, tra cui quelle con diabete. Purtroppo non disponiamo di altre informazioni, peraltro estremamente importanti, come l’associazione tra rischio e tipo di diabete, durata del diabete, età, terapia in corso, presenza di complicanze del diabete o di altre malattie concomitanti. Gli stessi dati, al di fuori del diabete, indicano come fattori aggravanti soprattutto l’età avanzata (oltre i 65 anni) e la presenza di malattie croniche, come quelle cardiovascolari, polmonari e i tumori.

Le persone con diabete, sono a più elevato rischio di contrarre l’infezione da coronavirus?

No, per quanto ne sappiamo il rischio è lo stesso della popolazione generale. Alcune evidenze suggeriscono che il rischio di contrarre l’infezione potrebbe essere maggiore nel soggetto con diabete se scompensato, ma questo dato necessita di essere confermato.

E’ solo in caso di infezione da coronavirus che il diabete costituisce un fattore di rischio?

No,  il soggetto con diabete è in senso generale più esposto a sviluppare forme complicate in caso di infezioni virali. In passato durante epidemie di malattie infettive, tra cui la sindrome respiratoria acuta grave (SARS) e l’influenza H1N1, le persone con diabete sono risultate ad aumentato rischio di forme più gravi e morte. Per questo diabetologi e autorità sanitarie consigliano da molti anni che i soggetti con diabete si sottopongano alla vaccinazione antinfluenzale ogni anno. Al momento è difficile quantificare esattamente di quanto il rischio di severità e mortalità nel soggetto diabetico sia aumentato in caso di infezione da SARS-CoV-2  e solo la ricerca a lungo termine darà una informazione più chiara in questa direzione, ma il rischio è sicuramente più alto rispetto al soggetto non diabetico

Che cosa rende più vulnerabili le persone con diabete in caso di infezione da coronavirus?

Non lo sappiamo, ma lo possiamo intuire. Sicuramente l’età avanzata di molte persone con il diabete e la concomitanza di malattie cardiovascolari e probabilmente renali. Le persone che oltre al diabete hanno avuto un infarto del miocardio o un ictus, interventi sulle coronarie (angioplastiche, STENT, by-pass), sono in dialisi o portatori di un trapianto, sono a più elevato rischio. Non sappiamo invece se vi sono differenze tra tipo 1 e tipo 2 e rispetto alle terapie in corso, in particolare l’insulina. Si può supporre, sulla base delle precedenti esperienze con altre infezioni virali a partire dalla comune influenza, che un cattivo controllo del diabete, con glicemie ed emoglobina glicata più elevate, rappresenti fattori di rischio aggiuntivo. Al momento i dati disponibili non ci permettono ancora di stratificare all’interno dei soggetti con diabete categorie più a rischio. E’ molto plausibile che il rischio è maggiore per età sopra i 65 anni, per il diabete di lunga durata con presenza di comorbidità (per esempio obesità, malattie cardiache, etc.), per un grado di compenso glicemico non ottimale. Ugualmente è molto plausibile che l’evidenza che le forme severe  siano assenti o estremamente rare nel soggetto pediatrico valga anche in caso di presenza di diabete.

Che cosa devono fare le persone con diabete per ridurre i rischi di infezione?

Purtroppo non esiste un vaccino e non esistono farmaci efficaci. Quindi occorre attenersi alle regole generali impartite dalle autorità sanitarie (il famoso decalogo del Ministero della Salute*) che nel caso delle persone con diabete devono essere seguite con la massima attenzione possibile. Alcune raccomandazioni aggiuntive sono tuttavia da considerare seriamente: non recarsi in luoghi affollati ed a più elevato rischio di contagio, come per esempio ospedali, mezzi pubblici, locali pubblici, se non strettamente indispensabile; laddove sia possibile, privilegiare il lavoro da casa, riducendo così spostamenti e contatti.

Che cosa devono fare le persone con diabete nel sospetto di infezione?

Valgono le stesse indicazioni dei pazienti senza diabete per quanto riguarda l’accesso alle strutture  sanitarie

Le indicazioni della Regione Lombardia:

  • I cittadini che  hanno il sospetto di infezione  non devono recarsi in pronto soccorso ma chiamare il numero verde unico regionale 800.89.45.45 
  • Oppure chiamare il 112 o per informazioni generali il numero 1500.

Le Regioni hanno attivato numeri dedicati e numeri verdi regionali per rispondere alle richieste di informazioni e sulle misure urgenti per il contenimento e la gestione del contagio del nuovo coronavirus in Italia. Si trovano a questo link del Ministero della Sanità

Le persone con diabete di tipo 1  dovranno essere monitorate attentamente, per ridurre il rischio di chetoacidosi. Dal punto di vista terapeutico, dovranno essere sospesi i farmaci SGLT-2 inibitori Le persone con diabete di tipo 2 in generale dovrebbero privilegiare la terapia con insulina durante l’infezione. Astenersi dal fai da te e contattare sempre e comunque il medico, ove possibile anche il proprio diabetologo.

*Decalogo del ministero della Salute

  • Lavarsi spesso le mani
  • Evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute
  • Non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani
  • Coprire bocca e naso se starnutisci o tossisci
  • Non assumere farmaci antivirali né antibiotici, se non prescritti dal medico
  • Pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol
  • Usare la mascherina solo se si sospetta di essere malato o se si assistono persone malate
  • I prodotti Made in China e i pacchi ricevuti dalla Cina non sono pericolosi
  • Gli animali da compagnia non diffondono il Coronavirus
  • In caso di dubbi non recarsi al Pronto Soccorso, ma chiamare il proprio medico di base o il 112 e se si pensa di essere stati contagiati

Ricordiamo che nella prima metà del mese di febbraio l’International Committee on Taxonomy of Viruses (ICTV), che si occupa della designazione e della denominazione dei virus (ovvero specie, genere, famiglia, ecc.), ha assegnato al nuovo coronavirus il nome definitivo: “Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2” (SARS-CoV-2). Ad indicare il nuovo nome sono stati un gruppo di esperti appositamente incaricati di studiare il nuovo ceppo di coronavirus. Secondo questo pool di scienziati il nuovo coronavirus è fratello di quello che ha provocato la Sars (SARS-CoVs), da qui il nome scelto di SARS-CoV-2. Il nuovo nome del virus (SARS-Cov-2) sostituisce quello precedente (2019-nCoV). Sempre nella prima metà del mese di febbraio (precisamente l’11 febbraio)  l’OMS ha annunciato che la malattia respiratoria causata dal nuovo coronavirus è stata chiamata COVID-19. La nuova sigla è la sintesi dei termini CO-rona VI-rus D-isease e dell’anno d’identificazione, 2019

Referenze

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da DRI San Raffaele