Quando l’incapacità è lo specchio dell’ignoranza sanitaria

Sassari, 6 giugno 2007

In merito alla lettera del Dr Fellin Prot. 880/DS indirizzata alle varie diabetologie della ASL 1 ci preme precisare quanto segue:

sembrerebbe essere già in atto una schedatura dei pazienti diabetici da parte della ASL 1, schedatura effettuata senza il consenso dei pazienti e le cui vere finalità, mai finora spiegate all’utenza ed agli operatori, sembrano trasparire dal contenuto della lettera del DR. Fellin.

Brevemente, nella suddetta lettera, cito testualmente, “la direzione richiama sinteticamente gli indirizzi generali che ha già proposto (a chi?) e che intende perseguire (Dio ce ne guardi!) in termini di politica sanitaria relativa alla assistenza al diabete” e prosegue “il programma in sintesi dovrebbe costituire la realizzazione di una sorta di patto tra il servizio sanitario ed il cittadini affetti da diabete. In questo patto la azienda si impegna a rispondere al bisogno di una offerta garantita in termini di prestazioni e di tempi di attesa. Il cittadino da parte sua accetta di adeguarsi ai percorsi proposti dalla azienda per avere le garanzie pattuite di prestazioni e di tempi e modalità”

Appare immediatamente evidente che un patto può essere stretto solo se entrambi le parti sono d’accordo, mentre in questo caso i cittadini, ovvero i pazienti diabetici non sono stati neppure interpellati e gli viene imposta dall’alto una situazione di fatto precostituita e non modificabile.

Nel tentativo di indorare la pillola il Dr. Fellin precisa che “il cittadino ovviamente è libero di scegliere dove ricercare la risposta. Se sceglie un suo percorso personale, al di fuori di quelli per così dire inclusi nel patto, lo potrà fare senza esigere il rispetto degli standards” il che tradotto in parole povere significa nella pratica “o mangi la minestra (come, quando e dove decidiamo noi) o salti la finestra”.

Proseguendo nell’amena anteprima del film felliniano (ce ne perdonerà il Maestro Federico) si evidenzia la motivazione della schedatura preliminare dei pazienti diabetici, perché il Direttore Sanitario spiega che “Nella visione dell’Azienda l’organizzazione più semplice per realizzare il patto proposto sarebbe di “assegnare” a priori, per così dire, i malati ai centri con un criterio determinato. In questo modo sarebbe possibile prevedere il carico di lavoro che si può riversare sul centro e stabilire le risorse per rispettare le garanzie di standards. Ciò comporta certamente qualche restrizione anche per il cittadino (questa l’abbiamo già sentita). Ma, come è gia stato anticipato, allo stesso cittadino ne deriva il beneficio della sicurezza delle prestazioni e dei tempi. In un assetto libero-imprevedibile (che si è venuto a creare ed a mantenere grazie alle complicità di chi?) è certamente più difficile e verosimilmente impossibile assicurare a tutti i malati gli standards concordati”. Insomma il succo del discorso sembrerebbe essere: cercate di capire che tutto quello che facciamo è per il vostro bene.

In conclusione, senza voler entrare nel merito delle 12 righe nelle quali viene descritta “la proposta organizzativa aziendale articolata” (12 misere righe su un totale di ben 3 deliranti pagine) ci sembra di essere tornati ai tempi del Ventennio Fascista con le schedature, la Legge sulla Razza e per ultimo la deportazione degli inferiori, con itinerari predestinati in base alla categoria di appartenenza, verso luoghi di “cura” prescelti.

Speravamo che i tempi fossero maturi per ricercare insieme l’inizio di una soluzione dei nostri problemi, sembrerebbe invece che alla ASL n° 1 abbiano optato direttamente per la famosa “Soluzione Finale” messa in atto da Hitler e dai suoi gerarchi.

Cordiali saluti

Il Presidente ADMS

Michele Calvisi

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