La chirurgia del diabete di tipo 2: il futuro è più vicino

Il Gastric Bypass e la diversione biliopancreatica, specifiche tecniche di chirurgia bariatrica, cioè la chirurgia gastrointestinale per il trattamento dell’obesità, sono capaci di indurre una remissione prolungata del diabete di tipo 2, in oltre l’80-90% dei casi, e le casistiche cliniche documentano remissioni stabili anche oltre i dieci anni. I dati oggi disponibili inducono interessanti aspettative, anche perché il diabete di tipo 2 non si può guarire farmacologicamente, ma solo controllare; la scienza però impone cautela e la necessaria definizione di metodi appropriati per sperimentare tecniche, indicare requisiti organizzativo-struttturali e definire l’identikit del paziente ideale anche non obeso, che può avvantaggiarsi di questo tipo di intervento sperimentale.

Per definire le necessarie linee guida i massimi esperti al mondo della materia sono in riunione da ieri presso la sede di Roma dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per la consensus conference internazionale dedicata alla “Chirurgia gastrointestinale per il trattamento del diabete di tipo 2”. Presidente della conferenza è Marco Castagneto, Direttore del Dipartimento di Scienze Chirurgiche dell’Università Cattolica-Policlinico Gemelli. La direzione scientifica è affidata a Francesco Rubino, ricercatore dell’Università Cattolica e Direttore del Programma di Ricerca in Chirurgia dell’Obesità e diabete all’IRCAD – European Institute of Telesurgery di Strasburgo; David E. Cummings dell’Università di Washington; Lee M. Kaplan dell’Harvard Medical School di Boston; Philip R. Schauer della Cleveland Clinic di Cleveland.

“Questo incontro – spiega il prof. Marco Castagneto, Direttore del Dipartimento di Scienze Chirurgiche del Policlinico Gemelli e presidente del summit – è improntato a una marcata multidisciplinarietà: il gotha della chirurgia mondiale di questa sperimentale branca specialistica affiancato da insigni diebetologi ed esperti di metabolismo è in riunione per sviluppare linee guida cliniche e per la ricerca nell’ambito della chirurgia gastrointestinale per il diabete di tipo 2, mettendo a confronto esperienze cliniche e ipotesi esplicative dell’effetto antidiabetico di questo tipo di chirurgia”.

Le ricerche più recenti infatti indicano che l’effetto di tali interventi nelle persone patologicamente obese non dipende solo dalla perdita di peso conseguente a questa chirurgia, ma, osserva il dott. Francesco Rubino, co-Direttore scientifico del meeting, ricercatore dell’Università Cattolica e Direttore del Programma di Ricerca in Chirurgia dell’Obesità e diabete all’IRCAD – European Institute of Telesurgery di Strasburgo “risulta direttamente dalle variazioni dell’attività neuro-ormonale dell’intestino conseguenti al cambiamento dell’anatomia gastrointestinale imposta da questo tipo di interventi: l’ipotesi di lavoro è definire se e come anche il paziente affetto da diabete di tipo 2, ma non obeso possa avvantaggiarsi in sicurezza di tale approccio terapeutico che al momento è sperimentale”.

Sono 240 milioni nel mondo le persone affette da diabete, come riporta la risoluzione delle Nazioni Unite dedicata a questa patologia, numeri che inducono l’Organizzazione Mondiale della Sanità a parlare di emergenza epidemica. Così come nel resto del mondo anche in Italia il diabete di tipo 2 è in continua crescita a causa dell’aumento dell’obesità e della sedentarietà. Inizialmente è asintomatico, per cui la prevalenza è stimata intorno al 3-4%, mentre indagini mirate forniscono percentuali sensibilmente più elevate, del 6-11%. Numerose le complicanze: coronariche e cerebrovascolari sono la prima causa di morte per il diabetico (il rischio di malattie cardiovascolari è da 2 a 4 volte più alto in persone diabetiche che nel resto della popolazione). La retinopatia e il piede diabetico sono rispettivamente la prima causa di cecità legale in età lavorativa e di amputazione. La nefropatia diabetica è al terzo posto di tutte le cause di dialisi e trapianto. L’ipotesi del trattamento chirurgico del diabete di tipo 2 pertanto ha importanti valenze di sanità pubblica.

La storia della chirurgia del diabete nasce da osservazioni della pratica clinica, quale esito inatteso degli interventi chirurgici della obesità patologica: oltre alla riduzione di peso si è registrato un netto miglioramento della iperglicemia, talvolta risultando in una vera e propria remissione, cioè in valori di glicemia normale senza bisogno che il paziente assumesse farmaci di alcun tipo, compresa l’insulina. Il Gastric Bypass e la diversione biliopancreatica, specifiche tecniche di chirurgia bariatrica, cioè la chirurgia gastrointestinale per il trattamento dell’obesità, sono capaci di indurre una remissione prolungata del diabete di tipo 2, in oltre l’80-90% dei casi, e le casistiche cliniche documentano remissioni stabili anche oltre i dieci anni.

Ma così come la chirurgia dell’obesità ha specifiche indicazioni d’uso tali che non è proponibile a tutti i soggetti che ne sono affetti, allo stesso modo occorre che, per affrontare il tema della chirurgia del diabete, a oggi ancora sperimentale, si individuino criteri di definizione dei pazienti non obesi eleggibili a tale trattamento, poiché sono ancora molti i nodi da sciogliere.

La conferenza si propone non solo di dare regole scientifiche e di sicurezza per la pratica clinica di un approccio chirurgico del diabete di tipo 2, ma anche di discuterne la valenza come modello sperimentale. Infatti, dalla conoscenza del meccanismo d’azione di questi interventi chirurgici si potrebbe risalire al contributo del tratto gastrointestinale nella patofisiologia del diabete e, da qui, scoprire nuovi target per farmaci antidiabetici.

 

 

da Salute Europa

30 marzo 2007