Intervista al Prof. Bosi e al Prof. Cucinotta sulle nuove insuline

A colloquio con i professori Emanuele Bosi , Direttore U.O. Medicina Generale, Diabetologia, Endocrinologia e Malattie Metaboliche dell’universita’ Vita-Salute San Raffaele e Domenico Cucinotta, professore ordinario di medicina interna presso l’Universita’ di Messina e Direttore dell’U.O. Malattie Metaboliche del Policlinico Universitario di Messina.

Quanti sono i malati di diabete nel mondo e in Italia? Qual e’ l’incidenza della malattia?

Prof. Bosi: Nel mondo sono circa 200 milioni i diabetici di cui 3 milioni solo in Italia, ma il numero e’ in costante crescita tanto che si stima che tra 20 anni ci sara’ un incremento dei casi del 50%.

Prof. Cucinotta: La malattia interessa quasi il 5% della popolazione, ma se si fa riferimento alla popolazione adulta, si arriva ad oltre il 10%, di cui quasi meta’ ignora di essere diabetico.

Cosa determina questo incremento?

Prof. Bosi: I fattori sono fondamentalmente due: l’invecchiamento della popolazione e l’incremento degli obesi. Fattori che riguardano in modo particolare l’Italia, uno dei paesi piu’ vecchi del mondo e con il piu’ alto tasso di obesi.

Prof. Cucinotta: Si consideri che il diabete di tipo 2 compare dopo i 45 anni – a differenza del tipo 1 che colpisce i piu’ giovani – ed e’ appunto favorito da obesita’ e sedentarieta’. Un corretto stile di vita (dieta equilibrata e attivita’ fisica) sarebbe in grado di prevenire la malattia e di contribuire ad evitare le complicanze del diabete, ma sono ormai decine le statistiche che registrano quanto poco gli italiani siano disposti a seguire una dieta equilibrata e soprattutto abbandonare la pigrizia. E in questo modo l’incidenza della malattia continua a crescere.

Quale dunque la migliore gestione del diabete?

Prof. Cucinotta: si fonda su tre elementi: la dieta e l’esercizio fisico, su cui non mi stanchero’ mai di insistere, e i farmaci, tra cui l’insulina.
In una persona sana l’insulina viene naturalmente prodotta dal pancreas ogni volta che il nostro organismo lo richiede e viene liberata in maniera lenta e continua quando il soggetto e’ a digiuno (secrezione basale) ed in maniera rapida e breve in coincidenza dei pasti (boli).
Nei diabetici in cui cio’ non avviene piu’, e cioe’ in tutti i diabetici di tipo 1 ed in molti di quelli di tipo 2 dopo alcuni anni di malattia, si deve cercare di simulare al meglio la secrezione del pancreas, iniettando dall’esterno l’insulina necessaria, sia quella basale (“insulina lenta”) che i boli (“insulina rapida”).

Prof. Bosi: Lo scopo della gestione del diabete e’ infatti di aumentare il controllo della glicemia e mantenere il livello di glucosio nel sangue il piu’ possibile simili a quelli di una persona normale. D’altra parte c’e’ da considerare che proprio per effetto dell’insulina il livello di glucosio nel sangue puo’ scendere troppo dando adito alla cosiddetta ipoglicemia.

Che cosa comporta l’ipoglicemia?

Prof. Bosi: L’ipoglicemia e’ la piu’ frequente complicanza acuta del diabete mellito insulinodipendente e rappresenta il principale limite del trattamento intensivo della malattia, finalizzata ad una normalizzazione della glicemia. Il paziente accusa tremore, sudorazione, tremolio, tachicardia e stato confusionale. Sintomi non sempre pericolosi, ma comunque problematici soprattutto se si verificano durante la notte.

Prof. Cucinotta: L’attacco ipoglicemico notturno, ovvero l’episodio che si verifica durante il sonno, e’ pericoloso perche’ la persona che dorme non sempre si risveglia e non puo’ percio’ ricorrere a misure adeguate.

L’attacco ipoglicemico condiziona percio’ la qualita’ di vita del diabetico?

Prof. Bosi: Si’, perche’ i sintomi descritti lo spaventano e gli procurano un pesante disagio. Vive con la paura di un prossimo eventuale attacco che, sebbene nella maggior parte dei casi, non e’ pericoloso, ha pero’ un impatto non secondario sulla qualita’ di vita.

Prof. Cucinotta: Anche per ridurre il rischio di ipoglicemie oggi sono utilizzati gli analoghi dell’insulina a lento rilascio.

In cosa si differenzia l’insulina “lenta” dalle altre?

Prof. Bosi: Ha un effetto prolungato e cioe’ viene rilasciata gradatamente nel sangue senza sostare a lungo nel sottocutaneo.

Prof. Cucinotta: Cio’ implica una maggiore stabilita’ e costanza dei suoi effetti, evitando variazioni notevoli da un giorno all’altro ed evitando i picchi d’azione, che sono responsabili dell’ipoglicemia.

Ci sono novita’ terapeutiche a riguardo?

Prof. Cucinotta: Il detemir e’ la novita’ piu’ recente in questo campo. Rispetto alle altre insuline lente ha un minor rischio di indurre ipoglicemia. Infatti detemir e’ l’unica insulina ad avere un particolare legame chimico con l’albumina, caratteristica che consente l’assorbimento ottimale del farmaco.

Prof. Bosi: Detemir ha un profilo farmacologico piu’ costante e un andamento piu’ controllabile che significa percio’ meno possibilita’ di ipo e iperglicemie. Gli studi hanno evidenziato che i pazienti trattati con detemir hanno ottenuto una riduzione dell’emoglobina glicosilata, della glicemia a digiuno e delle ipoglicemie notturne.
A questa riduzione si associa un altro elemento importante: il controllo dell’aumento ponderale.

Significa che non si aumenta di peso? Con le altre insuline cio’ invece accade?

Prof. Bosi: Uno degli effetti collaterali delle terapie insuliniche e’ anche l’aumento del peso corporeo. Detemir invece, come dimostra un recente studio, ha consentito una riduzione dell’incremento ponderale.

Prof. Cucinotta: Rispetto ad altre insuline che provocano in media un aumento ponderale di 1.6 kg , detemir determina un aumento decisamente inferiore ( 0.9 kg .). La questione del peso non e’ di secondaria importanza nella gestione della malattia. Infatti se sovrappeso e obesita’ sono correlate al diabete, le terapie a base di insulina possono causare a lor volta un significativo aumento ponderale dando luogo ad una sorta di circolo vizioso. La nuova insulina detemir rappresenta dunque un vantaggio importante costituito appunto dal ridurre significativamente l’aumento ponderale del paziente diabetico.

 

 

 

 

 

2 giugno 2006