4 mln italiani obesi, 156 morti al dì per conseguenze chili di troppo

Una vera e propria epidemia che coinvolge ormai milioni di persone del Belpaese. Circa un italiano su tre, infatti, è sovrappeso (34,2%), mentre uno su dieci è obeso (9,8%). Questi gli allarmanti dati sull’Italia ‘extralarge’ diffusi oggi dagli esperti intervenuti al policlinico Umberto I di Roma in occasione della presentazione del progetto ‘Dai peso al peso’. Sovrappeso e obesità stanno diventando una vera e propria piaga per le società occidentali, sia in termini sanitari che socio-economici. Solo nel nostro Paese, ad esempio, ogni giorno sono 156 le persone che perdono la vita per le conseguenze dei chili in più: dunque circa 57 mila persone l’anno muoiono per malattie attribuibili all’obesità. E se gli adulti ‘ciccioni’ sono circa 4 milioni in Italia (+25% rispetto al 1994), le persone in sovrappeso sono addirittura 16 milioni.

Nel nostro Paese solamente un cittadino su due (53,8%) è normopeso, tutti gli altri hanno problemi con bilancia e alimentazione: il 34,2% è in sovrappeso, il 9,8% è obeso, il 3,6% è sottopeso. “L’obesità interessa in ugual misura uomini e donne – sottolinea Giuseppe Rossano, direttore del Centro di ricerca clinica del San Raffaele di Roma – ma le differenze di genere sono più marcate per quanto riguarda le persone in sovrappeso, dove la percentuale degli uomini è più alta rispetto a quelle del gentil sesso”. Il picco maggiore di obesità si registra nel Meridione (11,4%) rispetto al Nord-Ovest (7,5%), con valori allarmanti nella città di Napoli, specialmente tra i giovani. “I più a rischio – chiarisce Rossano – perché ormai praticano sempre meno attività fisica e trascorrono gran parte del loro tempo davanti a televisione e playstation”. Ma l’obesità non è solamente una ‘malattia da ricchi’, come sostiene Stefano Vella, direttore del Dipartimento del farmaco all’Istituto superiore di sanità. “E’ un luogo comune che va sfatato – dice Vella – perché l’obesità è un problema che coinvolge tutti. Basti pensare a quelle fasce di popolazione più svantaggiate dal punto di vista socioeconomico – conclude – che tendono a consumare più carne e grassi rispetto a frutta e verdura”.