Diabete di tipo 2, impatto maggiore sull’aspettativa di vita con diagnosi in età più giovane

Ogni decennio di diagnosi più precoce del diabete di tipo 2 è risultato associato a una maggiore riduzione dell’aspettativa di vita, secondo quanto rilevato da uno studio pubblicato sulla rivista Lancet Diabetes & Endocrinology, a sottolineare la necessità urgente di sviluppare e implementare interventi efficaci per prevenire o ritardare l’insorgenza della malattia, in particolare nei giovani adulti.

Nel 2021 in tutto il mondo è stato diagnosticato il diabete di tipo 2 a circa 537 milioni di adulti e negli ultimi anni è notevolmente aumentato il numero dei più giovani che hanno ricevuto una diagnosi della malattia. L’aumento della prevalenza globale del diabete di tipo 2 è stato associato a fattori comportamentali e sociali legati all’attività fisica, all’obesità e alla nutrizione.

Ricerche precedenti avevano stimato che gli adulti con diabete di tipo 2 muoiono circa sei anni prima rispetto ai loro omologhi non diabetici, tuttavia non è stato valutato se la riduzione dell’aspettativa di vita cambia in base all’età alla diagnosi, hanno premesso gli autori.

Analisi dell’influenza del diabete sull’aspettativa di vita
Il nuovo studio ha utilizzato due ampi database, l’Emerging Risk Factors Collaboration (ERFC) e la UK Biobank, per valutare in che misura l’età alla diagnosi di diabete influenza la mortalità per causa specifica e per tutte le cause e il ruolo della malattia nell’aspettativa di vita nei paesi ad alto reddito.

L’ERFC contiene dati provenienti da studi prospettici di coorte su vari fattori di rischio, esiti di malattie cardiovascolari e mortalità e la UK Biobank contiene un set di dati di un ampio studio prospettico, che comprende partecipanti provenienti da 22 centri in tutto il Regno Unito.

L’analisi ha incluso solo i partecipanti con diabete dei quali era disponibile il dato relativo all’età al momento della diagnosi. I soggetti presenti nella UK Biobank sono stati collegati ai registri dei decessi tramite i numeri di identificazione del Servizio sanitario nazionale.

Per valutare le relazioni dose-risposta i partecipanti sono stati classificati in base alla loro storia di diabete (sì o no) e alla loro età alla diagnosi in gruppi di 10 anni: da 30 a meno di 40 anni, da 40 a meno di 50 anni, da 50 a meno di 60 anni, da 60 a meno di 70 anni e dai 70 anni in avanti.

Impatto maggiore sull’aspettativa di vita con diagnosi in età più giovane
Lo studio ha rilevato una solida relazione lineare dose-risposta tra un’età più precoce alla diagnosi del diabete e un rischio più elevato di mortalità per tutte le cause, indicando che in generale ogni differenza di un decennio nell’età alla diagnosi del diabete era associata a una riduzione di circa tre-quattro anni dell’aspettativa di vita.

A titolo di esempio, all’età di 50 anni i soggetti con diagnosi all’età di 30 anni morivano quattordici anni prima rispetto ai coetanei non diabetici, quelli con diagnosi all’età di 40 anni morivano dieci anni prima e quelli con diagnosi ai 50 anni morivano sei anni prima rispetto alle loro controparti sane. Queste stime erano lievemente più elevate nelle donne (16, 11 e 7 anni) rispetto agli uomini (14, 9 e 5 anni).

Le associazione più forti dei decessi con un’età più precoce alla diagnosi di diabete erano legate a condizioni vascolari, con ictus e infarto del miocardio tra le più frequenti, e a cause di morte non neoplastiche, ovvero malattie neurologiche, respiratorie e infettive.

«La nostra osservazione di rapporti di rischio più elevati per la mortalità in età precoce alla diagnosi di diabete suggerisce che l’effetto relativo della malattia sia maggiore nelle età in cui il rischio sottostante di mortalità nella popolazione generale è più basso» hanno osservato i ricercatori. «Questi effetti sono stati osservati in precedenza per altri fattori di rischio cardiovascolare, come la pressione arteriosa e il colesterolo. Al contrario, negli anziani, nei quali il rischio di mortalità sottostante è elevato, la rilevanza proporzionale del diabete è minore».

Studi precedenti hanno suggerito che gli individui che sviluppano diabete di tipo 2 in età più giovane potrebbero avere fenotipi più aggressivi (caratterizzati da BMI più elevato, pressione sanguigna più elevata, concentrazioni più elevate di lipidi proaterogenici e deterioramento più rapido del controllo glicemico) rispetto ai soggetti che sviluppano il diabete in età più avanzata, portando potenzialmente a mortalità prematura.

«I nostri risultati sono coerenti con questa ipotesi, suggerendo che il grande eccesso di mortalità associato allo sviluppo del diabete in età più giovane potrebbe, in parte, riflettere l’esposizione cumulativa a profili metabolici peggiorati» hanno commentato. «Inoltre abbiamo osservato una sostanziale attenuazione dell’eccesso di mortalità associato al diabete dopo l’aggiustamento per i marcatori glicemici, a suggerire che la diagnosi precoce del diabete mediante screening e la gestione intensiva del glucosio sono rilevanti per la prevenzione delle complicanze a lungo termine negli adulti con diabete di tipo 2».

I risultati di questo studio evidenziano in sintesi che esiste una necessità urgente di sviluppare e implementare interventi efficaci per prevenire o ritardare l’insorgenza del diabete, in particolare negli adulti più giovani.

Referenze

Emerging Risk Factors Collaboration. Life expectancy associated with different ages at diagnosis of type 2 diabetes in high-income countries: 23 million person-years of observation. Lancet Diabetes Endocrinol. 2023 Sep 11;S2213-8587(23)00223-1. 

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da Pharmastar