Fondazione Italiana Diabete: 400 mila euro di finanziamenti in un anno per la ricerca di una cura al diabete di tipo 1 e un convegno per portare la ricerca e i ricercatori al senato

100 anni di insulina, 100 anni di ricerca di una cura al diabete di tipo 1”, questo il titolo del convegno organizzato oggi, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani per avvicinare la ricerca di una cura definitiva al diabete di tipo 1 al mondo delle istituzioni.

Fondazione Italiana Diabete, che quest’anno ha finanziato con circa 400 mila euro la ricerca di una cura definitiva a questa malattia autoimmune, ha deciso, con il sostegno del Senatore Eugenio Comincini di accendere un faro sulle eccellenze della ricerca italiana di una cura alla malattia.

L’Italia è sempre stata un paese in prima linea nella ricerca della cura per questa malattia autoimmune, dal professor Franco Bottazzo che negli anni ’70 scoprì a Londra, assieme a Debora Doniack gli autoanticorpi, fondamentali per la diagnosi, al professor Camillo Ricordi che negli anni ’80 comprese come isolare le cellule beta del pancreas per trapiantarle, fino all’italo-australiano Prof. Ezio Bonifacio che, primo in Europa, porta avanti in Baviera screening dell’intera popolazione dei bambini e propone terapie per rallentare la malattia (presente al convegno).

“Non dobbiamo cancellare la parola malattia quando parliamo di diabete di tipo 1, perché è una malattia cronica grave, – ha affermato Nicola Zeni, Presidente della Fondazione Italiana Diabete – mentre dobbiamo fare quanto possiamo per cancellare la parola stessa diabete di tipo 1, ovvero trovare la maniera per curarla definitivamente”

Cinque tra i principali scienziati impegnati nella lotta alla malattia hanno presentato alle istituzioni i grandi passi avanti fatti dalla ricerca di una cura in questi anni, con l’importante ruolo svolto dal nostro paese sia nel campo della patogenesi, degli screening e della prevenzione, sia in quello delle cure successive, per chi è già stato colpito, grazie ai trapianti di isole pancreatiche e alle terapie cellulari con le cellule staminali.

Nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani si è anche discusso del ruolo fondamentale delle istituzioni per il sostegno alla ricerca, non solo in termini economici, ma anche di policies a sostegno, ad esempio, per gli screening di popolazione.

Parlando dell’insulina, di cui si festeggia il centenario della scoperta, il Professor Lorenzo Piemonti, Direttore del Diabetes Research Institute del San Raffaele ha detto: “vorremmo non festeggiare il 120mo anniversario e nemmeno il cento decimo, dopo 100 anni dalla prima iniezione che salvò la vita ad un ragazzo con diabete di tipo 1, è arrivato il momento di guarirla questa malattia e non solo di cercare di controllarla grazie alle insuline e alle tecnologie”.

La scienza non ha ancora trovato la causa del diabete di tipo 1, così come di nessuna malattia autoimmune, ma lo sviluppo delle terapie cellulari promette di ridare la funzione pancreatica a chi l’ha avuta distrutta a causa dell’attacco autoimmune, in attesa di capire appunto come bloccare questo attacco e quindi poter prevenire la malattia.

Gli studi finanziati da Fondazione Italiana Diabete quest’anno spaziano dalla cura successiva: trapianti di isole e cellule staminali; agli screening, fondamentali per bloccare esordi drammatici e pericolosi e per tentare farmaci preventivi, fino a studi sulla patogenesi, proprio per capire quei meccanismi che ancora sfuggono nel comprendere la causa della malattia.

I centri finanziati o in via di finanziamento entro l’anno sono il Diabetes Research Institute del San Raffaele, l’Ospedale di Niguarda di Milano, l’IRCCS Casa del Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, l’IRCCS Bambino Gesù di Roma e il Prince of Wales Hospital di Sidney, grazie al Grant di Ricerca Internazionale con ISPAD, l’International Society for Pediatric and Adolescent Diabetes. Inoltre la Fondazione ha cofinanziato il Centro di Prevenzione del Diabete di tipo 1 Fid-Innodia-San Raffaele, che permette a tutte le famiglie con persone con diabete di partecipare agli screening gratuitamente da casa loro.

COSA E’ IL DIABETE DI TIPO 1

Il diabete di tipo 1, spesso confuso con il più diffuso diabete di tipo 2, con il quale però non ha nulla a che fare, è infatti una malattia autoimmune, causata da un “corto circuito” del sistema immunitario che scatena contro le cellule pancreatiche che producono l’insulina (beta cellule) degli autoanticorpi che le distruggono. La scienza conosce questo processo, tipico di tutte le altre malattie autoimmuni come ad esempio la più nota Sclerosi Multipla, ma non sa ancora a quale causa si debba la sua origine. La malattia non è quindi oggi guaribile né prevenibile, anche se alcuni anticorpi monoclonali stanno dando i primi risultati nel rallentarne l’evoluzione in fase di esordio. L’unico modo per sopravvivere per le persone colpite è iniettare insulina molte volte al giorno, per tutta la vita. La terapia insulinica per un diabetico di tipo 1, il cui corpo non produce più insulina, è una delle terapie più complesse che esista in clinica, perché il fabbisogno è determinato da molti fattori diversi (non solo dal cibo ingerito ma anche, ad esempio, dal livello di attività fisica e dall’ansia anche solo per un compito in classe), le dosi nella quotidianità – dopo un iniziale set-up con il diabetologo – vengono decise autonomamente dai pazienti e l’ormone esogeno, se iniettato in eccesso o in difetto, può causare svariate complicanze acute o croniche, tra cui il coma (per ipoglicemia o all’opposto per chetoacidosi diabetica) e la morte. Secondo gli studi più aggiornati, un diabetico di tipo 1 ha una aspettativa di vita di circa dieci anni inferiore rispetto alla media. La vita con il diabete di tipo 1 è migliorata incredibilmente grazie alla ricerca su farmaci e tecnologie (nuove insuline, sensori, microinfusori, pancreas artificiale), ma la malattia rimane inguaribile, non prevenibile e di estrema complessità gestionale. L’esordio è spesso un trauma per famiglie e malati, nel 50% dei casi il diabete di tipo 1 infatti insorge nei bambini. In tutto i malati nel nostro paese sono circa 300 mila.

FONDAZIONE ITALIANA DIABETE ONLUS – FID

Da dieci anni FID è l’unica Fondazione in Italia dedicata esclusivamente alla raccolta fondi per la ricerca di una cura definitiva al diabete di tipo 1, la forma autoimmune della malattia, che nella metà dei casi esordisce da bambini o adolescenti. La Fondazione è stata creata dai genitori di un ragazzo che si è ammalato di diabete di tipo 1 a 18 mesi ed è gestita interamente da persone colpite dalla malattia. In Italia sono circa 300 mila le persone colpite dal Diabete di Tipo 1, che necessita di insulina iniettata sin dall’esordio e per tutta la vita. Fondazione Italiana Diabete raccoglie fondi in maniera autonoma e indipendente da aziende farmaceutiche, istituzioni e società scientifiche e li distribuisce, su base competitiva, ai migliori istituti di ricerca e università, impegnati nel trovare una cura definitiva a questa malattia autoimmune che sconvolge la vita dei malati e delle loro famiglie.

Contatti stampa: Francesca Ulivi – Direttore Generale e Comunicazione FID: francesca.ulivi@fondazionediabete.org – 3341322416

 

 

Nella foto da sinistra a destra: Alessia Fugazzola, vice presidente della FID, il Senatore Eurgenio Comincini, il Direttore del Diabetes Research Institue del San Raffaele, Prof. Lorenzo Piemonti, il Dott. Nicola Zeni, Presidente di FID, il Direttore Generale di FID Francesca Ulivi, il primario della medicina interna del San Raffaele e Direttore del Centro di Prevenzione del Diabete di tipo 1 Prof. Emanuele Bosi, la dott.ssa Alessandra Fierabracci, dell’IRCCS Bambino Gesù di Roma e il Prof. Federico Bertuzzi, primario della Diabetologia del Grande Ospedale Metropolitano di Niguarda.