Nella mia esperienza di vita fa parte una persona singolare

Leggendo la storia intitolata “Vorrei” mi sono sentita catapultare in quel corridoio d’ospedale, in quel dolore acuto che non ho mai fatto esplodere ma che sotto sotto ancora mi accompagna. Troppo bimba per urlare il mio dolore.
Io dovevo essere più forte della mia mamma e del mio papà.
Le lacrime le ingoiai a forza quando arrivando da Taranto accompagnata dai miei genitori raggiunsi il Policlinico Umberto I di Roma: era il 17 Novembre 1978 e avevo compiuto da pochi mesi 11 anni.
Mi ritrovai ricoverata nel reparto Medicina dove non c’erano bambini ma donne, perchè nel reparto di pediatria non vi erano letti disponibili.

In quei lunghi giorni mi hanno visitato, analizzato, rigirato come un calzino.
Ho visto di tutto. Ho visto la morte degli altri, i cateteri degli altri, la paura degli altri.
Ed io???? Ehi ma vi siete accorti che ci sono anche io????

Ricordo gli occhi terrorizzati dei miei genitori. A mia mamma fu negato il permesso di essere ricoverata con me, ma loro dal primo mattino fin a tarda ora erano lì con me.

Le lacrime mi scendono mentre vi racconto una brevissima “novella” della mia vita da diabetica. Adesso ho 39 anni e sono ancora qui, coni miei alti e i miei bassi, con la voglia di urlare a tutti che nonostante tutto la vita è ancora bella, che la amo e che voglio sempre guardare avanti.

Oggi ho letto il primo compito in classe di Italiano che ha scritto mia figlia che ha 13 anni.
Vi scrivo alcuni passi.
Il titolo del tema è: Nella mia esperienza di vita fa parte una persona singolare, ve la presento.

<<Dal giorno della mia nascita ad ora ho conosciuto varie persone che hanno giocato un ruolo importante nella mia vita, ma di sicuro la persona più importante che mi ha seguito fin dai miei primi movimenti e i miei primi passi è stata mia madre Monica>>.
<<Mia madre fino ai 9 anni visse una vita serena e sana. Andava a scuola, giocava con le sorelle, aiutava la sua mamma, insomma faceva tutto quello che poteva fare una bambina di quell’età. Ma di lì a poco cominciò a non stare bene. Dimagriva sempre più, stava sempre male, ma nessuno capiva cosa avesse. Gli furono fatti diversi accertamenti ma nessuno risolveva il problema. All’età di 11 anni si scoprì che aveva il diabete, e la stesso giorno entrò in coma>>.
<< Quando ritornò a scuola non ebbe vita facile. Era alle medie e si era persa già un anno scolastico per via del coma. In classe la prendevano in giro soltanto perchè aveva il diabete……>>.
<<Diventando grande cambiò carattere, non si fece più mettere i piedi in testa da nessuno, e all’età di 17 anni incontrò mio padre. Mia madre aveva difficoltà a raccontare della sua malattia a mio padre, ma lui per caso cominciò a raccontare di sua nonna che era affetta dal diabete e così prese coraggio e gli raccontò tutto>>.
<<Dopo otto anni si sposarono, e un anno dopo nacqui io>>
<<Io e lei abbiamo un feeling speciale. Lei capisce quando sono triste, quando sono felice, quando qualcuno mi tratta male, perchè lei e io abbiamo qualcosa che ci accomuna: il carattere>>.
<< Lei mi dà consigli utili per la mia vita>>.
<< Una persona più speciale di mia madre non c’è, forse mio padre, ma è al secondo posto, perchè con lei mi confido, parlo e la considero la mia migliore amica, e la considererò così fino alla fine>>.

Non potevo non rispondere a mia figlia, e qui riporterò una delle tante cose che le ho scirtto, ma che a mio parere è quella più significativa.

Nella mia vita ne ho conosciute e sicuramente avrò modo di conoscere ancora della persone singolari, ma una in particolare “catalizza” la mia vita da 13 anni, 8 mesi e 9 giorni. Si chaima Alessia ed è mia figlia>>.
<< Dal primo momento che seppi di essere incinta sapevo che dentro la mia pancia ogni giorno cresceva un esserino sempre più importante, sempre più indispensabile per la mia vita. Sapevo che dentro di me portavo il “mio miracolo”, perchè tu cara la mia piccola-grande Alessia sei e rimarrai il mio più incredibile miracolo>>.

Con questo voglio dare coraggio a chi come me prova cosa significa “combattere” tutti i giorni con un amico-nemico silente e spesso bastardo. E insieme dobbiamo combattere per sconfiggere i pregiudizi, le angosce e le nostre paure.

Un abbraccio sincero a voi dolci zollette.

Con affetto

 

 

Monica

1 novembre 2006