Per 2 diabetici su 3 medico di famiglia poco presente

Il medico di famiglia e’ chiamato a rapporto, invitato a diventare protagonista nelle cure dei pazienti diabetici. Due intervistati su tre, infatti, lo ritengono poco presente nel percorso di cura, e chiedono a gran voce un maggior coinvolgimento. E’ questo uno dei dati emersi dallo studio ‘Dawn Italia’, presentato questa mattina al ministero della Salute, condotto su un campione di piu’ di 500 persone all’interno dei Centri di diabetologia e malattie del metabolismo del Ssn. Esperti del settore, ma anche e soprattutto pazienti, per coglierne bisogni, desideri e paure.

L’indagine presentata questa mattina costituisce una fotografia tutta italiana di una patologia che uccide 3,5 milioni di persone nel mondo, una ogni dieci secondi. Ed e’ parte integrante dello studio Dawn Internazionale, condotto tra l’agosto del 2000 e il settembre 2001 in altri 11 paesi. Tra le peculiarita’ italiane, “il preciso bisogno – spiega Marco Comaschi, coordinatore dello studio Dawn Italia – di trasferire la qualita’ dell’assistenza dei Centri specializzati anche al di fuori di essi, nel senso di ottenere da parte degli altri attori del sistema – medici generici, pediatri infermieri, famiglia, ecc. – la continuita’ della cura. Una richiesta, in definitiva, di cambiamento culturale da parte dell’offerta di salute del sistema sanitario. Su questo fronte, ovvero quello dell’integrazione tra cure specialistiche e cure di base, in Italia c’e’ ancora tanta strada da fare”.

Dall’indagine emerge che a incidere sull’umore delle persone con diabete e’ soprattutto la difficolta’ di seguire una dieta. Il 23,1%, infatti, indica proprio le rinunce a tavola tra i principali motivi di pessimismo. Ma a togliere il sorriso a questi malati contribuiscono anche la paura di complicanze (16%) e la loro effettiva insorgenza (22%), nonche’ la noia di dover seguire delle cure (11,2%).Tra i motivi di ottimismo, invece, la percezione di avere il diabete sotto controllo, che allieta l’umore di ben il 46,7% degli intervistati. “Ma in realta’ – precisa Riccardo Vigneri, presidente della Societa’ italiana di diabetologia e di Diabete Italia – solo un terzo dei malati riesce a raggiungere l’obiettivo del controllo glicemico”.

Sul fronte degli operatori sanitari impegnati nella guerra al diabete, dall’indagine emerge “la necessita’ di potenziare l’assistenza infermieristica – spiega Comaschi – di vedere entrare nel team di cura altre figure professionali come il podologo e lo psicologo, oltre a una certa preoccupazione, tra i medici specialisti, per la mancanza di un ricambio generazionale”.

Lo studio Dawn ha inoltre cercato di fotografare anche la realta’ degli immigrati in Italia, facendo il punto sulle comunita’ insediate a Prato, Genova e Mazara del Vallo. “Del resto – puntualizza Maio Abis, presidente dell’Istituto di ricerca Makno Consulting a cui e’ stata commissionata la ricerca – rappresentano ormai il 6-7% della popolazione, con picchi del 10% nelle aree metropolitane. Si stima, inoltre, che nei prossimi 10 anni la loro presenza aumentera’ del 10%”. Un motivo in piu’ per osservarli attentamente, tanto piu’ “che tra gli immigrati risulta piu’ alta l’incidenza del diabete di tipo 1 – assicura Comaschi – mentre quello di tipo 2 sembra insorgere prima negli anni”.

 

da Padova News