Podologi, oltre 7 mila italiani amputati l’anno in Italia

Amputazioni degli arti inferiori in aumento in Italia. Ben un diabetico su quattro soffre di piede diabetico e il 15% di ulcere. “Una complicanza che espone al pericolo amputazioni, aumentate progressivamente in Italia”. A lanciare l’allarme è Mauro Montesi, presidente dell’Associazione italiana podologi, alla vigilia del XXIII Congresso nazionale di Podologia che si terrà a Roma presso l’Hotel Crowne Plaza da domani al 13 aprile. I numeri parlano chiaro: nel 2003 sono stati dimessi dagli ospedali della Penisola 6.725 pazienti amputati, passati a 7.082 nel 2005, con 141.249 giornate di degenza totali, e una degenza media di 19,9 giornate a testa.

“La parola d’ordine è prevenzione – dice all’ADNKRONOS SALUTE Montesi – Abbiamo messo a punto un progetto per ridurre il numero delle amputazioni, con tre protagonisti ‘chiave’: medici di medicina generale, studi podologici accreditati e centri diabetologici”. La ‘ricetta’ per ridurre le amputazioni “parte dall’accreditamento degli studi podologici sul territorio – spiega lo specialista – e dall’attivazione di ambulatori podologici presso i Centri di diabetologia. Servono poi misure adeguate per attivare, sempre sul territorio, la collaborazione tra il podologo, il medico di medicina generale e lo specialista diabetologo, e infine l’inserimento all’interno di team diabetologici della figura del podologo”.

Solo in questo modo, assicura l’esperto, si possono ridurre fenomeni come l’interruzione dei trattamenti, che portano al deterioramento delle ulcere. “Inoltre – chiede con forza Montesi – occorre il riconoscimento nei Lea di alcune prestazioni podologiche relative al piede diabetico”. Non si tratta di pura teoria. “Il nostro progetto può essere realizzato a costo zero, se si tiene conto dei notevoli risparmi per il Ssn dovuti alla riduzione delle amputazioni e quindi delle giornate di degenza. Che attualmente comportano costi che si aggirano intorno a 70milioni di euro, comprese le spese di riabilitazione e le protesi”. Secondo lo specialista, occorre intervenire per frenare l’epidemia di amputazioni.

“E’ il momento di un forte intervento delle Istituzioni centrali e locali – dice Montesi – per correggere la strategia di assistenza, che oggi punta soprattutto sul ricovero ospedaliero”. Nel loro congresso, gli 800 podologi italiani rivendicano un aggiornamento del profilo professionale, “non più in linea con la formazione universitaria del podologo, e indietro rispetto a quanto accade in altri Paesi del Vecchio Continente”. In pratica, una laurea di cinque anni per l’evoluzione del podologo in podoiatra.

 

(Adnkronos Salute)

10 aprile 2008