Chetoacidosi diabetica in aumento con gli inibitori dell’SGLT2

Gli inibitori del cotrasportatore sodio/glucosio di tipo 2 (SGLT2) raddoppiano il rischio di chetoacidosi diabetica rispetto agli inibitori della dipeptidil-peptidasi 4 (DPP-4). Sono le conclusioni del più grande studio condotto fino ad ora sull’argomento e pubblicato di recente mediante un comunicato sul the New England Journal of Medicine.

“Al momento della prescrizione e per tutta la durata della terapia è necessario considerare l’aumento del rischio di chetoacidosi diabetica con gli inibitori dell’SGLT2” hanno specificato i ricercatori, con a capo il dottor Michael Fralick, del Brigham and Women’s Hospital, Boston, Massachusetts, che hanno anche fatto sapere che nei pazienti diabetici, trattati con questa classe di farmaci, l’ospedalizzazione per chetoacidosi diabetica non era molto frequente.

Ampio studio sulla chetoacidosi
L’obiettivo dello studio era quello di valutare il rischio di chetoacidosi diabetica dopo l’inizio della terapia con un inibitore dell’SGLT2. 

Per tale scopo è stato utilizzato un grande database americano (Truven MarketScan), identificando una vasta coorte di pazienti adulti (≥ 18 anni) che avevano iniziato il trattamento con un inibitore dell’SGLT2 o un inibitore della DPP4 tra il 1 ° aprile 2013 e il 31 dicembre 2014, cioè prima dell’allarme lanciato dall’FDA (Food and Drug Administration) nel Maggio 2015. 

Nello specifico sono stati identificati 50.220 pazienti riceventi una nuova prescrizione di un inibitore dell’SGLT2 e 90.132 riceventi una nuova prescrizione di un inibitore della DPP4.
I pazienti che ricevevano l’inibitore dell’SGLT2 erano più giovani e presentavano meno malattie coesistenti rispetto all’altro gruppo di trattamento ma avevano maggiore probabilità di ricevere insulina. 

Dallo studio sono stati esclusi pazienti affetti da HIV, malattie renali allo stadio finale, cancro, diabete di tipo 1 o trascorsi di chetoacidosi diabetica.
L’outcome primario utilizzato era l’ospedalizzazione per chetoacidosi diabetica entro 180 giorni dall’inizio della terapia farmacologica. 

I ricercatori hanno fatto sapere di aver scelto gli inibitori della DPP4 come farmaci per il confronto poiché sono utilizzati in modo analogo come trattamento secondario per il diabete ma non hanno alcuna associazione con la chetoacidosi diabetica.

Dati significativi prima e dopo aggiustamenti
L’ospedalizzazione per chetoacidosi era di 4,9 per 1000 anni-persona con gli inibitori dell’SGLT2 rispetto a 2,3/1000 con il trattamento degli inibitori della DPP4 (Hazard ratio: 2,1).
Anche dopo aggiustamenti per età, comorbilità, uso di altri farmaci, utilizzo di assistenza sanitaria, il rischio di ricovero per chetoacidosi diabetica, con inibitori dell’SGLT2 vs inibitori della DPP4, è rimasto significativo a 180 giorni (4,9 vs 2,2; Hr: 2,2), così come a 30 giorni (7,5 vs 3,3; Hr: 2,3) e a 60 giorni (5,6 vs 2,3; Hr: 2,5).

Il rischio a 180 giorni era anche significativamente più alto con gli inibitori dell’SGLT2 nei pazienti diabetici che non assumevano insulina (2,5 vs 1,0; Hr: 2,5).
“Abbiamo riscontrato un raddoppiamento nel rischio di chetoacidosi diabetica che sembra spaventoso ma il rischio assoluto è piuttosto piccolo” ha commentato il dottor Fralick, aggiungendo “penso ancora che questa sia una buona classe di farmaci e per certi pazienti continuerà ad esserlo”. 

Nonostante i risultati ottenuti, il dottor Fralick nel complesso sostiene l’uso di questa classe di farmaci, visti anche i recenti risultati dello studio EMPA-REG OUTCOME (Empagliflozin Cardiovascular Outcome Event Trial in Type 2 Diabetes Mellitus Patients) che mostrano una riduzione delle morti per cause cardiovascolari oltre alla protezione renale nei pazienti trattati con empagliflozin, ma suggerisce un rigoroso monitoraggio dei pazienti dopo l’inizio della terapia con un inibitore dell’SGLT2.

I ricercatori sostengono che ci sia ancora molto lavoro da svolgere soprattutto per identificare i fattori di rischio; nel frattempo il gruppo sta utilizzando lo stesso database per esaminare il rischio di amputazioni con canagliflozin.

Fralick M. et al. Risk of Diabetic Ketoacidosis after Initiation of an SGLT2 Inhibitor. N Engl J Med. 2017 Jun 8;376(23):2300-2302. doi: 10.1056/NEJMc1701990.
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Da PHARMASTAR.IT

 

 

 

 

NdR: I farmaci della famiglia degli  inibitori SGLT2 sono:
Dapagliflozin: Forxiga
Canaglifozin:  Invokana
Empagliflozin: Jardiance