Piede diabetico: necessario diminuire le amputazioni

Migliaia di amputazioni ogni anno, ricadute personali ed assistenziali di forte peso economico, organizzativo e sociale: questo è il quadro – sicuramente preoccupante – offerto dalla patologia del Piede Diabetico a chi si occupa di salute e politiche sanitarie. E’ possibile arginare un fenomeno in netta e preoccupante ascesa? Per tentare una risposta a questo interrogativo si è aperto oggi e durerà fino al 14 giugno, presso il Grand Hotel di Abano Terme, un workshop internazionale sul piede diabetico, organizzato dalla Casa di cura di Abano Terme (Foot&Ankle Clinic, uno dei primi cinque centri italiani di riferimento per il trattamento del piede diabetico, che opera in stretta sinergia con i servizi di ortopedia, cardiologia, radiologia interventistica e microbiologia) e dalla Fondazione Leonardo.

Sotto la direzione scientifica del Prof. Luca Dalla Paola, direttore dell’unità per il trattamento del Piede Diabetico, e del Prof. Gaetano Crepaldi, direttore della Fondazione Leonardo, il workshop vede riuniti i massimi esperti internazionali in materia – tra cui Carlo Caravaggi ed Ezio Faglia di Milano, Alberto Piaggesi di Pisa, Luigi Uccioli di Roma, Lee Sanders di Philadelphia, Benjamin Lipsky di Seattle, Robert Frykberg di Phoenix – per fare il punto sul piede diabetico, ossia quell’ulcera al piede che ne compromette la funzionalità e che in situazioni estreme costringe alla perdita dello stesso arto. Obiettivo dichiarato del workshop: esprimere un documento finale che servirà di riferimento per tutta la comunità scientifica, una sorta di strumento educativo con chiari messaggi diretti a modificare la cultura del mondo sanitario interessato.

L’argomento sembra puramente scientifico, ma possiede una forte attualità sociale, sia per la diffusione sempre crescente del diabete che per l’impatto sociale ed economico dovuto alla patologia. Il diabete è una malattia cronica causata da fattori ereditari ed ambientali. La tendenza è quella di un sua crescita esponenziale a livello mondiale, a causa dell’aumento dell’età media, dell’obesità, dello stile di vita sedentario e del cambiamento dello stile alimentare.

Cardiopatia, insufficienza renale, cecità: queste sono alcune delle complicanze della malattia. Perché allora un workshop incentrato sulla tematiche del piede diabetico? “Perché sono le sue complicanze a far pagare il tributo maggiore – ha affermato Dalla Paola, che, oltre ad essere nella direzione scientifica del workshop, è il direttore dell’unità per il trattamento del piede diabetico presso il Presidio Ospedaliero di Abano Terme – sia dal punto di vista sociale che da quello economico. Questo è determinato dalla percentuale molto elevata di amputazioni associate al piede diabetico: negli USA per esempio, ogni anno vengono eseguite oltre 50.000 amputazioni associate al diabete”.

Ospedalizzazione prolungata, riabilitazione complessa, accresciuto bisogno di assistenza domiciliare e di servizi sociali sono le conseguenze più immediate da pagare. “L’obiettivo è quello di giungere a diminuire il numero delle amputazioni – ha continuato – applicando una serie di strategie, dall’ispezione regolare del piede alla cura preventiva, dall’approccio multidisciplinare all’istituzione di centri specializzati, che coinvolgono non solo gli operatori sanitari, ma anche i pazienti, attraverso un’adeguata informazione e consapevolezza”.

Sono proprio i centri specializzati come quello di Abano Terme ad essere in prima linea nella battaglia per ridurre le perdite dell’arto, ma anche per assicurare un livello di qualità della vita che non può essere dissociata dal concetto di salute.

 

da Salute Europa

13 giugno 2007