Grasso rischio

In principio è la fame. Ma se mettete insieme l’ipernutrizione, la sedentarietà e un discreto numero di geni che funzionano a modo loro, avrete come risultato i due problemi di salute più importanti della società post industriale: diabete e obesità.

Quale insorga prima è argomento di ricerca e discussione lontane dalla soluzione, di sicuro le due nel corso della loro storia naturale s’incrociano al punto che gran parte delle persone sovrappeso o francamente obesa diventa diabetica, così come il 95% dei diabetici non insulino-dipendenti ha seri problemi di peso.
Fu Joslin, il padre della diabetologia, a ipotizzare per primo negli anni Venti un’associazione non casuale tra obesità e diabete di tipo 2. In seguito le evidenze ottenute da migliaia di studi hanno portato alla nascita di una nuova entità scientifica, la “diabesità”, in nome di quel legame che unisce le due patologie e sul quale si incentra il VII Congresso nazionale “Diabete-Obesità” in corso oggi a Milano.

L’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unione Europea hanno lanciato l’allarme, siamo di fronte a due emergenze mondiali di sanità pubblica difficili da gestire anche se conosciamo sulla loro origine e sui meccanismi etiopatogenetici molte più cose che in passato. Ingrassare è facile e non fanno paura quei chili che si accumulano dolcemente, il diabete non viene avvertito come pericoloso se non quando è troppo tardi e l’attività fisica per molte persone è un fastidioso appuntamento.

La disponibilità di cibo al contrario è in continuo aumento. Le aziende e le multinazionali dell’alimentazione dichiarano che nessun alimento è dannoso per se, dipende dall’uso che se ne fa, anche se alcune si rendono conto della situazione e sono obbligate a frenare su grassi e additivi.

“Noi produciamo latte, yogurt e formaggi utili al miglioramento della digestione, alla crescita dello scheletro e al buon mantenimento delle ossa”, racconta Graziella Lasi, responsabile certificazione prodotto della Granarolo, “nonostante questo abbiamo promosso una serie di progetti per sensibilizzare pediatri, genitori e insegnanti sull’importanza dell’attività fisica e di uno stile di vita consapevole tra i ragazzini”.

“L’obesità non è nemmeno un problema dei medici ma sociale, secondo alcuni”, dice Antonio E. Pontiroli, endocrinologo e presidente del Convegno, “recenti modelli permettono di descrivere in maniera precisa come si sviluppa la resistenza all’insulina nei soggetti obesi e diabetici, le osservazioni sul primate Papio hamadryas, (nella foto) un babbuino che vive in Texas, spiegano le interazioni tra diabete e obesità del tutto sovrapponibili a quelle umane. Resta da capire quanto ancora potremo fronteggiare il diabete e l’obesità con le armi a disposizione”.

“La nostra attenzione ora è rivolta anche ad una evenienza relativamente nuova”, aggiunge Pontiroli, “che riguarda la possibilità di intervenire sul diabete attraverso la correzione chirurgica dell’obesità, opportunità affascinante per la quale sono in atto sperimentazioni e valutazioni in termini di costo/beneficio”. Una certezza è la centralità che l’obesità ha assunto nella stessa definizione di sindrome metabolica.

“In anni recenti la diagnosi di sindrome metabolica si faceva in base alla coesistenza di due o più fattori di rischio: diabete, ipertensione o fumo, sovrappeso o ipercolesterolemia”, spiega Michele Carruba, direttore del Centro studi e ricerche sull’obesità all’Università di Milano, “ora la International Diabetes Federation ha stabilito che una sindrome metabolica è definita tale quando al sovrappeso o all’obesità si aggiungono altri due fattori di rischio, in ogni caso essa comporta un aumento del rischio tumori e malattie cardiovascolari”.

La storia del peso fa la differenza come pure la fanno i difetti metabolici che ad esso si correlano in un crescendo perverso di tessuto adiposo che si accumula e di glucosio che non viene più utilizzato.

Conclusione, il cervello si allerta e scatta la fame. In attesa di capire se considerare l’obesità una malattia, un fattore di rischio importante o entrambi assisteremo con ogni probabilità all’avvento della chirurgia metabolica capace di bloccare quella cascata di eventi che porta ad esaurimento il pancreas.

 

di Mariapaola Salmi

da Repubblica.it, Supplemento Salute