«Una cura? Prima o poi ci si arriverà»

«Ne ho sentite tante di promesse dal 24 gennaio del 2004, quando l’infermiera disse a me e mia moglie che nostro figlio era diabetico. Chi assicurava che entro dieci anni il diabete sarebbe stato sconfitto, chi parlava delle miracolose staminali, chi giurava che alle medie Ludovico non si sarebbe neppure ricordato di aver sofferto di diabete. Non era vero niente». Il figlio di Nicola non aveva neanche un anno e mezzo quando gli è stato diagnosticato il diabete. La prima domanda dei suoi genitori ai medici è stata «si guarisce, vero?». Ma dal gelo dei dottori Nicola e la moglie hanno capito che cominciava una battaglia. «Qualcuno che assicura che la cura risolutiva è dietro l’angolo c’è sempre – spiega Nicola -. Spesso sono solo maldestri tentativi di alleviare il nostro peso: tutti sembrano voler minimizzare il diabete, ma non è questa la strada giusta se vogliamo davvero trovare una cura. Prima o poi sono sicuro che ci si arriverà: sono fiducioso, ma non credo più alle promesse strillate dai giornali. I ricercatori non hanno mai spacciato per risolta una malattia che sappiamo gestire molto meglio rispetto a 40 anni fa, quando l’aspettativa di vita dei diabetici era di 25 anni, ma che siamo ben lontani dall’avere sconfitto».

ONLUS – Nicola crede davvero nella ricerca, soprattutto in quella che potrebbe cambiare la vita dei malati: anche lui, come Luisa, si chiede perché non ci si concentri su qualcosa di risolutivo anziché ostinarsi a inseguire la penna inietta-insulina più confortevole o il sensore per glucosio di cui non ti accorgi. «Intendiamoci, ben vengano. Però serve anche trovare altro: un vaccino, la cura con le staminali. La velocità con cui si arriverà finalmente a una soluzione, secondo me, dipende solo dalle risorse che si impiegheranno per questo». Nicola ci crede talmente tanto da aver creato una ONLUS, la Fondazione Italiana Diabete, proprio per aiutare la ricerca. Ma nel frattempo, come gli altri genitori di piccoli diabetici, deve affrontare piccoli scogli quotidiani: sua moglie ogni giorno va a scuola a fare l’insulina a Ludovico. «La legge prevede la possibilità di avere un infermiere a scuola per le iniezioni, ma non c’è abbastanza personale». Perché le delusioni non arrivano solo da speranze di cura rimandate a un futuro sempre più lontano, ma anche da leggi e regole continuamente disattese.

di Elena Meli

da Corriere.it Salute