Una storia normale

E’ una storia normale, ma non troppo. C’entra il diabete? In pieno. Ma nemmeno tanto.

Io sono così caratterialmente, moralmente, affettivamente.
Crescendo, maturando con quello sconosciuto, poi odiatissimo e (purtroppo) accettato (per forza) nemico (il famoso diabete tipo1) ci siamo “plasmati” a vicenda.

Mi vien da sorridere, ripensandoci ora, ma allora, circa 30 o più anni fa non era proprio così. Si sono modificati negli anni le necessità, gli interessi le conoscenze, le patologie si sono moltiplicate.
In particolare quelle metaboliche, al passo coi tempi. Sono stati fatti enormi passi avanti sia in campo medico-terapeutico-diagnostico, che a livello di ricerca. Allora non c’era la cultura dei diabete, o forse troppi medici trattavano con superficialità certi disturbii. Oggi l’affezione è in primo piano, allora, anche se non sono poi così tanti anni, era in ombra.

Vi racconto questa mia semplice storia (vorrei fosse chiaro che non ho tantissimi anni. 46). Non vorrei però annoiarvi, o che vi aspettaste chissà che.
Non ho avuto eventi catastrofici ed ho potuto vivere splendide avventure, causa diabete: prima tra tutte la famiglia.
Ma, ripensandoci, ho sperimentato le sintomatologie più specifiche ed in parte anche le conseguenze proprio negli anni più belli della vita di ogni uomo.

Mi riferisco all’adolescenza, quando si fanno tanti progetti. Quegli strani sintomi io cercavo di nasconderli da ragazzina. C’era sempre qualcosa di più importante da realizzare.
Ho dei flash appena sfuocati di me, appena quattordicenne: ricordo parecchi episodi di malessere, i sintomi classici di un’affezione che non sapevo quasi neppure esistesse. Stanchezza, spossatezza, come era possibile? E le più diverse vicissitudini del mio corpo. “e’ nervosa” si diceva. “studia troppo” E intanto succhiavo i torroncini che mi erano stati regalati per Natale.
Ma avevo tanta, troppa volontà: dovevo riuscire!
Ricordo ancora la maturità classica. Accidenti. “una Ferrari che non carbura” mi era stato detto dopo, da un medico quando ho saputo i miei problemi.
Ma intanto ce l’avevo fatta.

Poi la diagnosi, l’uso di quella sciagurata insulina, le continue regole che io stessa mi ponevo e che praticamente mai riuscivo a rispettare. Orari stabiliti. Come potevo?
Poi l’amore.
Si era fatto sotto, quello che sarebbe diventato un giorno mio marito quando aveva saputo che ero stata in ospedale. E poi…. Quanti the di mezzanotte abbiamo preso insieme…. (lo zampino del diabete c’è stato anche qui)

E la tesi sperimentale, proprio come si comanda ad un buon biologo. Poi la laurea. Poi…….
Poi Qualcuno che certamente mi ha sempre tenuto la mano sul capo. E ancora adesso.

E’ una storia normale talmente normale che davvero temo di annoiarvi. Qui però viene il bello, almeno, uno dei tanti “belli” che mi sono capitati….

Poco dopo la laurea trovai probabilmente il tempo per rendermi conto e quindi indagare su certi sintomi avvertiti. Il visus era quello che era, in più una ridotta sensibilità ai colori e, per andare nel difficile, pallore della papilla oculare.
Subatrofia dei nervi ottici ed altro ancora. Poteva essere, secondo alcuni specialisti (un pò troppo specialisti) una sindrome degenerativa molto grave di tipo nervoso, oltre al diabete noto.
Non vi dico altro tranne che mi rifiutai categoricamente di effettuare prelievo lombare e “se devo morire non voglio saperlo troppo presto” pensai, cercando di dimenticare.
E la penso ancora così.

Poi il matrimonio. Che stress!! (per fortuna che in linea di massima ci si sposa una volta sola) Tanti viaggi……….
Egitto, Austria, est Europa, Grecia , Turchia, India, Rajastan, la zona imperiale del Paese asiatico, dove quasi ci lascio le piume. Qui mi cibavo soltanto di riso, la dieta più normale. Sì,in teoria, ma il riso indiano è pù povero di quello occidentale, in più sicuramente certe escursioni, certe scene di povertà, miseria mi coinvolgevano non poco.
Ricordo una sera in camera d’albergo – la stessa in cui aveva dormito la regina Vittoria – un’ipoglicemia potente. Persi conoscenza. Ordinai una Coca Cola. Finalmente una bevanda ” normale” che mi tirò su…….

…..E l’anno dopo……. una telefonata improvvisa avvisava me e mio marito che una bimba di pochi mesi ecc. ecc. aveva bisogno di noi.
Fu un’emozione splendida, di livello elevatissimo.
Dovevamo dare una conferma immediata circa la nostra disponibilità ad accoglierla.

Non posso descrivervi tutto, anticipo solo che per motivi legati alle glicemie, per le complicanze già un pochino in atto, mi era stato sconsigliato tempo prima di avere figli naturali.
Avevamo portato avanti allora la domanda di adozione.
Esperienza sublime essere diventata mamma……in un momento inaspettato, sebbene ci avessi comunque sperato tanto…..

Il diabete? ma c’erano attimi arricchenti da vivere!! Così lui non esistava. Ma è per lui che esiste la nostra piccola, oggi quindicenne figlia. Mi ero trovata di colpo un frugoletto tra le braccia. Vi rendete conto? Un’esperienza sublime, che sta durando ancora.

Ed io ero sempre io, comunque. Non è che fossi guarita (le solite, regolari incombenze, che sapete)

Tempo dopo ricordo con piacere alcuni tratti di un bel viaggio in Patagonia, in mezzo ai bimbi dimenticati in una missione. Ci rincorrevano in cerca di carezze e ….. caramelle.

E poi Buenos Aires, Iguazzù, e sulle Ande, tra paesaggi maestosi, la corsa all’inseguimento di glicemie accettabili. Stavo bene, avevo troppo da vivere, da organizzare, da condividere. Ma forse bene non stavo troppo.

Poi il ritorno a casa, la routine, la scuola……. Poi i due tunnel carpali (accidenti)
Il primo ricovero al San Raffaele per vari disturbi. Conduzione nervosa? Le solite cose. Tra i diversi accertamenti non ne avevo eseguito uno, riferito specificamente ai reni, per mancanza di tempo. Per fortuna! Avrebbe rovinato tutto.

Subito dopo infatti, dati i continui malesseri, mi accorsi di essere incinta.
Proprio io? Magnifico! Timori? Ansie? no……. va bè sì, un pochino, sono stata seguita splendidamente e, devo ammetterlo, mi sono “seguita ” con puntiglio . Tanto.

Come vedete, cari amici che avete avuto la pazienza di leggere,anche in questo mio pezzo di “storia normale” il diabete non c’entra molto. Ma c’entra in pieno.

Roberta

 

 

Febbraio 2006