Diabete: speranze in un vaccino

I bambini a rischio di diabete di tipo 1, la forma cosiddetta “giovanile” o insulino-dipendente, potranno salvarsi con un vaccino. Il nuovo Diabetes Research Institute (Dri) dell’Irccs San Raffaele di Milano ha presentato oggi lo studio che sarà realizzato con il supporto della Fondazione internazionale per la ricerca sul diabete (Jdrf) e potrebbe portare a ottenere un farmaco preventivo. La tesi di base è che la somministrazione giornaliera di capsule di insulina ai bambini più grandi di 4-5 anni agirebbe attraverso un meccanismo immunologico, proprio come un vaccino. «Vi partecipano 18 centri in tutto il mondo – ha precisato Emanuele Bosi, coordinatore del protocollo – di cui cinque al di fuori dagli Usa: in Italia siamo gli unici. Si spera di reclutare 100 bambini volontari in cinque anni».

Centro di ricerca. Il Dri, il nuovo centro per la cura e lo studio del diabete dell’Istituto scientifico-universitario San Raffaele, è un reparto di mille metri quadrati di laboratori e può contare su uno staff di circa cento medici, scienziati, tecnici, infermieri di ricerca e giovani dottorandi. Nel Dri confluiranno tutte le attività cliniche e di ricerca che, negli anni, hanno caratterizzato la battaglia del San Raffele nei confronti della malattia: come il trapianto di pancreas e di isole pancreatiche, la predizione e la prevenzione del diabete giovanile insulino-dipendente (tipo 1), l’impiego di infusori di insulina e sensori del glucosio e gli studi innovativi su metabolismo, la prevenzione e la cura delle complicanze. La struttura opererà nel network della Dri Federation, un’alleanza mondiale tra Dri, coordinata dal centro statunitense di Miami diretto da Camillo Ricordi. Per realizzarlo sono stati spesi circa otto milioni di euro, dei quali un milione e 385 mila già donati dalla Fondazione Marazzina onlus per l’acquisto di un macchinario hi-tech per imaging molecolare. Il progetto è stato presentato oggi all’Irccs in occasione del secondo “Juvenile diabetes research foundation day”, il convegno internazionale organizzato in occasione dell’ Anno del bambino con il diabete.

I dati sul diabete. Gli studiosi che si sono riuniti in occasione del convegno hanno lanciato l’allarme sulle proporzioni della malattia in Italia. Oltre 1.200 bambini del nostro Paese ogni anno, ogni giorno quasi quattro ragazzi fino ai 14 anni, si ammalano di diabete di tipo 1. Sono almeno 20 mila i giovani costretti a iniezioni quotidiane di insulina per controllare il livello di zuccheri nel sangue. Per questo motivo l’Italia , insieme ad altri dieci centri europei, punta molto sulla ricerca scientifica della patologia. I progressi, negli ultimi venti anni hanno aumentato l’aspettativa di vita dei malati e migliorato la loro qualità di vita, con la riduzione di complicanze del diabete quali cecità (del 40%) e deficit renali (passati dal 45% al 30%). Sono anche diminuiti i rischi per le donne in gravidanza: la mortalità perinatale è scesa dal 6% all’1%, mentre i gravi danni a madre e bebè sono diminuiti dal 9% al 3% e i parti prematuri dal 46% al 25%. Ma la sfida dei ricercatori è scoprire una cura definitiva. La comunità scientifica internazionale ripone grandi speranze soprattutto nel trapianto delle isole pancreatiche ‘”fabbrica” di insulina, che nei malati di diabete di tipo 1 perdono la loro funzione obbligando a integrare l’ormone dall’esterno. Gli investimenti italiani sulla ricerca ammontano, però, solo allo 0,7% del Pil, contro una media del 3% nel resto d’Europa, hanno fatto notare gli scienziati. Senza sufficienti risorse, l’Italia rischia di perdere la sua eccellenza nel settore.

«La ricerca italiana sul diabete – ha spiegato Camillo Ricordi – ha un potenziale che non è secondo a nessuno e svolgerà un ruolo di primaria importanza nel prossimo futuro. Tuttavia è un peccato continuare a verificare i disagi e limitazioni dei ricercatori italiani, che se avessero accesso a livelli di finanziamenti e supporto simili a quelli americani, potrebbero contribuire in maniera ancora più efficace all’obiettivo di arrivare a debellare il diabete».

Il diabete «è ormai una pandemia di proporzioni globali – ha sottolineato Aurora Ketmaier, presidente di Jdrf Italia -. Colpisce almeno 180 milioni di persone nel mondo ed è responsabile di almeno una morte su 20 nel pianeta».

 

 

da Il Messaggero