Comportamenti a rischio delle teenager per la linea “saltano” la dose d’insulina

Gli americani che per i neologismi hanno un talento particolare, l’hanno battezzata “diabulimia”. E’ la nuova moda invalsa tra le teenager diabetiche stelle-e-strisce di saltare una o più dosi di insulina, allo scopo di dimagrire. Non è un mistero infatti che molti dei farmaci utilizzati per trattare il diabete, e tra questi l’insulina umana, facciano aumentare di peso, un problema non solo di natura estetica. Un diabetico che aumenta di peso vedrà peggiorare il controllo della sua malattia, perché con i chili di troppo aumenta anche la “resistenza” all’insulina, ovvero la capacità dei tessuti bersaglio di rispondere a questo ormone.

Ma stando ai risultati degli studi presentati al 67 congresso annuale della Società Americana di Diabetologia (ADA), tenutosi quest’anno a Chicago, sembra arrivato il momento di archiviare l’equazione “terapia anti-diabetica = aumento di peso”.
Dopo anni di calma piatta infatti per il trattamento del diabete è in atto una vera rivoluzione, già inaugurata da qualche tempo dai cosiddetti analoghi dell’insulina.

L’attenzione degli esperti è adesso tutta puntata sugli “incretino-mimetici”, una classe di farmaci del tutto nuova, modellata intorno al GLP-1 (glucagon like peptide-1), un ormone rilasciato dalle cellule L della mucosa intestinale. “Gli analoghi del GLP-1, come l’exenatide”, spiega il professor Francesco Giorgino, ordinario di Endocrinologia e Malattie del metabolismo dell’Università di Bari, “promuovono il rilascio dell’insulina da parte delle cellule beta del pancreas in maniera intelligente, ovvero solo in presenza di livelli elevati di glicemia e questo protegge il paziente dal rischio di incorrere in pericolosi episodi di ipoglicemia, che possono portare al coma e che rappresentano un effetto indesiderato relativamente comune di diverse terapie per il diabete. Un altro importante effetto dell’exenatide, il capostipite di questa classe di farmaci, rivelato dai risultati degli studi a tre anni è che il farmaco svolge un’azione anoressizzante diretta, agendo a livello dei centri ipotalamici. Il paziente in terapia con exenatide sente meno la fame, mangia di meno e perde peso. Fino a 13 chili in tre anni nei cosiddetti “super-responder” (cioè in un quarto dei pazienti particolarmente sensibili al farmaco) e comunque oltre 5 chili in un paziente su due di quelli trattati”.

L’exenatide controlla molto bene i picchi di iperglicemia post-prandiale, parametro strettamente correlato alla comparsa di complicanze cardio-vascolari nei soggetti diabetici. Nei pazienti che perdono molto peso si assiste inoltre ad una riduzione del colesterolo LDL, dei trigliceridi e della pressione arteriosa. Il farmaco è in generale ben tollerato; l’effetto indesiderato più frequente è rappresentato dalla nausea, che tende tuttavia a ridursi nel tempo.
Già in vendita negli Stati Uniti da un paio d’anni, l’exenatide arriverà in Italia nei prossimi mesi. Nonostante si tratti di un trattamento iniettivo (viene somministrato attraverso due iniezioni sottocutanee al giorno con siringhe o “penne” simili a quelle da insulina), sta riscuotendo un notevole successo, in particolare tra le donne, proprio grazie ai suoi effetti sul peso.

Anche i nuovi analoghi dell’insulina si stanno rivelando amici della linea, nel senso che inducono un minor aumento di peso rispetto alla classica insulina umana. Lo studio U.S. Predictive 303, presentato al congresso dell’Ada di Chicago, condotto su 5.600 pazienti affetti da diabete di tipo 2, ha dimostrato che l’insulina detemir (un analogo basale dell’insulina) produce effetti trascurabili sull’aumento di peso. Un risultato importante visto che oltre l’80% dei diabetici di tipo 2 è già in soprappeso o francamente obeso. Lo studio ha confrontato infatti due gruppi di pazienti, il primo istruito dal medico ad adeguare da solo le dosi di insulina, l’altro sottoposto ad adeguamento delle unità di insulina direttamente dal proprio medico; i due gruppi hanno ottenuto risultati sovrapponibili in termini di controllo della glicemia.

“Il trattamento dei diabete”, commenta Luigi Meneghini, direttore del Centro diabetologico del Diabetes Research Institute di Miami, “richiede un notevole grado di autogestione; i risultati di questo studio dimostrano che l’insulina detemir rende possibile migliorare il controllo del diabete da parte dello stesso paziente, senza indurre aumenti di peso indesiderati, probabilmente perché provoca un minor numero di episodi di ipoglicemia, rispetto alle altre insuline”.

 

 

di Maria Rita Montebelli

da Supplemento Salute di Repubblica.it

12 luglio 2007