Diabete, attività fisica e… il freddo dell’inverno!
Con l’arrivo dell’inverno la voglia di praticare sport all’aria aperta solitamente svanisce e il pensiero di indossare un caldo pigiama è sicuramente più allettante che infilare una scarpetta da tennis e uscire al freddo! In realtà, se riuscissimo a vincere la pigrizia senza aspettare il ritorno della primavera, non faremmo che bene alla nostra salute; recenti studi dimostrano che praticare attività sportive all’aperto d’inverno è salutare, per il nostro corpo e la nostra mente, con un rischio di traumi e di infortuni che sembra essere addirittura minore rispetto al periodo estivo.
È ormai assodato che il diabete non costituisce controindicazione alla pratica di attività motoria; l’esercizio fisico resta, in ogni stagione, un ottimo strumento di difesa del proprio stato di salute e di mantenimento di una buona qualità di vita, anche e soprattutto nella persona con diabete. Nella stagione invernale è necessario soltanto rispettare alcuni accorgimenti, avere delle giuste informazioni e convincersi, in alcuni casi, che certe “dicerie” sono erronee e infondate.
Le attività praticabili in inverno sono numerose. Gli sport tradizionalmente definiti “invernali”, sono le discipline sportive che si svolgono nella stagione fredda, su ghiaccio (bob, hockey, pattinaggio) o su neve (sci di fondo o alpino) e che prevedono l’ausilio di strumenti (ad esempio racchette, sci, slittino, pattini, ecc.). A queste attività, oggi appannaggio di pochi, si aggiungono quelle attività come la camminata, il jogging e il ciclismo, considerati ottimi sport da praticare all’aria aperta anche d’inverno, e sicuramente alla portata di tutti.
Ma quali accorgimenti occorre seguire quando si pratica attività fisica nella stagione invernale, se si ha il diabete? Alle classiche raccomandazioni legate semplicemente allo svolgimento di attività fisica e ai suoi effetti sulla glicemia e quindi sulla terapia, vanno aggiunte alcune indicazioni legate agli effetti di due fattori che caratterizzano gli sport invernali: le basse temperature e, in alcuni casi, le alte altitudini. L’aria fredda non ci fa ammalare.
Nella stagione invernale, in particolare, non bisogna aver paura delle basse temperature quale causa di malanni e/o pericolose per le nostre vie respiratorie; l’organismo possiede efficienti meccanismi di difesa capaci di compensare l’esposizione a fattori ambientali avversi. L’aria fredda respirata “affannosamente” durante l’attività ad esempio, arriva ai polmoni dopo aver raggiunto la temperatura corporea e senza pertanto nuocere alle nostre vie respiratorie.
Di certo è importante scegliere l’abbigliamento adatto, considerando che l’impegno fisico progressivo richiesto dall’esercizio, consentirà al nostro corpo di produrre calore e di mantenere la temperatura ideale. Non è pertanto necessario coprirsi troppo, ma semmai vestirsi “a strati” (o “a cipolla”), indossando capi in microfibra o teflon, che fanno traspirare il sudore verso l’esterno e non rimangono umidi. È importante coprire il capo e il collo, soprattutto in presenza di vento, perché sono le parti del corpo maggiormente responsabili della termoregolazione, capaci di disperdere fino a circa il 40% dell’intero calore corporeo.
La presenza di diabete rende necessari alcuni accorgimenti, soprattutto quando si segue terapia insulinica o si assumono farmaci capaci di aumentare la produzione dell’insulina e quindi il rischio di ipoglicemia (ad esempio le sulfoniluree).
Quando si usa insulina, sia prima che dopo l’attività, è bene scegliere una sede del corpo che non sia coinvolta direttamente nei movimenti e ricordare che lavorare in ambiente freddo può ridurne l’assorbimento, con il rischio di un inspiegabile aumento delle glicemie; è indicato quindi somministrare insulina sulla parete addominale. Inoltre, quando l’attività viene svolta ad elevate altitudini (ad esempio quando si pratica sci alpino, di fondo o magari snowboard), occorre ricordare che la sensibilità all’insulina si riduce gradualmente all’aumentare dell’altitudine, per cui potrebbe verificarsi, pur con la stessa terapia, un incremento della glicemia, o potrebbe essere necessario aumentare le dosi di insulina per mantenere normali livelli di glicemia.
È bene sapere che uno sforzo intenso di breve durata, in condizioni avverse (freddo intenso in alta montagna), può anche determinare un rapido e corposo incremento delle glicemie; la causa è la produzione di ormoni come il cortisolo e l’adrenalina, stimolata da un evento particolare e “stressante” come quello di praticare uno sforzo intenso al freddo. Infine, è ragionevole evitare la pratica di sport in cui l’ipoglicemia, non facilmente e/o rapidamente correggibile, può costituire un serio pericolo per la propria e altrui vita; l’arrampicata su roccia-ghiaccio non dovrebbe essere consigliata, è caso mai appannaggio di persone con diabete selezionate, responsabili, motivate e altamente addestrate a regolare finemente la terapia in atto.
A tutte queste indicazioni, si aggiungono ovviamente le raccomandazioni generali legate semplicemente alla pratica di attività fisica. Chi ha il diabete dovrebbe portare sempre con sé un cartellino/braccialetto che permetta di far riconoscere, in caso di bisogno, la presenza di diabete, e un glucometro, soprattutto se si prevede di fare attività per più di un’ora.
Le persone che seguono terapia insulinica (e hanno un diabete di tipo 1 o 2), ma anche chi assume farmaci per via orale che potrebbero causare un’ipoglicemia, dovrebbero sempre avere a disposizione alimenti ricchi di carboidrati a rapido assorbimento e utilizzo (succhi di frutta, miele, caramelle), da assumere se si avvertono i sintomi di ipoglicemia; dovrebbero eseguire un controllo della glicemia prima di praticare attività fisica (e non fare attività se la glicemia è maggiore di 250–300 mg/dL o introdurre una piccola quota di carboidrati, ad esempio: frutta, pane, fette biscottate, se la glicemia è minore di 120 mg/ dL; il range glicemico ottimale prima di fare sport è 120–180 mg/dL.
Dovrebbero imparare a modificare la posologia del farmaco o dell’insulina che assumono prima e dopo l’esercizio; la pratica regolare dell’attività fisica, anche al freddo, permette nel tempo di conoscersi meglio, di capire come interagiscono glicemia-attività fisica e attuare le giuste modifiche terapeutiche.
Infine, anche nella stagione fredda, pur in assenza di uno spiccato stimolo della sete, è bene assumere sempre quantità adeguate di liquidi prima, durante e dopo l’esercizio.
Dunque, per concludere, l’unica controindicazione reale alla pratica di sport all’aperto in pieno inverno è la presenza di uno stato influenzale, di raffreddore o di febbre; tutti gli sport propriamente definiti invernali (ad esclusione di quelli che non permettono di verificare, se necessario, i valori della glicemia per operare opportune correzioni) e gli altri, più comuni, tipi di esercizio fisico restano una grossa possibilità di divertimento per tutti, anche per chi ha il diabete.
dr Cristina Fatone