Piede diabetico

Una persona con il diabete su sette soffre di piede diabetico, una sindrome nella quale neuropatia e arteriopatia congiurano impedendo ai tessuti di cicatrizzarsi o di combattere una infezione. Il rischio è che una lesione anche minima del piede si trasformi in necrosi e renda necessaria una amputazione. Meglio quindi prevenire.

Il piede è una delle parti ‘dimenticate’ del corpo. Ci si pensa di rado. In passato le persone beneducate se dovevano alludervi aggiungevano subito “con rispetto parlando”. Cautele e remore che nel caso della persona con il diabete possono avere conseguenze assai serie. “Guai a non parlare di piedi con il proprio diabetologo!”, avverte Claudio Lambiase, responsabile dell’Unità di Diabetologia distretto 99 presso l’‘Ospedale amico’ Gaetano Fucito di Mercato San Severino, in provincia di Salerno.
Il ‘piede diabetico’ è una sindrome che deriva dalla somma di due complicanze del diabete: la neuropatia, che toglie sensibilità alle estremità e soprattutto al piede, porta ad alterare la postura e rende insensibili a tagli, calli e ustioni. “Privo o quasi di sensibilità, il paziente si espone molto facilmente a lesioni e tagli”, spiega Lambiase 19 anni di esperienza in diabetologia. A quel punto interviene l’arteriopatia tipica di chi ha il diabete. Anni di scompenso glicemico (e magari anche di ipertensione, colesterolo e trigliceridi alti) danneggiano le arterie che scorrono nella gamba e i capillari del piede. “I tessuti sono poco irrorati, quindi i tagli non si cicatrizzano, le infezioni non sono facilmente combattute dalle difese naturali dell’organismo”, continua Lambiase che ha creato nell’Unità di Diabetologia da lui diretta un ambulatorio specializzato nella cura del piede diabetico. Il risultato è paradossale: un semplice taglio può portare alla necrosi, cioè alla morte dei tessuti, una infezione può estendersi gradatamente (e non sempre lentamente) a parti sempre maggiori del piede. “Interviene la gangrena e non di rado l’unica soluzione è amputare il piede del paziente”, afferma gravemente Lambiase. Solo una parte delle persone che soffrono di piede diabetico arriva a queste conseguenze, “ma non è una evenienza poi così rara”.

Chi rischia il piede diabetico?
Circa una persona con il diabete su sette. In particolare le persone che per lungo tempo hanno mal controllato la glicemia e che associano al diabete altri scompensi metabolici: pressione alta, trigliceridi e colesterolo alti per esempio.

Come combattere questa complicanza?
Il piede diabetico si combatte tanto meglio quanto più si previene. Se si riesce a mantenere stabilmente l’emoglobina glicata sotto il 7% queste complicanze quasi sicuramente non si sviluppano o non progrediscono.

E se invece il compenso resta scadente?
In ogni caso nel ‘pacchetto’ di esami che la persona con il diabete dovrebbe fare rientrano anche test specifici per rilevare la neuropatia diabetica. In ogni caso: le regole da seguire sono così semplici che mi sentirei di estenderle a tutti. Buttate via le scarpe strette o scomode, anche se di gran moda, i tacchi e le ‘punte’, i modelli sagomati, quelli con laccetti a contatto con la pelle. Scegliete scarpe comode, tonde, di pelle morbida, con una tomaia flessibile ma una suola rigida. Controllate che non vi siano all’interno cuciture o chiodini nascosti. In ogni caso indossatele con delle calze e non girate mai, dico mai, scalzi!

Sembra semplice.
Sì, a differenza delle raccomandazioni relative alla dieta o all’esercizio fisico, le regole per prevenire il piede diabetico non comportano cambiamenti importanti delle proprie abitudini o restrizioni. Solo che ai piedi… non ci si pensa, fino a quando non è tardi.

Non servono delle scarpe speciali?
Nei diabetici con neuropatia periferica e con zone di ipercarico plantare, per parlar chiaro con dei calli, in effetti possono essere utili l’intervento ortesico, vale a dire un ‘plantare’ realizzato appositamente su calco del piede e la scarpa per diabetici.

Quali sono le altre regole da seguire?
Come abbiamo detto, spesso il piede perde sensibilità. Senza accorgercene lo mettiamo vicino al camino, al calorifero, alla borsa dell’acqua calda o allo scaldaletto, sviluppando delle vere e proprie ustioni.

Qual è la regola più spesso ‘dimenticata’?
Non tagliarsi le unghie da soli. Come ho detto occorre investire sui propri piedi, meglio quindi chiedere un aiuto, anche professionale, per tagliare le unghie bene, senza sporgenze e spigoli. Lo stesso vale per i calli. L’ideale è ridurli con la pietra pomice. Se proprio si vuole intervenire si vada da personale davvero specializzato e che agisca in condizioni di massima igiene.

Perché bisogna avere tutte queste attenzioni?
Perché un callo può provocare una lesione: lo sfregamento con la scarpa può creare una abrasione, una ustione può aprire una ‘bolla’ che lascia esposta epidermide fragile, per non parlare del rischio di tagli veri e propri: il sassolino nella scarpa, il coccio di vetro nella sabbia dove si cammina stoltamente a piedi nudi. Quello che per una persona non diabetica è una seccatura, per chi ha il diabete può diventare l’inizio di un vero calvario.

Da cosa mi accorgo che una lesione al piede non sta ‘andando bene’?
Non si cicatrizza, esce pus, la pelle intorno diventa rosso scuro per non dire bluastra. Tutti questi sintomi richiedono l’intervento im-me-dia-to! Qualunque cosa accada al piede di una persona con il diabete giustifica una corsa il giorno stesso, al massimo il giorno dopo presso il proprio Centro di diabetologia. Non abbiate paura di ‘disturbare il medico per una sciocchezza!’

Cosa può fare il Centro di diabetologia?
Valutare la situazione, pulire la ferita, disinfettarla cercare di capire se l’organismo sta rispondendo bene. Se c’è qualche dubbio, iniziamo una terapia per migliorare la circolazione. Rendiamo il sangue più fluido con farmaci antiaggreganti ed eparina, se c’è una infezione prescriviamo una terapia antibiotica. Se la lesione ulcerosa non è infetta, confezioniamo un gambaletto gessato che riduce notevolmente i tempi di guarigione, proteggendo la lesione dal peso del corpo, se ci sono controindicazioni al gambaletto, utilizziamo scarpe che scaricano la lesione tipo la ‘Talus’, che permettono di scaricare le zone di ipercarico. Negli ultimi anni comunque si è venuta a creare in Italia una rete di Centri particolarmente specializzati nella terapia del piede diabetico.

Un Centro specializzato quali armi ha a disposizione?
Diciamo che è possibile valutare il quadro dell’arteriopatia in maniera assai precisa. Fare una ecografia doppler, una metodica non invasiva che permette di identificare occlusioni. Una arteriografia con una sonda e un mezzo di contrasto può percorrere i vasi a monte del piede, per esempio l’arteria femorale, e se riscontra restringimenti o occlusioni si può operare subito con interventi di angioplastica.
Come si fa con le coronarie?
Esatto e anche per l’arteriopatia periferica, quella della gamba, si possono valutare interventi di by pass. Questo perché sarebbe inutile intervenire sul piede senza cercare di aumentare la quantità di sangue che vi affluisce. Nello specifico del piede, medici specializzati possono rimuovere i tessuti morti, devono farlo ovviamente con molta attenzione, cercando di circoscrivere la necrosi. Ci sono anche modalità innovative che prevedono modalità per ricompattare i tessuti del piede e perfino la ‘coltivazione in vitro’ di tessuti del paziente che vengono poi reimpiantati nel piede… anche qui la tecnologia fa miracoli. Certamente questi interventi si fanno laddove il paziente garantisce il ristabilimento dell’equilibrio metabolico in generale e glicemico in particolare. Altrimenti è inutile.

 

 

 

di CLAUDIO LAMBIASE,
Responsabile dell’Unità di Diabetologia del Distretto 99 ha creato un ambulatorio specializzato nella cura del piede diabetico.

da www.modusonline.it