Intervista a Franco Filipponi, Presidente della SISQT

L’Italia è ai vertici europei e mondiali per quanto riguarda donazioni e trapianti. Quanto è utile in questo momento una società scientifica che si occupi di sicurezza e qualità in campo trapiantologico?

L’Italia delle donazioni e dei trapianti rappresenta un settore efficiente, trasparente e di qualità della sanità pubblica nel quale si è assistito, negli anni, ad un costante progresso tecnico associato all’evoluzione delle conoscenze scientifiche e organizzative. Tuttavia, accanto alle eccellenze che distinguono il nostro paese in questo campo, vi sono ancora alcuni ambiti che possono e devono essere migliorati. Una delle aree di maggior importanza è quella che riguarda la sicurezza del paziente. Pur coscienti del fatto che gli errori siano sempre possibili, il nostro obiettivo è quello di individuare e adottare sistematicamente delle strategie che permettano di ridurre il più possibile la frequenza e la gravità degli eventi avversi che possano provocare danno alla salute dei cittadini. Stiamo parlando di eventi avversi che possono essere provocati, per esempio, dagli interventi chirurgici, dalla somministrazione di terapie farmacologiche o da inefficienze di sistema.

Quanto pesa in termini di sicurezza l’efficienza del “ sistema” trapiantologico?

E’ molto importante. Sono le carenze organizzative in senso stretto come la mancanza di formazione del personale sanitario, la scarsa comunicazione, la mancata manutenzione della apparecchiature, che possono rappresentare i fattori di rischio più frequenti. Questi sono temi rilevanti per il servizio sanitario in generale; lo sono ancora di più in un sistema complesso come quello dei trapianti, che vede coinvolti numerosi e diversi attori che si mettono in azione dal momento della donazione di organo alla fase del trapianto vero e proprio e alla fase del post trapianto. Una Società Scientifica come SISQT che si occupa dello sviluppo del settore di donazione e trapianto a 360° oggi può portare un valore aggiunto nel momento in cui affronta con metodo scientifico tutto ciò che riguarda la “rete” nel suo complesso.

Come può avvenire tutto ciò?

Può avvenire attraverso lo sviluppo della gestione della qualità e della certificazione dei processi assistenziali associati ad una attenta sorveglianza del rischio, comprensivi anche della valutazione delle tecnologie e delle caratteristiche ergonomiche delle infrastrutture nonché dell’implementazione di modelli gestionali ed organizzativi (peraltro come è già di prassi da anni in altri settori, come quello della produzione industriale, dell’economia o dell’aeronautica). Lo sviluppo, inoltre, della cosiddetta ricerca traslazionale, ossia l’integrazione tra l’attività di ricerca sperimentale e la pratica clinica, può costituire un investimento centrale per una società scientifica come la nostra poiché tende a soddisfare direttamente la domanda di salute e la qualità dei servizi. Tutto questo naturalmente attraverso uno scambio di conoscenze fra specialisti del settore e cittadini “proponenti di interesse” che aderiscono a SISQT, in un contesto quindi di confronto multiprofessionale costante. Fra i primi atti abbiamo già dato avvio alla redazione di un “Libro bianco”, un’analisi approfondita dei sistemi trapiantologici sia a livello nazionale che internazionale, che ci permette di evidenziare gli ambiti di miglioramento e conseguentemente di presentare proposte agli organi competenti. I risultati di questa analisi e le proposte che ne emergeranno saranno il tema conduttore del primo convegno SISQT che si terrà nell’autunno 2009.

SISQT può trovare nella collaborazione del cittadino una risorsa basilare per ricevere o migliorare la sicurezza e la qualità nel settore dei trapianti?

I cittadini sono in effetti il cardine essenziale di SISQT, che si avvale della collaborazione di organismi come AIDO, AVIS, e di quant’altri saranno interessati al dialogo. I “proponenti di interesse” rappresentano da sempre gli interessi del cittadino trapiantato o in attesa di trapianto ed è proprio attraverso questa partnership che ci poniamo come principale obiettivo l’individuazione e la sorveglianza dei bisogni del paziente e la valutazione della qualità percepita da parte dei cittadini. Siamo convinti, infatti, che la percezione e la valutazione della qualità della rete trapiantologica da parte degli stessi fruitori e delle loro famiglie permetta di raccogliere informazioni insostituibili a chi si occupa di offrire un servizio sanitario in questo ambito.

In che cosa i pazienti possono esserne avvantaggiati?

Innanzi tutto SISQT si prefigge di proporre agli Organi competenti, come per esempio il Centro Nazionale Trapianti, provvedimenti legislativi e normativi a favore di tutti coloro che vivono problematiche trapiantologiche. Non solo. Per quanto riguarda, le modalità di presa in carico del paziente e quindi l’ottimizzazione dell’efficienza e dell’efficacia assistenziale vorremmo cercare di introdurre, dove necessario, o di rafforzare, laddove già esistono, modelli di cura che pongano il paziente veramente al centro dell’attività clinica. Ma per fare questo bisogna apportare profonde innovazioni nella cultura, nella pratica e nelle infrastrutture che possono essere riassunte in alcune parole chiave: la medicina partecipativa che promuove l’educazione del cosiddetto “paziente esperto” (più consapevole e autodeterminato nell’attuazione del proprio programma terapeutico, con evidenti vantaggi in termini di recupero della propria salute); la misurazione dell’appropriatezza, degli esiti e del timing dei trattamenti; l’integrazione multidisciplinare e interprofessionale finalizzata all’attuazione di percorsi assistenziali completi. In questo senso, quindi, SISQT cercherà di guardare al di là degli standard sanitari convenzionali e individuerà percorsi che soddisfino il paziente come “oggetto” ma anche e principalmente come “soggetto” di cura.

Lei pensa che il miglioramento degli standard di qualità e sicurezza, oltre ad essere un valore per il paziente, possa contribuire ad incrementare il numero delle donazioni?

Senza donazione non esiste trapianto e la donazione è un atto assolutamente altruistico, anonimo e gratuito. La donazione avviene nel momento in cui i cittadini hanno fiducia nel proprio sistema sanitario tanto da toccarne con mano i benefici per sé e per la comunità. L’attivazione di logiche di solidarietà esigono quindi che dall’altra parte medici, strutture e componenti politiche siano in grado di valorizzare e utilizzare al meglio il “biologico donato” sia esso organo, sangue o tessuto. Questo avviene se c’è un’evoluzione costante ed omogenea delle conoscenze scientifiche e delle prestazioni sanitarie ed è il motivo per il quale esistono ancora oggi in Italia delle differenze di tassi di donazione tra le regioni. La sfida che ci attende è forse più ardua di quella che ha segnato l’avvio del Sistema trapianti, poiché si tratta di far transitare tutti gli elementi strutturali che compongono la rete trapiantologica verso una fase di piena maturità e di inserire il mondo dei trapianti nel profondo del contesto sociale e sanitario.

da SISQT