Sanità, troppe spese per i pazienti con diabete

La fotografia scattata dal Primo Rapporto di Cittadinanzattiva sull’assistenza ai diabetici: un malato su tre è costretto a pagare di tasca propria visite, farmaci e presidi anche laddove esiste un servizio garantito dal Ssn.

Tempi duri per i diabetici. Soprattutto se a soffrirne sono cittadini con le ‘tasche vuote’. In Italia, se non si ha il conto in banca di Paperone, è infatti difficile poter gestire al meglio la patologia che, nell’80% dei casi, incide pesantemente sul bilancio familiare. Addirittura un diabetico su tre è costretto a pagare di tasca propria visite, farmaci e presidi anche laddove esiste un servizio garantito dal Ssn.

Ma i problemi non finiscono qui. I pazienti devono infatti fare i conti con liste di attesa troppo lunghe per le visite, pochi programmi di prevenzione e scarsa integrazione tra Centri di diabetologia e medici di famiglia, nonostante il 49% dei Centri sia dotato di linee guida per la gestione integrata del paziente con diabete. E’ la fotografia di un percorso a ostacoli quella scattata dal I Rapporto di Cittadinanzattiva sull’assistenza ai diabetici, presentato oggi a Roma nella sede del ministero della Salute.

L’indagine è stata condotta dalle sezioni locali del Tribunale per i diritti del malato e dalla Fand-Associazione italiana diabetici, che aderisce al Coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici (Cnamc) di Cittadinanzattiva. Sono stati monitorati 60 Centri di diabetologia (sui 628 esistenti), 292 pazienti, 292 medici di medicina generale, 8 responsabili regionali del Progetto Igea (Integrazione, gestione e assistenza per la malattia diabetica) dell’Istituto superiore di sanità.

Tra le principali difficoltà lamentate dai pazienti c’è sicuramente l’elevato esborso economico. Secondo il Rapporto, un diabetico su tre afferma di doversi sobbarcare buona parte del peso economico della patologia anche laddove esiste un servizio garantito dal Ssn. Le principali voci di spesa, segnalate da queste pazienti, riguardano i trasporti (42%) per circa 200 euro, le visite specialistiche (40%) con un esborso di 400 euro, i farmaci (34%) per 300 euro e presidi e ausili (17%) con ben 480 euro.

Per il Tdm, inoltre, i risultati della ricognizione “mettono in luce un fatto paradossale: Centro di diabetologia e medico di famiglia, pur rappresentando le due figure principali che hanno in cura il paziente, spesso non sono a conoscenza dell’esistenza di percorsi semplificati per ottenere le esenzioni. Con il rischio di lungaggini burocratiche per il paziente e limitando di fatto l’accesso ai benefici socio-economici previsti per la sua patologia”. I dati emersi dall’indagine in effetti parlano chiaro: il 19% dei Centri di diabetologia e il 21% dei medici di medicina generale dichiara di non essere a conoscenza dell’esistenza di procedure semplificate di accesso all’esenzione. E ancora, il 29% dei Centri e il 42% dei medici di famiglia sostiene che all’interno della propria azienda di riferimento non siano state messe in atto procedure di semplificazione.

Anche per quanto riguarda le visite annuali di controllo esiste una forte divergenza. Dall’indagine è infatti emerso che le visite cardiologiche e oculistiche sono effettuate dal 75-80% dei pazienti, mentre solo il 34% si sottopone con regolarità a una visita del piede, solo il 17% a una nefrologica, il 15% alla visita neurologica. Consulti necessari per evitare le complicanze del diabete. Fanalino di coda la visita psicologica, effettuata regolarmente solo dal 5% dei pazienti. Per il 26,82% dei malati il motivo è che il Centro non prevede una programmazione annuale delle visite, mentre il 24,90% dei pazienti sottolinea di non avere effettuato le visite poiché non era a conoscenza della necessità di doverle fare. Da segnalare inoltre che più del 18% dei diabetici non lo fa “a causa di liste di attesa troppo lunghe”, che più del 10% non effettua alcune visite perché si dimentica di fissare gli appuntamenti e perché non saprebbe come programmarle.

Tra gli aspetti negativi ‘fotografati’ dal Rapporto c’è poi sicuramente quello legato alla scarsa prevenzione delle complicanze legate al diabete. Solo il 53% dei pazienti dichiara di aver partecipato a programmi di prevenzione, che per lo più si concentrano su educazione alimentare e riduzione del peso. Il 40% ha invece aderito a programmi per il controllo della glicemia, mentre il 38% per la prevenzione della retinopatia. Ancora più bassi i livelli di partecipazione a programmi per proteggersi dai rischi legati alla gravidanza (12%), dai problemi dentali (8%), dalle vaccinazioni (17%) e dalla depressione (10%). Secondo il Tdm, “sebbene la metà dei medici di medicina generale (41%) e dei Centri (49%) abbia definito congiuntamente linee guida per l’assistenza integrata al paziente, ancora troppo pochi utilizzano la cartella clinica informatizzata (il 18,5% dei medici e il 35,5% dei Centri) che rappresenta il principale strumento per condividere il percorso di cura. In alternativa il Centro dovrebbe inviare al medico di base una relazione annuale sui pazienti con diabete, ma ciò viene fatto solo dal 48% dei Centri”. La mancata comunicazione fra medici di famiglia e Centri di diabetologia finisce con il confondere le idee ai pazienti. Il 48% sostiene di avere ricevuto messaggi contraddittori (sul trattamento da seguire, sui farmaci da utilizzare, sugli esami diagnostici cui sottoporsi) da parte dei diversi specialisti che lo hanno seguito.

Soltanto il 19% dei pazienti dichiara di avere avuto accesso negli ultimi due anni a corsi di formazione gratuita organizzati dal Centro diabetologico sul diabete e la sua gestione.

 

 

 

(Adnkronos Salute)

7 dicembre 2007