Sanità: una ricetta della SID in tema di ‘spending review’

 

Comunicato stampa

Martedì 9 dicembre 2014

 

Proposta dei diabetologi della SID per il contenimento della spesa sanitaria e per liberare risorse per l’innovazione


Un sistematico ricorso ai diabetologi per le persone con diabete ricoverate in ospedale per altra patologia (infezione, chirurgia, frattura, ecc.), migliorerebbe gli esiti e farebbe accorciare le degenze e risparmiare somme consistenti

Inserire altri 500 diabetologi nella rete pubblica italiana costerebbe

ogni anno 40 milioni di euro, ma farebbe risparmiare fino ad 1 miliardo

 

Spending review è un concetto che nel mondo della sanità è ‘in voga’ ormai da anni, da molto prima che venisse utilizzato in altri campi della vita politica. La spiegazione è presto data: la spesa per la sanità assorbe ben più dell’80% dei budget regionali. E non è un mistero per nessuno che esiste un rischio concreto che la scure degli amministratori della cosa pubblica continui ad abbattersi su questo settore di spesa anche nei prossimi anni. Un problema vero per i sanitari, perché i tagli di spesa finiscono con il colpire in primis l’innovazione, sia sul fronte dei farmaci che su quello dei dispositivi usati per coadiuvare la terapia. In diabetologia sono arrivati e stanno per arrivare nuovi farmaci e nuove opportunità di monitoraggio e cura ma le risorse economiche sono sempre più scarse. Partendo da questo presupposto gli esperti della SID stanno lavorando a varie proposte per il contenimento della spesa sanitaria con l’obiettivo di ‘liberare’ risorse da destinare, appunto, all’innovazione.

 

“In primo luogo – sostiene il presidente della SID Enzo Bonora – bisognerebbe che la governance della spesa non fosse frammentata in molteplici governance: quella dei farmaci, quella dei dispositivi, quella delle cure ambulatoriali e ospedaliere (esami di laboratorio, ricoveri, ecc.). La valutazione del rapporto costo/efficacia è opportuna, anzi necessaria, ma non dovrebbe limitarsi ai farmaci o alle strisce per la misurazione della glicemia a domicilio. Dovrebbe estendersi alle prescrizioni di esami di laboratorio e strumentali, ospedali, unità operative e anche singoli professionisti. Non dimentichiamo che farmaci anti-diabete, dispositivi per il monitoraggio glicemico, esami standard e centri diabetologici generano complessivamente il 10% circa della spesa per le persone con diabete, mentre il 90% è legato ai costi generati dalle complicanze e dalle comorbidità. Inoltre, servirebbe unagovernance del sistema nel suo complesso, che si estendesse a tutte le patologie e a tutte le discipline, con una pianificazione puntuale delle priorità e, quindi, degli interventi, senza navigare ‘a vista’.

 

In ospedale, consultare sempre il diabetologo al momento del ricovero di una persona con diabete farebbe risparmiare una somma enorme

– In Italia la durata della degenza di un paziente ricoverato è mediamente 9 giorni se non ha il diabete e quasi due giorni in più se ha il diabete. La prolungata degenza delle persone con diabete rispetto agli altri pazienti è spessissimo legata alla necessità di controllare meglio la glicemia prima di una procedura (es. intervento chirurgico), durante l’evento intercorrente che ha determinato il ricovero (es. evento cardio-vascolare, patologia infettiva, frattura, ecc.) e prima della dimissione. Spesso il paziente va addestrato all’uso domiciliare di farmaci e dispositivi e la dimissione viene ritardata finché questo non avviene.

– In Italia si contano circa 1,2 milioni di ricoveri ordinari ogni anno di persone con diabete e questi ricoveri costano quasi 10 miliardi di euro, considerando che una giornata di degenza costa in media € 750 e che la degenza media è 10,7 giorni.

– Ridurre di 1 giorno la degenza media di una persona con diabete ricoverata per altra patologia (cosa che avviene per il 95% dei ricoveri) è fattibile e permetterebbe di risparmiare ogni anno quasi 1 miliardo di euro. Una somma enorme. Se anche la durata si accorciasse mediamente di soli 0.5 giorni, il risparmio sarebbe notevolissimo: quasi mezzo miliardo di euro.

– Un diabetologo ‘chiavi in mano’ costa circa 80 mila euro l’anno e può effettuare ogni anno circa 5 mila consulenze a pazienti con diabete ricoverati per infezione, per intervento chirurgico, per frattura, per infarto o per qualsiasi patologia. Un intervento del diabetologo, meglio se avviato direttamente dal medico del pronto soccorso come avviene in certi ospedali tedeschi o scandinavi, si tradurrebbe in un controllo glicemico migliore durante la degenza, in un esito più favorevole e in una degenza più breve.

– Le 2,4 milioni di consulenze necessarie per gli 1,2 milioni di pazienti con diabete ricoverati ogni anno in Italia (in media ed idealmente 2 consulenze per paziente per ogni ricovero) richiederebbero circa 500 ulteriori diabetologi da inserire nella rete italiana al fianco dei 2000 già esistenti. Costerebbero 40 milioni di euro ogni anno ma farebbero risparmiare una cifra fino a 25 volte superiore.

– Per risparmiare 1 miliardo di euro – conclude il prof. Bonora – basterebbe investire 40 milioni. Con la somma risparmiata si potrebbe sostenere l’innovazione terapeutica per il diabete e per molte altre patologie.

 

 

Ufficio stampa SID

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Maria Rita Montebelli

Andrea Sermonti