Diabete: 1 persona su 2 a rischio di malattie cardiovascolari

“Stretta collaborazione tra diabetologo, cardiologo, medico di medicina generale e tutti i professionisti necessari alla miglior gestione della malattia”, questa la ricetta di Enzo Bonora, professore di Endocrinologia all’Università di Verona, e Luigi Tavazzi, Direttore della Cardiologia del Policlinico S. Matteo di Pavia, due tra i massimi esperti italiani che si sono confrontati a Riccione nel corso di “Panorama Diabete”, il Forum nazionale di operatori e professioni organizzato ogni due anni dalla Società Italiana di Diabetologia (SID).

“Una persona con diabete su due non curata con appropriatezza, entro 10 anni dalla diagnosi va incontro a una malattia cardiovascolare ischemica. Ricordiamo, peraltro, che la diagnosi di solito avviene dopo 5-6 anni dalla vera insorgenza della malattia, che resta senza sintomi apparenti per diversi anni – ha detto Bonora – Il 20-25% delle persone con diabete ha una malattia cardiovascolare (angina, infarto) manifesta, mentre un altro 25% ha una cardiopatia senza sapere di averla. Entro 10 anni dalla diagnosi, 1 persona con diabete su 10 ha un infarto, 1 su 10 un ictus e se uno è particolarmente ‘sfortunato’ può avere entrambi”, ha detto ancora.

Sono 3 milioni le persone con diabete in Italia, oltre a 1 milione che non sa di esserlo: quindi sono 2 milioni le persone che hanno già avuto o sono a rischio di una malattia cardiovascolare. Che fare? “Esistono una serie di esami come l’elettrocardiogramma da sforzo, sino alla più sofisticata scintigrafia miocardica da stress, in grado di svelare in anticipo la sofferenza cardiovascolare.

“Il rimedio più efficace è senza dubbio controllare non solo la glicemia, ma anche le condizioni che si associano quasi sempre al diabete e insieme costituiscono i fattori di rischio per le complicanze cardiovascolari della malattia: obesità, pressione alta, colesterolo e trigliceridi elevati – ha continuato Bonora. L’assistenza alle persone con diabete nel nostro paese è tra le migliori, abbiamo un 50% di persone nelle quali la glicemia è ben controllata, ma abbiamo tuttavia necessità di migliorare altri parametri: il 70% delle persone con diabete è ipertesa, ma solo il 50% è curato con i farmaci antiipertensivi; il 50% ha il colesterolo ‘cattivo’ (LDL) alto, ma solo la metà prende i farmaci anticolesterolo, il 25% ha una malattia cardiovascolare ben nota, ma solo il 18% prende gli antiaggreganti. In altre parole, 1 iperteso su 3, 1 persona con colesterolo alto su 2, 1 cardiopatico su 4, non sono ancora curati adeguatamente”.

Tutto questo ha un impatto, oltre che sulla qualità della vita, anche sui costi per il Sistema sanitario (SSN). Le persone con diabete sono il 4,5% della popolazione e assorbono mediamente l’8% delle risorse del SSN. “Il 50% di questa spesa è dovuto ai ricoveri ospedalieri per le complicanze del diabete. Se si considera che l’85% delle ospedalizzazioni è dovuto alle complicanze cardiovascolari si capisce bene come non si debba solo pensare a ridurre la glicemia, ma soprattutto a curare la persona con diabete”, ha concluso Bonora.

 

 

 

da Salute Europa

11 ottobre 2007