Trapianti: malasanita’ nemica donatori, ma 25% dice no comunque

Trapianti stabili in Italia, una situazione di stallo che, di fatto, consentirebbe margini di miglioramento. Ma sembra collegata a doppio filo al rapporto dei cittadini con il sistema sanitario: là dove è buono, le cose vanno meglio. “La sfiducia, alimentata da vicende personali o casi di malasanità, di fatto è nemica della donazione d’organo e non fa bene ai trapianti”. Parola di Franco Filipponi, presidente della Sisqt, la nuova Società italiana per la sicurezza e la qualità nei trapianti presentata oggi a Roma, in un incontro al Campidoglio.

“Secondo numerosi studi internazionali – precisa l’esperto – il 75% delle persone, in generale, direbbe sì al trapianto. Dunque occorre tener presente che lo zoccolo duro dei contrari a ogni costo rappresenta ‘solo’ il 25%”. Il problema, però, è che anche chi sarebbe ben disposto (circa tre persone su quattro) si trova poi, nei fatti, a dire no. “Magari perché ha vissuto un’esperienza negativa in ospedale, non si è sentito seguito nella vicenda che ha coinvolto il proprio famigliare, o in generale non ha fiducia nella sanità pubblica”. Così ci si ritrova con un panorama a macchia di leopardo, e numeri che oscillano “dai 6 donatori per milione di abitanti in Puglia ai 42 per milione in Toscana”, prosegue il presidente Sisqt. “Nel corso di quest’anno, alcune regioni del centro-Sud, come Sicilia e Lazio, stanno recuperando, mentre da Puglia e Campania non arrivano segnali positivi”.

La formazione del personale e la modalità con cui gli operatori interagiscono con pazienti e familiari sono fondamentali, hanno rilevato gli esperti. Ma anche la storia della sanità di un particolare territorio, con gli incidenti e gli eventi particolari finiti sui giornali. “La malasanità non fa bene, neanche ai trapianti – dice Filippone – Dunque, pur tenendo conto che in questo campo il rischio zero non esiste, è cruciale fare tutto il possibile perché i pericoli si riducano al minimo, anche ascoltando le segnalazioni e i bisogni dei cittadini”. Per questo della neonata società faranno parte anche le associazioni dei pazienti. “Vogliamo contribuire a far emergere le istanze del territorio – evidenzia Vincenzo Passarelli, presidente Aido (Associazione italiana donatori d’organo) – e discuterle con metodo scientifico, per arrivare a indicazioni operative, da comunicare a istituzioni e organi competenti.

L’efficienza del sistema sanitario e la sicurezza dell’utilità sociale di organi, tessuti e cellule donati sono fondamentali – conclude – per incrementare il numero delle donazioni in Italia”.

 

 

(Adnkronos Salute)