Il fenofibrato riduce del 36% il rischio di amputazione nei pazienti diabetici

L’utilizzo del fenofibrato per ridurre la presenza di grassi nel sangue dei pazienti diabetici, riduce del 36% il rischio di una prima amputazione dovuta al diabete. Questa è una delle conclusioni a cui è giunto lo studio FIELD, riportato in un articolo nell’edizione speciale del 23 maggio di The Lancet dedicata al diabete.

Il Professor Anthony Keech, il Dr Kushwin Rajamani e il loro team, del National Health and Medical Research Council Clinical Trials Centre dell’Università di Sydney, hanno analizzato 9795 pazienti diabetici di età compresa fra i 50 e i 75 anni, nello studio FIELD — un trial randomizzato controllato. I pazienti sono stati trattati con fenofibrato 200mg (4895) o placebo (4900) per 5 anni, duranti i quali sono state costantemente raccolte informazioni sulle amputazioni, un endpoint terziario predefinito del trial. Queste sono state considerate minori se al di sotto della caviglia e maggiori se al di sopra della caviglia. Inoltre, le amputazioni sono state classificate in base alla presenza o assenza di patologie dei grossi vasi nell’arto, al fine di distinguere fra amputazioni derivanti da aterosclerosi delle grandi arterie e quelle derivanti da patologia microvascolare diabetica.

Secondo quanto osservato dai ricercatori, 115 pazienti sono stati sottoposti ad amputazione di un arto inferiore a causa del diabete. Nei pazienti sottoposti ad amputazione nel corso del trial, erano più frequenti patologie cardiovascolari pregresse, patologie microvascolari, precedenti amputazioni non traumatiche o ulcere cutanee, tabagismo e maggiore durata del diabete, rispetto a quelli che hanno subito altri eventi cardiovascolari (CV), o rispetto ai pazienti che non hanno avuto né CV né amputazioni.
Il rischio di prima amputazione è risultato del 36% inferiore per tutti i pazienti trattati con fenofibrato rispetto a quelli trattati con placebo; il rischio di amputazioni minori – in assenza di patologie conosciute dei grandi vasi – è risultato del 47% inferiore nel gruppo trattato con fenofibrato. Il rischio di amputazioni maggiori non è risultato significativamente diverso nei due gruppi. Inoltre gli autori hanno identificato l’altezza dei pazienti come importante predittore di amputazioni, con un incremento di 1,6 volte del rischio di amputazione per ogni 10 centimetri di aumento dell’altezza.

“Ogni 30 secondi nel mondo viene effettuata una amputazione dovuta al diabete – dichiarano gli Autori – le amputazioni hanno un impatto sostanziale sulla qualità di vita e sono causa di importanti costi a carico del sistema sanitario; nel Regno Unito si stima che il costo annuale sia di circa 252 milioni di sterline e negli Stati Uniti di circa 1648 milioni di dollari. La maggior parte dei costi è legata al diabete di tipo 2, mentre il diabete di tipo 1 è causa di meno del 10% di tali costi. Se si tenesse conto dei costi indiretti le cifre in questione sarebbero sostanzialmente maggiori.

I marcatori classici di rischio macrovascolare e microvascolare sono stati associati alle amputazioni degli arti inferiori nei pazienti affetti da diabete di tipo 2. Il trattamento con fenofibrato è stato associato a un minor rischio di amputazioni, in particolare di amputazioni minori, in assenza di patologia conosciuta dei grandi vasi. I risultati hanno evidenziato una riduzione dei tassi di amputazione che sembra emergere dopo soli 1-5 anni di trattamento con fenofibrato. Tali risultati possono portare a un cambiamento del trattamento standard per la prevenzione delle amputazioni degli arti inferiori dovute al diabete.”

“Il rischio di amputazione – aggiunge il Prof. Keech in una citazione che non si trova nel testo dell’Articolo – è una minaccia concreta per i pazienti diabetici, anche quando il livelli di glicemia e la pressione sanguigna vengono tenuti sotto controllo, e il rischio è sostanzialmente maggiore per i pazienti che hanno già avuto ulcere cutanee o amputazioni. Il trattamento con Fenofibrato appare ridurre in modo sostanziale tale rischio.”

In un commento all’articolo, il Dr. Sergio Fazio e il Dr. MacRae F Linton, Vanderbilt University Medical Center, Nashville, Tennessee, USA, hanno dichiarato che, considerando che lo sviluppo e il trattamento delle ulcere cutanee sono predittori formidabili di future amputazioni, ‘ci si può chiedere se alcuni degli effetti del fenofibrato possono essere attribuiti al miglioramento della guarigione delle lesioni’. E concludono: “Questo effetto — ancor più degli effetti antiinfiammatori, antiossidanti o mediati dall’endotelio — distinguerebbe i fibrati dai molti agenti (statine, anti-ipertensivi, aspirina e vitamina E) che fino ad oggi non sono stati in grado di ridurre le amputazioni nei pazienti affetti da diabete.”

 

da SaluteEuropa.it

5 giugno 2009