Antidiabetico contro i tumori al seno: parte il test su sedicimila italiane

Prevenire il tumore al seno nelle donne sane grazie all’azione di un antidiabetico. È la sfida del Progetto Tevere, una ricerca scientifica voluta dall’Istituto Regina Elena di Roma e dall’Istituto nazionale dei tumori di Milano, finanziata anche dal ministero della Salute. La sperimentazione, che inizia proprio in questi giorni e si concluderà tra cinque anni, sarà condotta su 16mila donne sane. Ce ne parla la professoressa Paola Muti, direttore scientifico dell’Istituto, in occasione della giornata delle Arance della salute, l’evento che ogni anno l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) promuove per raccogliere fondi da destinare alla ricerca.

Professoressa Paola Muti, perché il progetto Tevere?
“Il nostro obiettivo è riuscire a trovare la strada della prevenzione primaria, cioè impedire che le donne sane contraggano il cancro della mammella. In uno studio del 2004 abbiamo riscontrato che c’è una forte correlazione tra squilibri metabolici, come livelli di insulina alti, trigliceridi alti, pressione alta, e bassi livelli di colesterolo ‘buono’, e il rischio di contrarre la malattia. In particolare, alti livelli di glicemia nel sangue, compresi nel range di normalità, hanno indotto il rischio di ammalarsi di tumore. La nostra sfida adesso è di testare un antidiabetico che possa ‘riparare’ questi difetti del metabolismo, prevenendo così sia il tumore della mammella sia l’insorgenza di malattie cardiovascolari nelle donne in menopausa”.

Migliorare l’alimentazione non basta a fare prevenzione?
“Adottare uno stile di vita sano e aumentare l’attività fisica sono fondamentali per arginare il rischio di malattie cardiovascolari e tumori. Ma abbiamo riscontrato che in molte ricerche scientifiche condotte per testare gli effetti di una sana alimentazione nella prevenzione delle patologie oncologiche, le donne prese in esame, durante lo studio, seguono sempre meno le regole alimentari corrette. In altre parole, l’aderenza alla terapia diminuisce nel tempo. Per questo siamo convinti che il tumore si combatta a tavola, ma anche con una terapia farmacologica. E abbiamo deciso di usare un vecchio farmaco, un antidiabetico di largo consumo, la metformina, per ridurre il rischio di ammalarsi di cancro della mammella”.

Quali sono le caratteristiche del campione?
“Abbiamo arruolato 16mila donne, tutte sane e in menopausa da almeno 12 mesi. L’età è compresa tra i 45 e i 74 anni. Tra queste 8mila assumeranno la metformina, 8mila un placebo. Lo studio è in ‘cieco’ per cui le partecipanti dovranno prendere una o due compresse al giorno senza sapere se contengano il principio attivo o meno. Successivamente si presenteranno periodicamente alla visita presso il proprio centro di reclutamento, fino alla fine dello studio”.

Questo farmaco può avere effetti negativi?
“La metformina è un antidiabetico molto conosciuto e spesso somministrato a pazienti affetti da condizioni croniche connesse ai tumori al seno quali, ad esempio, il diabete di tipo 2, elevati livelli di androgeni ed estrogeni, alterato metabolismo del glucosio. Inoltre è un farmaco ad ampio spettro, con pochissimi effetti collaterali. Si possono manifestare disturbi gastrointestinali nel 5-20% dei pazienti, ma questi tendono a sparire spontaneamente nel corso della terapia. Insomma, la metformina in campo oncologico potrebbe ricoprire lo stesso ruolo della ‘cardioaspirina’ (il suo effetto anticoagulante è un’arma contro i disturbi cardiovascolari), e prevenire la malattia grazie alla sua azione riparatrice nei confronti dei difetti metabolici”.

In attesa che si valuti l’effetto della metformina sulla salute, qual è l’arma più efficace per fare prevenzione contro i tumori al seno che in Italia colpiscono ogni anno 38mila donne?
“Intanto è stato dimostrato che è importante limitare l’assunzione di alcool, controllare l’aumento di peso in menopausa (e non solo) e ridurre al massimo l’assunzione di grassi saturi e zuccheri raffinati nella dieta. È inoltre importante per la diagnosi precoce, sottoporsi con regolarità ai controlli, come visita senologica, autopalpazione, mammografia. Non bisogna dimenticare che prima viene scoperto il tumore, maggiore è la probabilità che sia di dimensioni limitate e maggiori sono le possibilità di guarigione”.

 

di ADELE SARNO

da Repubblica.it  Salute