Sfida all’emergenza diabete

Dal congresso europeo un appello per una Giornata Onu e per politiche mondiali di prevenzione

Si apre oggi a Copenhagen e Malmoe il 42 congresso dell’European Association for the Study of Diabetes (EASD). L’edizione di Atene, lo scorso anno, ha raccolto quasi 15.000 partecipanti, da 100 paesi.
Di fatto il più grande consesso scientifico sul diabete organizzato al mondo. Per questo motivo, oltre che rappresentare un momento d’incontro e scambio d’informazioni sulle più importanti ricerche sulla malattia, costituirà un importante palcoscenico per un’iniziativa sui generis, che si pone l’obiettivo di promuovere l’attenzione verso ciò che sempre più drammaticamente rappresenta un problema di salute e sanità pubblica in tutto il mondo.

Si tratta della campagna “Uniti per il diabete”, promossa dall’International Diabetes Federation (IDF), che mira a una Risoluzione ONU che dichiari il 14 novembre, oggi Giornata mondiale del diabete osservata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’IDF, Giornata delle Nazioni Unite per il diabete. A questo riconoscimento dovrebbe aggiungersi un impegno formale delle Nazioni e dei programmi e fondi dell’organizzazione a promuovere iniziative di sensibilizzazione ed educazione, sviluppare politiche di prevenzione, di accesso alle cure e di sostegno alla ricerca medica.

L’iniziativa nasce dall’osservazione che il diabete ha raggiunto proporzioni allarmanti.
L’IDF, cui aderiscono AMD-Associazione Medici Diabetologi e SID-Società Italiana di Diabetologia, consorziate in Diabete Italia, stima oggi in più di 230 milioni nel mondo (il 5,7% della popolazione) le persone che convivono con la malattia. Il diabete si diffonde rapidamente e, contrariamente a ciò che si pensa, più nei paesi in via di sviluppo: sette delle dieci nazioni con il maggior numero di diabetici appartengono a questa categoria.

Di più: l’IDF prevede che entro il 2025 quasi l’80% di tutti i casi di diabete nel mondo si riscontrerà nei paesi a reddito basso o medio. E’ naturale pensare che se non si agirà per tempo, l’epidemia di diabete porterà gravi ripercussioni economiche, sociali e sanitarie proprio in quei paesi che meno avrebbero bisogno di ulteriori freni allo sviluppo.

Non è un caso che proprio i rappresentanti della Repubblica Popolare del Bangladesh stiano lavorando per promuovere la Risoluzione ONU.

Sono necessari: l”interesse da parte di almeno 20-30 Paesi membri, co-sponsor, e, successivamente, 96 voti in Assemblea Generale. Prima dell’estate Diabete Italia si è rivolta, a questo fine, al governo e ai parlamentari italiani.

La diabetologia italiana è considerata, sotto il profilo scientifico, una delle scuole di riferimento nel mondo; la nostra legislazione in materia è presa a modello in altri Paesi. Non solo, “l’epidemia” diabete si farà sentire anche nel nostro paese, che di conseguenza dovrà adeguare l’organizzazione sanitaria.

Crediamo, quindi, sia un preciso dovere dell’Italia impegnarsi per ottenere una forte presa di posizione dell’Onu, a beneficio dell’Uomo.

 

 

 

 

di Eleuterio Ferrannini * Umberto Valentini ** e Riccardo Vigneri ***

* Pres. EASD
** Pres. Diabete Italia
*** Pres. Eletto Diabete Italia

da Repubblica.it