Chi va piano…

Che l’attività fisica riduca il rischio di molte malattie, diabete in primis, è noto. 
Che fare movimento migliori lo stato di salute generale, e persino l’umore, è altrettanto noto. Che però non sia necessario sottoporsi a lunghe e pesanti sedute di fitness per ottenere un effettivo beneficio sulla propria salute l’avrebbe dimostrato un gruppo di ricercatori di Taiwan che ha recentemente pubblicato su Lancet uno studio che spiega che basterebbero 15 minuti al giorno di attività moderata, per ridurre del 14% il rischio di mortalità e aumentare di 3 anni l’aspettativa di vita.

Allo studio hanno partecipato più di 400.000 adulti, uomini e donne, oltre i 20 anni di età, tenuti sotto controllo medico per 13 anni (dal 1996 al 2008): in tutti, a prescindere dall’età e dal sesso, si sono riscontrati effettivi benefici per la salute, anche in soggetti con rischio cardiovascolare.

Questi risultati potrebbero spingere anche i più “pigri” a iniziare un’attività fisica non troppo impegnativa, ma comunque benefica.Si innescherebbe così un meccanismo virtuoso, che spingerebbe i soggetti a mantenersi in esercizio. Spesso chi è in sovrappeso adduce motivi “genetici” per questa sua condizione, sottolineando l’inutilità di fare moto.

Una meta-analisi, che ha incluso 45 studi, su 218.166 adulti, ha indagato l’effetto che l’attività fisica ha sul gene associato a massa grassa e obesità, noto come gene FTO (o gene dell’obesità).
I ricercatori hanno scoperto che avere questo gene aumenta il rischio di essere sovrappeso o obeso, di avere un indice di massa corporea più alto, un girovita più largo, una percentuale di grasso corporeo maggiore, ma che fare movimento riduce questo rischio del 27%, rispetto a chi non pratica sport.

Non si deve però pensare sia necessaria un’attività fisica “agonistica”: al contrario, basterebbe poco più di un’ora di attività moderata alla settimana per ridurre tale rischio.

Questa scoperta avrebbe una ricaduta notevole sulla salute pubblica, come sostengono gli autori dello studio pubblicato su Plos Medicine recentemente, in quanto l’attività fisica sarebbe un modo molto efficace di controllare il peso in soggetti con una predisposizione genetica all’obesità e contraddirebbe il concetto che la genetica non sia modificabile.

Far comprendere alle persone che esiste un legame tra genetica e stile di vita è importante, perché darebbe loro la consapevolezza di poter controllare il proprio stato di salute.

 

Wen CP, et al. Minimum amount of physical activity for reduced mortality and extended life expectancy: a prospective cohort study. 
Lancet 2011; 378: 1244–1253.

Kilpeläinen TO, et al. Physical activity attenuates the influence of FTO variants on obesity risk: a meta-analysis of 218,166 adults and 19,268 children. 
PLoS Med 2011; 8: e1001116.

 


di Daniela D’Onofrio


da Vivere il diabete