Diabete di tipo 1, identificato un forte legame con le infezioni da enterovirus

L’infezione da enterovirus sembra essere fortemente collegata sia al diabete di tipo 1 che agli autoanticorpi delle cellule insulari, come suggeriscono i risultati di una nuova metanalisi di studi molecolari presentata al congresso della European Association for the Study of Diabetes (EASD) 2022.

La forza della relazione, in particolare entro il primo mese dalla diagnosi del diabete di tipo 1, supporta ulteriormente la logica per lo sviluppo di vaccini mirati contro gli enterovirus e la terapia antivirale per prevenire e ridurre l’impatto del diabete di tipo 1, ha affermato la ricercatrice principale Sonia Isaacs del dipartimento di pediatria e salute infantile dell’Università del New South Wales, Sydney, Australia.

Gli enterovirus sono una grande famiglia di virus responsabili di molte infezioni nei bambini. Vivono nel tratto intestinale ma possono causare un’ampia varietà di malattie. Ne esistono più di 70 ceppi diversi, che includono i coxsackievirus del gruppo A e del gruppo B, i poliovirus, il virus dell’epatite A e diversi ceppi che si chiamano semplicemente enterovirus.

Al congresso sono stati presentati i dati di una metanalisi di studi che utilizzano moderne tecniche molecolari, che sollevano la questione se le persone debbano essere regolarmente testate per l’enterovirus al momento della diagnosi del diabete di tipo 1.

Il moderatore della sessione Kamlesh Khunti, professore di medicina vascolare e diabete presso l’Università di Leicester, Regno Unito, ritiene che i dati erano convincenti, in particolare nel breve termine dopo la diagnosi di diabete di tipo 1. «Sembra che ci possa essere plausibilità per l’associazione tra enterovirus e lo sviluppo del diabete di tipo 1. Se c’è la possibilità di ridurre questo rischio tramite farmaci antivirali o vaccinazioni, penso che debba essere presa in considerazione».

Riguardo alle possibili implicazioni per i parenti di primo grado delle persone affette da diabete di tipo 1, per la relatrice si tratta sicuramente una popolazione a cui prestare attenzione per quanto riguarda le infezioni enterovirali. «Il diabete di tipo 1 è molto vario e ha diversi endotipi. Diversi fattori ambientali possono essere implicati nei vari endotipi e può darsi che gli enterovirus siano piuttosto importanti per questi soggetti.

Collegamento più forte un mese dopo la diagnosi, nei parenti stretti e in Europa
La nuova metanalisi è un aggiornamento di una precedente revisione della letteratura pubblicata nel 2011 dal gruppo di Isaacs, che ha rilevato che le persone con autoimmunità delle cellule insulari avevano una probabilità quattro volte maggiore rispetto ai controlli di avere un’infezione da enterovirus e che nelle persone con diabete di tipo 1 era quasi 10 volte superiore.

La nuova analisi si è concentrata sugli studi che utilizzano tecniche molecolari più moderne per rilevare i virus, compreso il sequenziamento ad alta velocità e le tecnologie unicellulari. Ha identificato 60 studi per un totale di 12mila pazienti, di cui 900 avevano l’autoimmunità delle isole, 5.081 avevano il diabete di tipo 1 e 6.096 erano controlli. Trentacinque studi erano europei, mentre altri provenivano dagli Stati Uniti, dall’Asia e dal Medio Oriente.

  • Nei 16 studi che hanno preso in esame l’infezione da enterovirus nell’autoimmunità insulare, questi pazienti avevano il doppio delle probabilità di avere un’infezione da enterovirus in qualsiasi momento rispetto ai controlli, una differenza significativa (odds ratio, OR, 2,07, P=0,002).
  • Nei 48 studi che riportavano un’infezione da enterovirus nel diabete di tipo 1, questi soggetti avevano una probabilità otto volte maggiore di avere un’infezione da enterovirus rispetto ai controlli (OR 8,0, P<0,00001).
  • Nei 25 studi che includevano quasi 3.000 partecipanti con insorgenza di diabete di tipo 1 entro il mese precedente, questi avevano una probabilità oltre 16 volte superiore di presentare un’infezione da enterovirus (OR 16,2, P<0,00001).

L’associazione tra infezione da enterovirus e autoimmunità delle isole era maggiore ni soggetti che in seguito hanno sviluppato il diabete di tipo 1, con un OR di 5,1 vs 2,0 in quanti non hanno sviluppato la malattia. L’associazione era più evidente alla sieroconversione o subito dopo (5,1), era più forte in Europa (3,2) che in altre regioni (1,9) ed era più forte tra le persone con un parente di primo grado affetto da diabete di tipo 1 (9,8) rispetto a quelli reclutati tramite un antigene leucocitario umano ad alto rischio (HLA), in cui la relazione non era significativa.

In presenza di diabete di tipo 1, la relazione con l’enterovirus era maggiore nei bambini (9,0) rispetto agli adulti (4,1), ed era maggiore per l’insorgenza del diabete di tipo 1 entro 1 anno (13,8) ed entro 1 mese (16,2) rispetto ai pazienti con diabete di tipo 1 accertato (7,0). Anche in questo caso l’associazione era più forte in Europa (10,2) che in altri paesi (7,5).

Il legame con il diabete di tipo 1 e l’enterovirus era particolarmente forte per coloro che avevano sia un parente di primo grado che un gene HLA (human leukocyte antigen) ad alto rischio (141,4).

La relazione con il diabete di tipo 1 era significativa per le specie di enterovirus A (3,7), B (12,7) e C (13,8), inclusi i genotipi del virus coxsackie, ma non per D.

«Gli studi futuri dovrebbero concentrarsi sulla caratterizzazione dei genomi degli enterovirus nelle coorti a rischio piuttosto che solo sulla presenza o assenza del virus» ha concluso la relatrice. «Tuttavia il diabete di tipo 1 è una condizione molto eterogenea e i virus possono essere coinvolti più in un tipo che in un altro. È importante iniziare a valutare questo aspetto».

Referenze

Isaacs SR et al. Enterovirus infection and risk of islet autoimmunity and type 1 diabetes: systematic review and meta-analysis of molecular studies. European Association for the Study of Diabetes (EASD) annual meeting: Abstract 236. Presented September 23, 2022.

 

da PHARMASTAR

 

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