Categoria: Complicanze

Diabete tipo 2, dimagrire non basta per ridurre il rischio cardiovascolare

La semplice perdita di peso, da sola, non è sufficiente a ridurre il rischio di eventi cardiovascolari nei pazienti adulti con diabete di tipo 2 (DT2) obesi o in sovrappeso. È questo il verdetto dello studio Look AHEAD, uno studio multicentrico randomizzato appena presentato al congresso dell’American Diabetes Association  (ADA),

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Un farmaco per la pressione alta aiuta a proteggere le persone con diabete dalla nefropatia diabetica fin dall’inizio della malattia

Come è noto una delle principali e più gravi complicanze del diabete (se non tenuto sotto controllo) è la comparsa dell’insufficienza renale che porta, nei casi più gravi, anche alla dialisi. Da tempo è noto che due classi simili di farmaci per la pressione (i cosiddetti ACE-inibitori ed i sartani)

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Nature Medicine: un analogo dell’ormone GLP-1 (gia’ usato per la terapia del diabete tipo 2) riduce anche la pressione

Un gruppo di ricercatori canadesi e giapponesi ha dimostrato che un analogo del GLP-1, farmaco di recente introdotto nella cura del diabete mellito di tipo 2, sarebbe in grado di ridurre la pressione arteriosa. Gli esperimenti condotti in topi hanno dimostrato che questo farmaco si lega a dei recettori presenti

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PUFA ritardano il danno renale nei diabetici

La somministrazione di acidi grassi poliinsaturi omega 3 (PUFA) in pazienti diabetici di tipo 2 con evidenza di iniziale danno renale sembra essere protettiva nell’evoluzione del danno stesso. Questo risultato importante è in fase di pubblicazione sulla rivista Diabetes Care.Questo studio randomizzato, controllato e con crossover aveva lo scopo di valutare

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Postmenopausa e diabete di tipo 2: raloxifene riduce il rischio fratturativo ma anche quello cardiovascolare

Secondo uno studio giapponese pubblicato sul Journal of Bone and Mineral Metabolism, il trattamento di donne in menopausa affette da diabete di tipo 2 con raloxifene – modulatore selettivo dei recettori per gli estrogeni (SERM) – riduce la colesterolemia-LDL e l’omocisteinemia, senza alterare il metabolismo glucidico, indicando un potenziale miglioramento sia

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Ridotta progressione dell’aterosclerosi nel diabete di tipo 2 grazie agli inibitori della DPP-IV

La ridotta frequenza di escursioni della glicemia determinata dalla somministrazione di inibitori della DPP-IV – secondo uno studio della Seconda Università di Napoli, pubblicato online su Atherosclerosis – può ridurre la progressione del processo aterosclerotico in pazienti con diabete di tipo 2, probabilmente attraverso la diminuzione, ogni giorno, dell’infiammazione e

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Diabetici infartuati, la variabilità glicemica durante trattamento insulinico non è un fattore prognostico negativo

Nei pazienti affetti da diabete di tipo 2 colpiti da infarto miocadico acuto (Ima) il rischio a 1 anno di morte, reinfarto o ictus non è in relazione alla variabilità glicemica, potenziale effetto di un trattamento insulinico per il controllo glicemico. In particolare, la variabilità glicemica nelle fasi iniziali di

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In diabete tipo 2 occhio a fluttuazioni glicemiche

Per il paziente diabetico gestire efficacemente la sua patologia significava sino ad oggi ridurre i livelli di glicemia. Ma negli ultimi anni la ricerca ha messo a fuoco un nuovo parametro, che si concentra sulle fluttuazioni glicemiche, con un’attenzione particolare al suo andamento ‘a picchi e valli’. Nel paziente diabetico, infatti, la quantità di glucosio nel sangue

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Controllo glicemia e aspirina

Un diabetico su tre è resistente agli effetti dell’aspirina, che viene consigliata a quasi tutti questi pazienti per contenere il rischio, per loro elevato, di infarto e ictus. Ricercatori dell’università di Torino hanno scoperto che è possibile ridurre questa resistenza grazie a un miglior controllo della glicemia. Lo studio è stato presentato al congresso dell’European Association for the

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In pazienti con ‘diabete 2’ esercizio migliora il cuore

Il sistema cardiovascolare dei pazienti con il diabete di tipo 2 invecchia precocemente, ma puo’ essere “ringiovanito” con l’attivita’ fisica. Lo ha scoperto uno studio dell’Universita’ del Colorado che verra’ presentato al meeting Integrative Biology of Exercise. La ricerca ha passato in rassegna tutti gli studi precedenti sul tema, scoprendo

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