La bellezza dell’incontro

Decidi di partecipare al convegno “Una vita in più” spinta dalla fame di conoscenza, dal desiderio di capire, dalla volontà di ascoltare ed andare oltre. Ti siedi in un’aula ancora con poche persone, respiri profondamente, plachi il tuo cuore.
Il pensiero è rivolto ad un anno fa, stessa aula, con mio figlio accanto. La fragilità del mio cuore è la stessa, la tocchi, la percepisci, non è silenziosa, si manifesta. Penso a mio figlio, ai suoi occhi, al suo sguardo sincero, pulito, fresco, alle cose che gli racconterò se lo vorrà. Riprendo contatto con la realtà, il convegno ha inizio, l’aula è gremita di persone e di tanti che hanno avuto il trapianto. Ascolto le mille emozioni che sgorgano ad ogni intervento, ad ogni singola testimonianza. Tutto mi appare “cosi perfetto”, una atmosfera ricca di speranza e di voglia di vita. Il susseguirsi delle emozioni non scandisce il tempo, resti, a convegno terminato, con quel desiderio inarrestabile di ascoltare, di conoscere, di sapere. 
Saluto le persone che ho avuto modo di conoscere in altri incontri, che meraviglia il loro sguardo , il loro sorriso, il loro abbraccio.

A cena accade qualcosa di magico, unico e per me straordinario. Seduti, ad un tavolo rettangolare, ci ritroviamo in nove persone, ognuna col proprio bagaglio di vita, quel bagaglio dove non devi preoccuparti se ci sta tutto o se hai dimenticato qualcosa, se lo spazio è troppo o è poco. Siamo in nove ma due, in particolar modo, “attraggono ” il mio cuore: una è bionda, occhi celeste cielo, pelle bianca, delicata nei modi, con un sorriso accattivante, sincero; l’altra ha occhi scuri, luminosi, profondi, capelli castani, parla con calma e ad ogni pausa ti guarda e sorride.
Sedute una di fianco all’altra formano un contrasto di colori unico, netto, deciso, sono complementari ed armoniose. Si raccontano con quella dignità che spicca su ogni singola loro sillaba, che belle che sono. Narrano il loro percorso, quello che hanno provato prima del trapianto, quello che hanno provato dopo il trapianto, quello che sono adesso e all’unisono dicono “dopo il trapianto sono rinata”. Parlano con calma, nessuna delle due si sovrappone all’altra, la loro emozione tocca quelle corde profonde dell’anima da tempo taciute dentro di me. Belle che sono, due splendidi fiori, nella loro semplicità e naturalezza, due vite “rinate” . Le guardo vivere e mi viene in mente qualcosa di fremente e delicato, ma al tempo stesso forte, di una riacquisita sicurezza. Sono due fiori di campo, veri e temprati dalla vita, nel cui prato tornano a far cantare i loro colori: Francesca e Maria Grazia.
Grazie a Daniela D’Onofrio per avermi dato l’opportunità di partecipare al convegno “Una vita in più” .

 

Vittoria Campana