Diabete di tipo 2, solo l’attività fisica mattutina e pomeridiana sembra proteggere dalla malattia

Svolgere attività fisica al mattino e al pomeriggio piuttosto che di sera è associato a un rischio inferiore di sviluppare il diabete di tipo 2, come rilevato da uno studio pubblicato sulla rivista Diabetologia.

«È possibile che la relazione tra l’attività fisica totale e il rischio potenziale di sviluppare diabete di tipo 2 differisca in base all’ora del giorno in cui si svolge l’attività fisica» ha affermato l’autore senior Chirag Patel, assistente professore presso il dipartimento di informatica biomedica della Harvard Medical School.

I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 93mila soggetti presenti nella UK Biobank (età media 62 anni) che non avevano una storia di diabete di tipo 2, ai quali è stato fornito un accelerometro da indossare sul polso dominante durante le ore di veglia per 7 giorni consecutivi. Per misurare la quantità di energia spesa dai partecipanti è stato utilizzato l’equivalente metabolico del compito (MET), definendo un’ora MET come il dispendio energetico totale in 1 ora.

L’attività fisica è stata valutata la mattina dalle 6.00 alle 12.00, il pomeriggio dalle 12.00 alle 18.00 e la sera dalle 18:00 a mezzanotte. Le diagnosi di diabete di tipo 2 sono state ottenute dalle cartelle cliniche fino a febbraio 2021 in Inghilterra e Scozia e fino a febbraio 2018 in Galles. Il follow-up medio è stato di 6,64 anni.

Nel complesso, i partecipanti nel gruppo di esercizio mattutino erano più anziani e avevano maggiori probabilità di essere donne rispetto a quelli degli altri gruppi (P<0,001 per entrambi). Avevano anche maggiori probabilità di essere non fumatori (P=0,007) e di avere un’istruzione inferiore alla scuola superiore (P=0,0041).

I soggetti del gruppo mattutino svolgevano meno attività fisica ed erano più sedentari rispetto a quelli del gruppo pomeridiano e serale (P<0,001 per entrambi), ma avevano maggiori probabilità di mangiare sano (P=0,004) e di avere un apporto calorico inferiore (P<0,001).

Gli adulti nel gruppo del mattino avevano in media un indice di massa corporea inferiore rispetto a quelli degli altri gruppi, pari a 27,4 contro 28,4 nel gruppo pomeridiano e 28,2 nel gruppo serale (P per l’interazione = 0,02), così come anche una circonferenza della vita inferiore (rispettivamente 95,9 cm, 97,9 cm e 97,3 cm, P per l’interazione = 0,06).

L’attività fisica mattutina o pomeridiana ha ridotto il rischio di diabete
Dopo l’aggiustamento per le covariate, ogni ora MET di attività fisica eseguita al mattino (HR aggiustato = 0,9, P<0,001) o nel pomeriggio (aHR = 0,91, P<0,001), ma non l’attività fisica serale, ha mostrato di ridurre il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.

Quando gli adulti sono stati divisi in quintili in base al livello di attività fisica, le persone nel secondo o terzo quintile di attività fisica mattutina avevano un rischio inferiore di diabete di tipo 2 rispetto a quelle nel quintile più basso (poca o nessuna attività fisica). Gli adulti nel quintile più alto di attività fisica mattutina avevano un rischio inferiore del 38% di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto a quelli nel quintile più basso. I partecipanti nel quintile più alto di attività fisica pomeridiana hanno ridotto il rischio di diabete di tipo 2 del 27% e quelli nel quintile più alto di attività fisica serale avevano un rischio inferiore del 24% per il diabete di tipo 2 rispetto agli adulti nel quintile più basso.

Gli adulti che svolgevano attività fisica da moderata a vigorosa oppure vigorosa hanno ridotto il rischio di sviluppare la malattia in funzione, durante ciascun periodo, dei fattori sociodemografici e dello stile di vita.

In una sottoanalisi completamente aggiustata, la sostituzione di 1 ora MET di attività fisica serale con 1 ora MET al mattino è stata associata a un rischio inferiore del 6% di sviluppare il diabete di tipo 2 (P=0,0345), ma non con la sostituzione con un’ora MET pomeridiana. Non è stato inoltre rilevato nessun cambiamento nel rischio di diabete per deviazione standard dell’ora MET giornaliera di attività fisica.

«Abbiamo scoperto che una scarsa costanza nello svolgimento dell’esercizio fisico non era correlata al diabete di tipo 2. In particolare in questa coorte non abbiamo osservato differenze nell’esercitarsi molto in un giorno rispetto a fare meno esercizio fisico in più giorni» ha detto Patel, aggiungendo che sono necessari ulteriori ricerche i studi per comprendere in quale modo i fattori legati allo stile di vita possono influenzare le associazioni tra attività fisica e rischio di diabete di tipo 2.

«Tutti i nostri risultati sono stati influenzati dal comportamento alimentare e dal comportamento del sonno e per stabilire la causalità questi fattori devono essere esaminati in un contesto randomizzato o sperimentale» ha aggiunto.

«Si tratta di una nuova ricerca entusiasmante, che è coerente con la raccomandazione di raggiungere gli obiettivi dell’esercizio fisico, ovvero programmare l’attività al mattino prima di e-mail, telefonate o riunioni che potrebbero essere motivo di distrazione» ha commentato Rebecca Krukowski, professoressa di Scienze della salute pubblica presso la University of Virginia School of Medicine di Charlottesville.

Tuttavia, ha osservato che la natura trasversale dello studio non chiarisce se le persone che si esercitano costantemente al mattino possano essere sistematicamente diverse da quelle che si esercitano in altri orari, dato che potrebbero avere orari più prevedibili come per esempio avere meno probabilità di lavorare a turni o di avere responsabilità di assistenza che impediscono l’esercizio mattutino.

Referenze

Tian C et al. Association between timing and consistency of physical activity and type 2 diabetes: a cohort study on participants of the UK Biobank. Diabetologia. 2023 Sep 20. 

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da Pharmastar

 

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