Non così chiaro il legame tra valori di glicata e mortalità

La relazione tra controllo glicemico e mortalità non è così chiara. A suggerirlo è uno studio osservazionale danese, da poco pubblicato su BMJ Open Diabetes Research Care, nel quale il calo dell’emoglobina glicata (HbA1c) è risultato associato a una mortalità più bassa tra i pazienti con diabete di tipo 2 che avevano valori di HbA1c iniziali superiori all’’8%, ma a una mortalità più elevata tra quelli con un valore iniziale di HbA1c 8% inferiore all’8%. 

Inoltre, una maggiore variabilità dell’HbA1c nel periodo di follow-up è risultata legata a una mortalità maggiore nei pazienti con livelli di HbA1c non superiori all’8%, mentre la variabilità dell’HbA1c non ha mostrato alcun effetto sulla mortalità nei pazienti con valori indice di HbA1c superiori.

Il lavoro appena pubblicato è uno studio prospettico osservazionale con un follow-up mediano di 6 anni, coordinato da Mette Skriver, dell’Università di Aarhus, in Danimarca.

“La nostra ipotesi era che una variabilità elevata dei valori di HbA1c si sarebbe rivelata associata a una mortalità più alta… .Siamo rimasti sorpresi dal fatto che tale variabilità non sembra avere importanza per le persone con valori di HbA1c superiori all’8%” ha detto la Skriver in un’intervista.

Pur avvertendo che lo studio del suo gruppo è di tipo osservazionale e che le ragioni alla base delle variazioni dei valori di  HbA1c non sono note, la Skriver ha osservato che, tuttavia, “i risultati indicano chiaramente come i medici debbano continuare a tenere d’occhio le variazioni dell’HbA1c anche se un paziente ha raggiunto un livello di HbA1c al di sotto del target raccomandato”.

Portare il livello di HbA1c al di sotto di una determinata soglia è un criterio ampiamente utilizzato per ottimizzare la cura del diabete, ma ci sono poche evidenze su come la variabilità dell’HbA1c o le variazioni assolute nel livello di HbA1c individuale influenzino la mortalità, spiegano i ricercatori nel loro articolo.

La Skriver e i colleghi hano identificato in un database pubblico 11.205 pazienti adulti ai quali era stato diagnosticato un diabete di tipo 2 nel periodo compreso tra il 2001e il 2006 e ai quali era stata misurata l’HbA1c al momento dell’iscrizione nel registro (valore indice), e poi dopo 22 e 26 mesi, e almeno una volta nel frattempo.

Durante un follow-up mediano di 6 anni sono deceduti in totale 2830 pazienti. Una variabilità dei livelli di HbA1c di oltre 0,5 punti percentuali è risultata associata a un aumento della mortalità nei pazienti con un valore indice di HbA1c non superiore all’8%, ma non in quelli con un valore indice di HbA1c superiori all’8%. Nei pazienti con un valore indice di HbA1c compreso tra il 6,6% e il 7,4%, l’hazard ratio per ogni variazione di un punto percentuale di variabilità dell’HbA1c è risultato pari all’1,3.

Il motivo dell’assenza di un’associazione tra la variabilità dell’HbA1c e la mortalità per le persone con alti livelli di indice di HbA1c non è chiara, dicono i ricercatori.

“Forse un alto carico glicemico persistente riduce il danno di una variabilità elevata. Speriamo che i prossimi studi affrontino questo tema e facciano chiarezza” ha detto la Skriver.

Nei pazienti con un valore indice di HbA1c non superiore all’8%, la mortalità è risultata aumentata quando l’HbA1c è diminuito, ma è risultata stabile quando l’HbA1c è aumentata. In quelli con valori indice di HbA1c superiori all’8%, la variazione dell’HbA1c è risultata associata con la mortalità e si è trovata una mortalità più bassa all’aumentare del calo del’HbA1c (HR pari a 0,9 per una diminuzione pari a due punti percentuali).

Le associazioni sono risultate simili negli uomini e nelle donne, indipendentemente dal trattamento seguito e dalla durata della malattia.

“Dunque, la variabilità dell’HbA1c e le variazioni assolute dei ivelli di HbA1c sono risultate associate alla mortalità indipendentemente dal valore indice dell’HbA1c” osservano i ricercatori.

Tuttavia, aggiungono “dato che solo due studi avevano già affrontato il tema della relazione tra variabilità dell’HbA1c e mortalità nel diabete di tipo 2, e dato che il nostro studio è di tipo osservazionale, i nostri risultati devono essere replicati” sottolineano la Skriver e i colleghi.

“Speriamo che, nel lungo termine, il nostro studio, assieme a quelli futuri, possa portare a una prevenzione mirata delle complicanze attraverso un trattamento più individualizzato, presumibilmente mirando a ridurre la variabilità dell’HbA1c nei pazienti con valori al di sotto dell’8%” ha concluso la Skriver.

M.V. Skriver, et al. Relationship of HbA1c variability, absolute changes in HbA1c, and all-cause mortality in type 2 diabetes: a Danish population-based prospective observational study. BMJ Open Diab Res Care. 2015;3:e000060 doi:10.1136/bmjdrc-2014-000060.
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da PHARMASTAR