Africa nuovo mercato emergente per le Big Pharma

Per le aziende farmaceutiche, l’Africa sta assumendo una nuova connotazione. Insieme con la sua crescita economica, anche il cambiamento che si sta verificando nell’impatto delle diverse malattie sta attirando l’attenzione di diverse Big Pharma. Infatti, si stanno aprendo nuove opportunità per il trattamento di malattie croniche che affliggono le classi medie, e non si tratta più solo di vendere farmaci contro malattie infettive.
L’aziende europee, in particolare, sperano di raccogliere risultati investendo presto in una regione in cui molte di loro hanno già storici legami commerciali.
Una di queste è Sanofi. Nonostante le violenze in Mali e Algeria abbiano occupato le prime pagine dei giornali nelle ultime settimane, l’azienda francese, che è la multinazionale del farmaco con le maggiori vendite in Africa, sta portando avanti la costruzione di un nuovo impianto produttivo in Algeria, che andrà ad aggiungersi ai due già esistenti. “L’Africa sta diventando un mercato estremamente interessante e continueremo a espandere la nostra presenza commerciale in quel continente” ha dichiarato a Reuters l’amministratore delegato Chris Viehbacher.
Secondo i dati dell’IMS, la spesa farmaceutica in Africa dovrebbe toccare quota 30 miliardi entro il 2016, spinta da un tasso di crescita annua pari al 10,6%, secondo solo a quello dell’Asia e in linea con quello dell’America Latina. Le stime degli analisti prevedono poi più che un raddoppio del mercato entro il 2020, che dovrebbe passare dai livelli attuali ai 45 miliardi di dollari.
Anche se è probabile che rimanga un mercato di nicchia, si prevede che l’Africa continuerà a crescere nel prossimo decennio, mentre l’Asia e l’America Latina cominceranno a raggiungere la maturità.
Per Joe Jimenez, ad di Novartis, a rendere attraente l’Africa sono le sue potenzialità di agire come copertura al rallentamento della crescita a lungo termine nei consolidati mercati emergenti. “Stiamo pensando attentamente a ciò che accadrà quando questi mercati inizieranno a rallentare, perché non continueranno a crescere al ritmo attuale, e un’area sui cui stiamo puntando l’attenzione è l’Africa” ha dichiarato il top manager.
La crescita del mercato africano sarà alimentata dalla crescente ricchezza economica e dalla domanda in aumento di terapie per le malattie croniche di cui soffrirà la classe media della popolazione, sempre più urbanizzata.
Secondo le previsioni della Banca Mondiale, le malattie non trasmissibili, come le malattie cardiache, quelle polmonari, il diabete e il cancro, saranno responsabili entro il 2030 del 46% di tutti i decessi nell’Africa sub-sahariana, contro il 28% del 2008.
È un cambiamento notevole per l’industria farmaceutica, il cui ruolo principale, in Africa, è stato finora la fornitura di farmaci per il trattamento di malattie infettive come la malaria e l’HIV, spesso, per giunta, a scopo umanitario, e non di lucro.
Tuttavia, espandere la propria presenza in Africa e cercare di sfruttare questo promettente mercato, per le multinazionali occidentali significa anche dover affrontare una marea di ostacoli sotto forma, per esempio, di burocrazia, corruzione e mancanza di regolamentazione e infrastrutture. “Spesso in Africa mancano le competenze necessarie, la formazione, i legami tra università e industria, il quadro normativo,”, ha dichiarato Christoph Spennemann, un esperto legale in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo.
Altro ostacolo, le aziende occidentali dovranno anche fronteggiare la concorrenza dei farmaci a basso prezzo importati dall’India e dalla Cina, il cui volume è più che raddoppiato negli ultimi anni. I produttori indiani hanno fatto breccia in particolare nell’Africa anglofona, mentre le imprese cinesi hanno beneficiato di progetti sanitari finanziati dalla Cina in tutto il continente.
GlaxoSmithKline (GSK), multinazionale inglese la cui presenza nel Continente nero risale al 1971, intende affrontare il problema focalizzando l’attenzione sui volumi piuttosto che sui profitti e si è posta come obiettivo di quintuplicare i volumi in 5 anni in questa regione, accettando una riduzione dei prezzi.
GSK sta scommettendo anche sull’aumento delle vendite dei prodotti da banco (OTC) e prevede di aumentare la propria partecipazione nella sua unità nigeriana di prodotti di consumo, che vende l’antidolorifico Panadol e il dentifricio Sensodyne, portandola all’80%, con un accordo da 98 milioni di dollari 
Questo approccio di ampio respiro che spazia dai farmaci su prescrizione a quelli OTC riflette la struttura disomogenea del mercato africano. Da un lat , si sta assentendo nelle grandi città all’emergere di una classe media benestante, sempre più in grado di permettersi di pagare i farmaci occidentali, compresi quelli più  moderni, che possono costare decine di migliaia di dollari. In Angola, per esempio, i due terzi delle opportunità di mercato per il comparto farmaceutico si trovano nella capitale Luanda. Dall’altro, questi nuovi cittadini sono ancora in inferiorità numerica rispetto alla massa di persone che vivono in aree rurali caratterizzate da estrema povertà e con servizi sanitari molto limitati.
Due delle grandi città africane in più forte crescita per quanto riguarda le  vendite di farmaci sono Lagos e Il Cairo. Un’altra è Algeri, attualmente una priorità per Sanofi, che è presente in Africa dal fin dal 1953. La società francese gestisce già due impianti in Algeria e sta investendo 70 milioni di euro nella costruzione di un terzo stabilimento, nella periferia della capitale. Viehbacher ha detto che l’azienda sta portando avanti il progetto, nonostante la recente crisi degli ostaggi in Algeria, perché i due impianti già esistenti semplicemente non sono in grado di far fronte alla domanda locale.

 

 

da PHARMASTAR