Trapianti: Censis, solo da 0,2% di italiani dichiarazioni volontà su donazioni organi

Sono 100 mila le dichiarazioni di volontà sulla donazione degli organi raccolte dalle Asl: coprono appena lo 0,2% della popolazione italiana.

È il dato del 42esimo Rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese 2008, che sottolinea come “le attività legate alla donazione e al trapianto di organi e tessuti in Italia rappresentano un caso di eccellenza a livello internazionale”, ma ancora “permangono criticità legate alla diffusione della cultura della donazione”.

Nel 2006 si sono raggiunti i 21 donatori effettivi per milione di abitanti, che collocano l’Italia al terzo posto tra i grandi Paesi europei.

I trapianti di organo sono passati dai 2.162 del 1999 ai 3.043 del 2007. Ma uno dei nodi critici nel panorama della donazione riguarda le regioni del Sud, che nel 2007 hanno fatto registrare 27,5 donatori segnalati per milione di abitanti, contro i 37,3 della media nazionale, rileva il Censis.

Non solo. Se nel 70% dei casi i familiari acconsentono alla donazione degli organi di un congiunto al momento della morte, la richiesta di assenso rimane comunque un momento difficile da gestire, e ancora necessario, dal momento che le circa 100.000 dichiarazioni di volontà raccolte dalle Asl coprono solo lo 0,2% della popolazione.

I familiari dovrebbero riferire il volere del loro congiunto, ma non sempre sono in grado di esprimersi, per la drammaticità del momento, o anche solo perché non sanno cosa avrebbe voluto il loro parente.
E spesso intervengono fattori culturali e sedimenti di informazione su cui pesano, ad esempio, i termini spesso ambigui e scorretti usati dai media: “morte clinica” o “coma irreversibile”, addirittura usati talvolta come sinonimi di condizioni totalmente diverse (su tutte lo stato vegetativo permanente).

Così si finisce per svuotare di significato le conoscenze diffuse dalle campagne di sensibilizzazione.
Per altro, sottolinea il Censis, il dibattito sul diritto di scegliere l’interruzione delle cure dei malati terminali (a cui è favorevole il 49,9% degli italiani) si è intrecciato di recente con quello sulla fine della vita, riaprendo a livello mediatico la discussione sul concetto di “morte encefalica”, su cui esiste invece un accordo pressoché universale nella comunità scientifica.

 

Adnkronos Salute