Ictus, pericoloso interrompere la terapia con le statine

Le statine, farmaci usati con successo per ridurre il cosiddetto “colesterolo cattivo” o LDL ( Low Density Lipoprotein ) in eccesso nel sangue, risultano di particolare utilità nei pazienti colpiti da ictus ischemico: il loro corretto impiego favorisce un migliore decorso ed una prognosi più favorevole, con una minore incidenza di recidive ischemiche cardiovascolari. Assai frequentemente però accade che i pazienti, oppure il loro medico curante, interrompano la terapia con statine senza fondati motivi. Un approfondito studio italiano, condotto a livello clinico, ha indagato per la prima volta questo comportamento e ne ha valutato le ricadute su pazienti reduci da un ictus ischemico: è stato così riscontrato che quelli che interrompono la terapia prescritta alla loro dimissione hanno una probabilità doppia di andare incontro a gravi eventi cardiovascolari.

L’indagine è stata svolta a Roma grazie alla collaborazione tra l’IRCCS Fondazione Santa Lucia, il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università degli Studi Tor Vergata ed il Dipartimento Cardiovascolare dell’Azienda Complesso Ospedaliero San Filippo Neri. I risultati, già disponibili on line, hanno suscitato notevole interesse a livello internazionale e saranno pubblicati sul giornale ufficiale dell’American Heart Association, “ Stroke ”.

Lo studio è stato coordinato dal prof. Carlo Caltagirone, Professore Ordinario di Neurologia della Facoltà di Medicina dell’Università di Roma Tor Vergata e Direttore Scientifico dell’IRCCS Fondazione Santa Lucia. Co-autori del lavoro sono il dott. Massino Santini, Direttore del Dipartimento Cardiovascolare dell’A.C.O. San Filippo Neri, e il dott. Andrea Bassi, ricercatore presso la Fondazione Santa Lucia.

Per un periodo di 12 mesi è stato tenuto in osservazione un gruppo di 631 pazienti con recente ictus ischemico (322 uomini e 309 donne, con un’età media di 70 anni), dimessi dopo l’evento acuto con la prescrizione di assumere statine per ridurre il proprio LDL. Al termine di tale periodo è stato verificato che il 38.9% dei pazienti (246 casi) aveva sospeso la terapia entro un anno dalla dimissione ospedaliera: il 71.2% di questi pazienti (175) lo aveva fatto senza ragioni specifiche, quindi non riconducibili ad effetti collaterali o a reazioni avverse.

Il dato ha confermato statisticamente quanto già riscontrato in molti paesi occidentali: le terapie farmacologiche cardiovascolari di lungo periodo sono gravate da un’elevata probabilità di interruzione. Le ragioni di questo fenomeno sono complesse e difficili da analizzare poiché ogni paziente rappresenta un caso a sé, con particolari caratteristiche individuali di non facile valutazione. In generale si è riscontrato che I pazienti molto anziani, i soggetti depressi e le donne smettono di prendere i farmaci con maggior facilità, mentre quelli affetti da diabete sono più attenti e costanti nella terapia. Parallelamente la ricerca dei tre istituti romani ha evidenziato che la sospensione delle statine raddoppia il rischio di andare incontro a gravi complicanze cardiocircolatorie.

 

 

 

da Salute Europa