Il monitoraggio continuo migliora il controllo?

Secondo un gruppo di ricercatori australiani la regolazione dell’insulina pilotata dal monitoraggio continuo sembrerebbe non avere effetti migliori sul controllo dello zucchero (il glucosio) nel sangue in alcuni bambini con diabete di tipo 1 rispetto a quelli ottenuti con il monitoraggio intermittente effettuato sulla punta delle dita: questo quanto pubblicato sulla rivista Diabetes Care di luglio.

L’autore principale, il Dott. Kylie ha annunciato alla Reuters Health che il monitoraggio continuo del glucosio “può costituire un utile strumento clinico, ma è possibile ottenere miglioramenti simili in alcune popolazioni con un controllo frequente effettuato sulla punta del dito e una migliore supervisione. Sono necessari ulteriori esperimenti per identificare quali sottogruppi possano ricavare maggiori benefici da questa tecnologia”.

Il Dott. Yates, WetMead e i colleghi del Children’s Hospital fanno notare che uno degli ostacoli per un miglior controllo glicemico nel diabete consiste nel fatto che un controllo intermittente fornisce profili limitati del glucosio.

Per determinare se un sistema continuo possa raggiungere migliori risultati, i ricercatori hanno studiato 36 bambini. Tutti i soggetti presentavano livelli leggermente elevati di glucosio ed erano sotto trattamento intensivo per il diabete con microinfusore oppure con iniezioni di insulina.

I bambini sono stati assegnati casualmente per ricevere modifiche alla terapia insulininica ogni 3 settimane sulla base dei risultati di un monitoraggio continuo di 72 ore del glucosio oppure un monitoraggio intermittente con punture sul dito.

Dopo 3 mesi, è stato riscontrato un miglioramento significativo nei livelli di glucosio in entrambi i gruppi, ma nessuna differenza fra i due sottogruppi.

Un leggero livello di zuccheri nel sangue, o ipoglicemia, è stato riscontrato come “molto comune” in entrambi i gruppi, la riduzione in livelli elevati di zuccheri nel gruppo sottoposto a monitoraggio continuo è stato ottenuto “al costo di una durata maggiore dell’ipoglicemia”.

Secondo i ricercatori anche se il monitoraggio continuo può essere di aiuto per alcuni gruppi di pazienti, non sembra offrire alcun vantaggio in quei pazienti che sono ragionevolmente autocontrollati.

I gruppi specifici da individuare, ha aggiunto Yates, potrebbero essere diabetici con livelli costantemente elevati di glucosio o con frequenti episodi di ipoglicemia.

 

 

 

Di David Douglas

(Reuters Health)

19 luglio 2006