La relazione medico-genitore-ragazzo diabetico, prof. Maldonato

moderatore Buona sera professore! Benvenuto in chat!

Prof. A. Maldonato Buona sera Daniela. Grazie per il benvenuto e… speriamo bene!

moderatore Sono certissima che andra’ tutto bene.

reghe Buona sera professor Maldonato, è un onore leggerla

Prof. A. Maldonato Onore? Felice se sarà un piacere…

moderatore che ne dite se cominciamo, piano piano, con la prima domanda? uno alla volta, per favore

Prof. A. Maldonato Buonasera a tutti voi. Per me cominciate pure.

reghe prof, siamo così tanti da essere considerati “numeri” nei Centri di diabetologia che ci seguono?

Prof. A. Maldonato Direi di no. Sempre persone! Anche se a volte per fare ricerche o bilanci, anche le persone devono essere contate.

moderatore faccio io una domanda “antipatica”, “provocatoria”: prof. e’ piu’ problematico il rapporto con il genitore o con il ragazzo?

silvia@ Prof. A. Maldonato dalla sua esperienza, quanto è importante il rapporto tra medico-genitore e ragazzo diabetico?

Prof. A. Maldonato Spesso, molto spesso, ho avuto più problemi con i genitori che con i ragazzi, per tante ragioni diverse, di cui potremo parlare con calma.
A Silvia@ Il genitore ha un ruolo importante nella vita del figlio e la cura ottimale si realizza grazie al contributo efficace di tutti e tre

silvia@ la ringrazio e condivido pienamente!

AlessandraLI quanto è importante l’accettazione della malattia da parte del genitore per la cura del ragazzo?

Prof. A. Maldonato Questo è uno dei problemi principali. Il genitore sente la malattia del figlio come “sua”. Si sente spesso colpevole per questa malattia per le ragioni più strane. “Soffre” per la sofferenza del figlio, che spesso ingigantisce. In pratica spesso invece di essere una risorsa, diventa una difficoltà in più per il figlio da gestire… e spesso anche per il medico.

L.L. La nostra è una malattia antipatica, di continuo controllo. A volte mi chiedo come facciamo, eppure viviamo lo stesso. Ci dica qualcosa per tirarci su.

Prof. A. Maldonato E’ vero che è una malattia impegnativa per l’attenzione continua che richiede. La cosa migliore che si può fare è capirlo e partecipare a questa difficoltà, anche se il comportamento che ne consegue non è forse l’ideale consigliato dai sacri testi.

Donata Allora piu’ che impegnativa doc, è pesante!!!!!!!

sandra buona sera a tutti. non e’ semplice accettare e gestire questa malattia in una figlia di 11 anni che fino a qualche mese fa stava benissimo. cosa bisogna fare per essere una” risorsa” e non diventare una “difficolta’”?

Prof. A. Maldonato Sandra lo so che non è semplice. E essere efficaci per un figlio molte volte non è neanche istintivo… Molte volte mi sono chiesto: ma perché essere genitore che è una cosa che si sa avere un impatto fondamentale sulla vita dei figli non si studia e viene lasciato al caso? Certo in momenti come quello descritto da Sandra le cose non sarebbero facili per nessuno, ma se si riesce a mantenere il controllo su di sé si può fare un bene enorme alla figlia.

moderatore Magari, vorreste presentarvi dicendo chi e’ “ragazzo” e chi “genitore”? Il “medico” sappiamo gia’ chi e´! :-))

Tom io sono genitore (figlio 10 anni esordio all’età di 8)

silvia@ io sono una ragazza diabetica da tre anni!

AlessandraLI Io sono adulta e sono stata prima bambina e poi ragazza diabetica

Donata Ciao io sono Donata e sono diabetica da 25 anni pur non avendo ne’ genitori e ne’ parenti diabetici.

carla anche io sono adulta diabetica da ben 26, 11 anni l’età dell’esordio

breus io sono adulta e ho il diabete da 14 anni

moderatore faccio una domanda a tutti i “ragazzi” (giovani e meno giovani): e per voi, e’ (stato) piu’ difficile gestire il rapporto con il medico o con il genitore?

carla per me con il medico

breus il mio rapporto e’ solo col medico (data la mia eta’ ) e non lo trovo difficile.

silvia@ per me col medico, visto che nel mio centro ce ne sono almeno 5 e ogni volta ne trovo uno diverso!

Donata Dunque, io non ho potuto contare sul rapporto con i genitori, perchè ancora non hanno capito di che si tratta!!! per quanto riguarda il medico diciamo che ho un ottimo rapporto!!!

AlessandraLI per me le difficoltà incontrate non hanno avuto origine ne’ dai genitori ne’ dai medici o comunque non hanno influenzato a tal punto la mia vita, sarà che sono passati così tanti anni che ormai anche ci fosse stato qualche problema l’ho dimenticato 🙂

jle anche per me è la stessa cosa di alessandra

Raistlin è normale che io ho un rapporto con il medico pressochè inesistente?

silvia@ senta prof, ne approfitto per farle una domanda che mi riguarda direttamente…! lei è più favorevole alla terapia multiiniettiva o al microinfusore..! sa, lo metterò tra qualche giorno e il suo parere è importante!

Prof. A. Maldonato Da un punto di vista medico i risultati ottenibili con il microinfusore sono un po’ migliori. Dico un po’ perché con gli stessi controlli e attenzione anche le iniezioni multiple consentono risultati ottimi. Il collegamento con i sensori poi offre prospettive future interessanti. Resta per alcuni il problema di accettare “l’aggeggio”, e questo è soggettivo.

silvia@ in effetti questa è l’unica cosa che mi “proccupa” un pò, sapere che il gioco valga la candela… mi passi l’espressione!

carla per silvia@ io ho il microinfusore da 2 anni …dopo la prima settimana dimentichi di averlo ma come terapia è ottima e ti dà una libertà che con la terapia multiniettiva difficilmente raggiungi

silvia@ ti posso chiedere se è fastidioso?

carla come dolore intendi?

silvia@ no, il fastidio di tenerlo sempre addosso…!

carla è molto piccolo pesa appena 100 grammi

jle dove lo metti?

Donata scusa Carla ma che modello hai di micro???

silvia@ tu dove preferisci tenerlo?

carla ho un paradigm 511, lo tengo alla cintura dei pantaloni ancorato con la pinza

moderatore Prof., giacche’ abbiamo parlato di micro… anche per la scelta del micro ci possono essere problemi “con i genitori”? Anche il micro deve essere “accettato” da loro?

Prof. A. Maldonato Anche la scelta del giovane del micro come tutte le altre sue scelte devono essere accettate dai genitori, a meno che non siano scelte che ledono concretamente un loro interesse o un loro diritto. In tal caso devono semplicemente esprimere il loro disappunto per quel particolare interesse o diritto leso da quella particolare scelta.

Donata Mi scusi doc, Lei che rapporto ha con i suoi pazienti???

Prof. A. Maldonato Che domanda. Se mi dicono che è un onore sentirmi e fanno esattamente tutto quello che dico, li sopporto. SCHERZO!
Cerco di ascoltare i loro problemi senza essere giudicante, saccente, e senza dare consigli per primo. L’esperienza mi ha insegnato che se un paziente esprime liberamente un problema e poi pensa a tante possibili soluzioni, e poi sceglie lui quella che gli si adatta di più… sarà più facile che ottenga il risultato che si è prefisso, piuttosto che se gli do un consiglio io. I genitori efficaci dovrebbero imparare a fare la stessa cosa.

Donata Grazie doc!!!!

Tom mio figlio ha partecipato a campi educativi estivi che l’hanno aiutato enormemente nell’autogestione e nell’accettazione del diabete. Per noi genitori non si potrebbe fare qualcosa del genere… per aiutarci ad avere dei comportamenti corretti con i nostri figli?

moderatore bella idea, Tom!

Tom grazie moderatore :-)…. da non sottovalutre che i campi vengono fatti sempre in località stupende!!!

moderatore Prof, che ne pensi dell’idea di Tom di fare “campi scuola per genitori”?

Prof. A. Maldonato Sono d’accordo e mi batto da anni per portare anche i genitori ai campi. Per ora sto riuscendo a fare riunioni più limitate dopo il campo.

moderatore magari sbaglio, ma credo che l’ansia del genitore derivi dal “non sapere”…. se come ai ragazzi “si spiegasse”, forse sarebbero piu’ tranquilli…

jle io non credo, l’ansia del genitore nasce dal fatto di sapere che un figlio ha una malattia sì curabile ma cronica e sappiamo cosa significa……..

Prof. A. Maldonato Sono d’accordo. Il non sapere c’entra a volte, ma le cause sono più profonde come dicevo all’inizio. A volte le parola “ereditario” sembra un’accusa, a volte l’ansia riguarda la fine dell’idea di perfezione. L’importante secondo me è che i genitori capiscano che il problema è del figlio, e che si mettano nella posizione di dare l’aiuto richiesto dal figlio: non di più né di meno. Meglio se se ne parla chiaramente e ci si accorda esattamente sulla quantità di aiuto gradita.

jle ereditario è una parola che mi fa paura… io ho il diabete 1 ma sono l’unica in tutta la famiglia…

Prof. A. Maldonato Ho usato ereditario per semplicità: quello che si eredita a volte è la tendenza a sviluppare malattie autoimmuni… ma il temine circola e in alcuni genitori – assicuro – lascia un segno.

Tom la mia esperienza mi fa dire che il micro si fa presto ad accettarlo sia da parte dei figli che dei genitori, perché ti cambia veramente la vita!

Raistlin perdonatemi ma è la prima volta che mi sto avventurando in tutto questo…ho il diabete da giugno e non ci capisco nulla…

Prof. A. Maldonato Ci vuole calma e un po’ di tempo per accettare tante novità, e anche per imparare a guidare… un po’ come per la patente. Per guidare bene ci vuole tempo.

sandra come genitore devo dire che il microinfusore e’ una buona soluzione per controllare meglio la malattia ma bisogna saperlo programmare e, un ragazzino, senza la supervisione di un adulto, puo’ sbagliare… come madre non mi sentirei sicura.

Prof. A. Maldonato Il timore iniziale è comprensibile e una supervisione all’inizio è doverosa, ma che abilità hanno i ragazzini nel maneggiare questi strumenti! Ne sarai piacevolmente sorpresa… e la fiducia verrà.

Tom Sandra devo contraddirti: il micro non è difficile da gestire e un ragazzino ce la fà benone. Concordo che serve sempre la supervisione del genitore, ma non è una cosa complicata.

silvia@ hai esperienza col micro?

Tom Ci hanno dato il micro a gennaio 06 e non ti dico la soddisfazione nostra e del piccolo sia nella gestione che nel leggere i risultati delle glicate… ;-))

silvia@ che bello!!!! lui dove lo mette?

jle quanti anni ha il bimbo?

Tom mio figlio ha 10 anni, frequenta la quinta elementare, lo tiene in tasca o nella cintura, mentre il cerotto lo preferisce sui gluei

Donata Silvia, ma tu quanti hanni hai?? e come mai hai deciso di provare il micro??

jle è diabetico da poco?

Tom è diabetico da quando aveva 7 anni e mezzo

silvia@ a me hanno detto che il cerotto si tiene solo in pancia…! 🙁

jle era piccolo… io ne avevo 11 e sono l’unica in tutta la famiglia…

silvia@ io ho quasi 24 anni e ho deciso di mettere il micro perchè il mio è un diabete piuttosto instabile..!

Donata Idem per me??? diabete stabile con glicate oltre i 9!!!!

silvia@ la mia ultima glicata era 6.4…non mi lamento

Donata beh non solo tanto male!!!!

Donata comunque Tom ti ammiro e son molto contenta che riesci a stare dietro a tuo figlio!!! credo che sia molto importante il supporto dei genitori!!!

silvia@ senta, ma lei il micro lo consiglia solo a chi ha glicemia alta oppure non c’è una motivazione particolare?

Prof. A. Maldonato Il micro lo consiglio a qualunque persona con il diabete tipo 1 lo desideri. Più caldamente lo consiglio a chi, nonostante tutti gli sforzi, ha un andamento instabile. Comunque testimonio che alpinisti in alta quota e ragazzi che arrampicano su difficoltà elevate, ciclisti agonisti e persone che praticano altri sport ad alto livello lo usano con soddisfazione e spesso lo consigliano ai loro amici. Anche questo ha influenzato il mio modo di pormi.

silvia@ mi consolano troppo le sue parole, mi danno forza!

pattono Quale che sia il titolo che viene proposto per queste chat, si finisce sempre per parlare di microinfusore. Cosa cambia in famiglia quando arriva il microinfusore e cosa dovrebbe cambiare?

Prof. A. Maldonato L’interesse è comprensibile, perché si tratta di un cambiamento importante per chiunque lo abbia già fatto, si appresti a farlo, o stia “resistendo”. In famiglia, con l’arrivo del micro, a volte ho visto cambiare un po’ i ruoli. Si tratta di uno strumento ad alta tecnologia, ed è logico che chi ha più dimestichezza con gli aggeggi elettronici impari prima a usarlo e acquisti – in questo modo – maggior controllo sulla terapia. Nel caso degli adolescenti e pre-adolescenti in genere sono loro ad acquisire per primi dimestichezza con lo strumento, e questo li aiuta spesso ad affrancarsi un po’ dalla marcatura stretta dei genitori. Nel caso dei più piccoli, sono i genitori a dover imparare per primi, ma anche in quel caso il bambino arriva prima e più facilmente a fare da solo (sotto supervisione) modifiche estemporanee alla terapia.

sandra posso fare a tutti gli utenti che sono stati bambini con diabete questa domanda? cosa avreste voluto che i vostri genitori facessero per voi e, cosa non avreste voluto che facessero? spero di essere stata chiara, scusatemi

carla i genitori tendono ad esser iperprotettivi a volte mi sono sentita come se vivessi in una campana di vetro

AlessandraLI avrei voluto che non soffrissero tanto per la mia malattia, e potendo che si informassero di piu’, cercassero, chiedessero, si informassero bene.

AlessandraLI Niente altro, ho 42 anni e sono diabetica da 39 ne avevo 3 all’esordio

jle i miei hanno fatto di tutto… non mi hanno mai fatto sentire diversa, ne parlavano se lo chiedevo io altrimenti no, ma avrei preferito che mia mamma non piangesse. Hanno sofferto troppo e questo mi ha fatto stare male, per il resto sono stati meravigliosi

silvia@ la mia famiglia è partecipe quanto me…non potrei chiedere di più, sono meravigliosi!!!

Donata beh purtroppo la mia mamma non c’è piu’ però anche lei piangeva sempre!!! ma poverina non si interessava piu’ di tanto della mia malattia….nel senso che non si informava!!!

silvia@ magari al tuo esordio c’era meno informazione, non se ne parlava tanto come ora..!

Donata questo è vero, però mi è mancato molto il loro sostegno!!!

silvia@ lo posso immaginare, il sostegno degli altri è essenziale in una malattia come la nostra…!

Prof. A. Maldonato Sandra, bella domanda. Probababilmente molti bambini daranno molte risposte diverse. Ho sotto gli occhi ora jle (pianto della mamma): è lì per molti il problema. Lo so che è umano soffrire e piangere, ma molti ragazzi ci hanno scritto che è stata questa la cosa del diabete che li ha fatti soffrire di più: il pianto della mamma e/o del papà. Impariamo qualcosa da questa lezione, ma cosa?

AlessandraLI non piangere non è sempre semplice, magari meglio piangere in privato….

jle lo faceva in privato, ma io me ne accorgevo comunque…

Prof. A. Maldonato Lo stavo per dire io. In privato non cambia niente… i figli hanno occhi e antenne lunghissimi. Meglio la trasparenza e parlare, ma soprattutto ascoltare. E scusatemi genitori: riflettere sulla proprietà del problema e su quello di costruttivo che si può fare insieme… e per fortuna nel caso del diabete c’è tanto che si può fare.

jle mia mamma soprattutto è stata molto combattiva. Sono stata felice quando mi hanno portato all’estero per curarmi… ma poi non è andata come speravamo però mi sono sentita amata a 360 gradi

silvia@ all’inizio anche i miei genitori hanno sofferto tanto, più di me..! io sono riuscita da accettare la malattia abbastanza bene, anche se ogni tanto, devo essere sincera la “depressione” mi viene…!

Donata beh…cara Silvia la depressione viene a tutti!!!anche dopo tanti anni!!!

jle già la depressione o più che altro lo sconforto ogni tanto fanno capolino…

silvia@ aiuto, se penso che ho davanti altri 80 anni di diabete…!

L.L. Pensa a domani, non agli 80 anni di diabete. Ogni giorno basta a se stesso…….e questo l`ha detto Qualcuno molto importante.

Prof. A. Maldonato Depressione, sconforto, specialmente in certi momenti fanno parte della vita. In quei momenti poter parlare con qualcuno che ti ascolta con interesse e partecipazione… ma che non ha bisogno di essere consolato da te (!) e che non è lì pronto a rimproverarti per quello che dovresti fare e non fai o a dirti come potresti fare meglio questo o quello… questo ascolto è il migliore aiuto che si può ricevere, e se viene da un genitore è un modo per dimostrare e far crescere l’amore.

silvia@ grazie per il saggio consiglio…!!

Donata belle parole Prof.!!!

AlessandraLI 🙂

moderatore Seppur involontariamente “il pianto” del genitore fa sentire in colpa il figlio. E un genitore “troppo disinvolto”, diciamo, fa sentire il figlio non considerato?

silvia@ domanda interessante…!

Prof. A. Maldonato E’ vero, e trasmettere il segnale di disinteresse e poca considerazione è probabilmente ancora più dannoso per un figlio che farsi sorprendere con una lacrimuccia. Dunque, cosa fare? Credo che non ci sia una regola specifica, ma che la  cosa importante sia trasmettere segnali coerenti e costanti di interesse a ciò che il figlio sente e prova (che può essere molto diverso da un bambino/ragazzo all’altro), di comprensione, di disponibilità all’ascolto ulteriore e a quant’altro il figlio desideri (anche “distanza” se richiesta, ma attenta e disponibile sempre).

Tom Un giorno mio figlio mi ha detto: “babbo, lo so che adesso ti arrabbi… mi sono dimenticato di fare l’insulina”. Quella volta sì che avrei voluto piangere, perché ho capito che precedentemente troppo spesso le mie preoccupazioni erano state un peso per lui… :-(( per quello dico che noi genitori dobbiamo “diventare più bravi” e abbiamo bisogno di essere aiutati dagli esperti.

Prof. A. Maldonato Ecco Tom, grazie per questo esempio, da parte di tutti.

jle capisco tuo figlio tom, mi ricorda me quasi alla sua età… mi fa tenerezza!!! anch’io sono stata una bambina diabetica però adesso ho 29 anni e sono diventata mamma

Donata Allora prof. la settimana scorsa, non so se i ragazzi si ricordano di Vanna…. c’era una mamma molto preoccupata per la figlia che ad un certo punto, dopo anni di diabete, ha il rifiuto assoluto di farsi l’insulina ed eventuali controlli!! e io domani incontrerò questa meravigliosa mamma che si interessa moltissimo dello stato di sua figlia e… speriamo di poterla aiutare!!!

Prof. A. Maldonato Esempio di una situazione molto molto difficile da gestire. Ovviamente non ho ricettine, poi così da lontano! … Ma un pensierino sì, le situazioni difficili a volte lo diventano, e magari facendo le cose giuste prima studiando con cura le proprie reazioni (l’amore esige anche questo) qualche guaio si sarebbe potuto evitare.

silvia@ secondo lei, sarebbe più giusto considerare il diabete come qualcosa che c’è e basta e non come una malattia?

Prof. A. Maldonato Io penso di sì. Non ho inventato io il termine “condizione diabete” e non malattia. I termini contano poco, però. Chi lo vive come malattia perché è tormentato da punture, credenze errate della gente, vessazioni burocratiche per curarsi e altro, ha una malattia e si sente anche preso in giro se si prova a dirgli che non ce l’ha. Molti però si difendono e combattono con successo contro queste limitazioni “soggettive”: per loro la vera malattia sarebbero le complicazioni tardive e molti – sempre più spero – riescono a prevenirle.

Donata Scusa Tom tu hai solo 1 figlio?

Tom 2 maschi (10 e 13 a.)

jle scusa la domanda personale Tom: tuo figlio è l’unico diabetico?

Tom

jle tombola !!! anch’io ho 2 maschi !!!

breus anche io ho due maschi, ma sono grandi e, per fortuna, non hanno il diabete

Tom urge trovare delle femmine !!!! hehheheheh

jle neanche i miei ce l’hanno, però è presto per dirlo…

Donata Ma Tom tu hai comunque dei parenti db? (beh io ho un ragazzo di 28 anni e una ragazza di 25 anni!!!

breus i miei hanno 35 e 33 anni

jle i miei sono ancora bambini hanno 3 e 8 anni

jle non hanno il diabete i tuoi figli, no? ma tu li hai avuti quando eri già diabetica o prima?

Donata allora, per fortuna e faccio mille scongiuri… i miei figli stanno benissimo!!!! anche se il diabete mi è venuto a 24 anni con la gravidanza di mia figlia !!!

sandra Il compito di un genitore è far camminare serenamente i propri figli verso il futuro… anche se hanno un nemico con il quale sono obbligati a convivere e a difendersi ogni giorno… e auguriamoci che non sara’ per sempre, io ho fiducia nella ricerca scientifica. grazie a tutti e buona notte

AlessandraLI buonanotte a te, se posso permettermi il diabete non è un nemico è un ‘compagno’ alcune volte insopportabile 🙂

jle professore, ha parlato di complicazioni tardive? si possono davvero evitare o saranno ‘inevitabili’ per tutti nonostante il buon controllo?

Prof. A. Maldonato Si possono assolutamente evitare, e il buon controllo è la strada per farlo. La suscettibilità alle complicazioni, a parità di iperglicemia varia un po’ da una persona all’altra: c’è chi è ereditariamente più resistente (vedi 50 anni di diabete senza un solo micro segno di complicanza) e chi è più esposto (primi accenni lievi già dopo una decina d’anni). Non sapendo distinguere queste persone a priori, lo sforzo per il buon controllo devono farlo tutti.

jle dopo 20 anni di diabete possiamo sperare di essere tra i resistenti o no?

Prof. A. Maldonato E’ già una buona durata per sperare. La certezza (quasi) però arriva a 40 e senza quasi a 50 anni senza complicanze. Auguri. Ma quello che conta veramente è il giorno per giorno e aggiusterei leggermente la frase di Sandra dicendo che il compito di un genitore è camminare serenamente insieme con i propri figli verso il futuro…

AlessandraLI grazie della notizia sono sulla buona strada allora :-))

jle 40 o 50? ma sono tantissimi anni… per me sono quasi 19!!!!

jle ho il terrore di immaginarmi vecchia e totalmente invalida… senza gambe o altro ancora. E’ una paura normale o mi sto ossessionando?

Donata Accidenti, Jle che pessimista!!! per favore stai serena!!!

silvia@ non ci avevo mai pensato… mi ci hai fatto pensare tu ora!!

jle non ce la faccio… questi pensieri non mi fanno dormire a volte…scusa silvia, non volevo spaventarti ma a volte mi sale l’angoscia e mi viene l’attacco di panico

silvia@ tranquilla jle, lo sconforto viene anche a me… è normale… ma forse devi cercare di essere più ottimista…! 🙁

AlessandraLI brava Silvia@ l’ottimismo aiuta spesso

Prof. A. Maldonato Conosco tanti pazienti “anziani” di età e di diabete che stanno bene (compatibilmente con l’età!). Pensiamo alle cose serene e una in cui credo è un rapporto sereno con i nostri genitori / figli. Molto per realizzarlo è in mano a noi: diamoci da fare.

silvia@ mah, io l’ho presa bene, c’è di peggio… alla fine il diabete si può curare e tenere sotto controllo….!

AlessandraLI 🙂

breus io la penso come te

Donata Credo Prof. che Lei sia un ottimo diabetologo!!! dove esercita la sua professione?

Prof. A. Maldonato A Roma. Grazie.

breus professore in quale ospedale esercita? anche io sono di Roma e sono in cura dal dott. Liquori, forse lo conosce

Prof. A. Maldonato Ho lasciato l’università La Sapienza per continuare a operare con la mia onlus, il Comitato per l’Educazione Terapeutica (ComET), oltre che in privato.

Prof. A. Maldonato Quando finisce la chat? Così… tanto per sapere…

moderatore ragazzi, vedo che l’orologio segna le 22.30….

moderatore ecco, prof, lo stavo appunto dicendo… che credo sia l’ora di salutare, ringraziando e magari dandoci anche un appuntamento al 2007?

Prof. A. Maldonato Mi è piaciuto molto stare con voi questa sera e ho solo il rammarico che avrei voluto dire molte più cose… Ma Daniela lo sa che sono un po’ lento. Buona notte a tutti e a rileggervi – sentirvi presto.

L.L. Buonanotte, e tante grazie per il tempo che ci ha dedicato.

AlessandraLI Grazie professore è sempre un piacere leggerla 🙂 buonanotte a tutti

silvia@ grazie professore!!!!

jle salve professore e grazie

breus buonanotte professore e grazie

Tom Professore, lei dice che serve “un rapporto sereno con i nostri figli”… non ha per caso un “manuale” da consigliarci?

Prof. A. Maldonato Sì: Genitori efficaci, di Thomas Gordon .

carla buonanotte a tutti grazie professore

moderatore grazie ancora, professore, a presto!

silvia@ buonanotte!

breus buonanotte a tutti

L.L. È stato bravissimo!!!!!

Donata Grazie professore Lei è davvero dolcissimo!!!! alla prossima e buonanotte!!!!

AlessandraLI Buonanotte a tutti, ciao ciao alla prossima :-))

Tom grazie Prof. Maldonado, buona notte

breus il prossimo martedi di cosa si parlera’?

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