Diagnosi e trattamento precoce potrebbero ridurre mortalità ed eventi cv

Sottoporre la popolazione a uno screening per identificare il diabete di tipo 2 e trattare precocemente i casi identificati può tradursi in benefici sostanziali per la salute. È questa la conclusione di uno studio pubblicato su Diabetes Care, nel quale sono state combinate osservazioni cliniche su larga scala e modelli computerizzati innovativi.

Gli autori dello studio, un team dell’Università del Michigan e della MRC Epidemiology Unit dell’Università di Cambridge, hanno utilizzato i dati dello studio ADDITION-Europe sullo screening e il trattamento del diabete, combinandoli con una simulazione computerizzata della progressione del diabete. Ne è emerso che lo screening seguito dal trattamento si è tradotto in una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari o di decesso durante un follow-up di 5 anni rispetto ai pazienti non sottoposti allo screening.

Lo studio ADDITION-Europe ha coinvolto persone dai 40 ai 69 anni non diabetiche arruolate presso 343 studi di medici di medicina generale di Regno Unito, Danimarca e Paesi Bassi. Due gli obiettivi della ricerca: in primis, determinare la fattibilità di uno screening di routine del diabete di tipo 2; in secondo luogo, determinare se un trattamento precoce e intensivo dell’iperglicemia e dei fattori di rischio cardiovascolare, come l’ipertensione, l’ipercoelsterolemia e il fumo nei pazienti a cui viene diagnosticato il diabete di tipo 2 possa ridurre il rischio di eventi come ictus, infarto, angioplastica, bypass aortocronorarico, amputazione e decesso.

I ricercatori hanno scoperto che lo screening era fattibile, ma che un trattamento intensivo non si traduce in benefici statisticamente significativi rispetto alle cure di routine, molto probabilmente grazie all’elevata qualità complessiva delle cura di routine per il diabete fornite dai medici di medicina generale.

Una questione importante è l’impatto che lo screening seguito dal trattamento ha sui futuri outcome di salute nelle persone con diabete di tipo 2 non diagnosticato, in quanto ci sono studi in letteratura che indicano che in Europa la malattia insorge in genere 6 anni prima della sua diagnosi clinica. Dato che tutti i partecipanti dello studio ADDITION-Europe erano stati sottoposti a screening per il diabete di tipo 2 all’inizio dello studio, i ricercatori non hanno potuto determinare che differenza si sarebbe osservata confrontando lo screening e il trattamento del diabete tipo 2 con il mancato screening e, di conseguenza, il mancato trattamento, fino al momento dell’eventuale diagnosi di diabete clinico.

Per rispondere a questa domanda, gli autori hanno usato il Michigan Model for Type 2 Diabetes, che simula la progressione del diabete e delle sue complicanze, le comorbilità, la qualità della vita e i costi assistenziali, fornendo nel contempo stime sugli eventi cardiovascolari e la mortalità.

Al fine di valutare l’impatto di un ritardo nella diagnosi e nel trattamento del diabete di tipo 2, i ricercatori hanno simulato degli scenari in cui lo screening non era stato fatto e c’era un ritardo di 3 o 6 anni nella diagnosi, avvenuta la quale venivano avviate le cure di routine .

Le simulazioni hanno previsto che a 10 anni dal basale, con un ritardo di 3 anni nella diagnosi e nel trattamento, il 22,4% dei pazienti con diabete di tipo 2 potrebbe andare incontro a un evento cardiovascolare, come un ictus o un intervento di bypass al cuore, percentuale che sale al 25,9% con un ritardo diagnostico di 6 anni. Invece, secondo il modello, in caso di attuazione dello screening e, di conseguenza, del trattamento, i pazienti che andrebbero incontro a un evento cardiovascolare entro 10 anni sarebbero solo il 18,4%.

L’incidenza simulata della mortalità dovuta a qualsiasi causa è risultata del 16,4% con un ritardo di 3 anni e 18,2% con un ritardo di 6 anni, contro 14,6% in caso di attuazione dello screening e del trattamento.

Ciò implica che nell’arco di 10 anni, il modello prevede che per le persone con diabete di tipo 2 non diagnosticato l’attuazione dello screening comporterebbe una riduzione del 29% del rischio relativo di malattia cardiovascolare rispetto a un ritardo di 6 anni nella diagnosi e nel trattamento, il che equivale a una riduzione del 7,5% del rischio assoluto di eventi cardiovascolari avversi in questa popolazione, nonché una riduzione del 20% del rischio relativo di mortalità dovuta a una causa qualsiasi e una riduzione del rischio assoluto del 3,6%.

Prima di utilizzare il Michigan Model for Type 2 Diabetes per valutare l’impatto di un ritardo nella diagnosi e del trattamento della malattia, gli autori hanno valutato innanzitutto la sua capacità di prevedere i risultati precedenti dello studio ADDITION-Europe simulando l’impatto del trattamento intensivo e delle cure di routine sull’outcome combinato cardiovascolare dello studio e sulla mortalità dovuta a una qualunque causa, e confrontando questi due scenari. I risultati della simulazione sono stati simili a quelli dello studio, con poche differenze tra il trattamento intensivo e gli scenari del trattamento di routine.

“Confrontare i risultati delle nostre simulazioni con i dati del mondo reale ci ha dato fiducia nel fatto che il nostro modello possa prevedere correttamente l’impatto di un ritardo nella diagnosi del diabete di tipo 2 sui futuri outcome cardiovascolari” ha detto William Herman, della University of Michigan, primo firmatario del lavoro.

“Il diabete può essere debilitante per i pazienti e costoso per il sistema sanitario. Questa ricerca dimostra che l’identificazione precoce della malattia ha importanti benefici per la salute a rafforza l’importanza dell’’introduzione di misure quali lo screening per ridurre il gap temporale tra lo sviluppo del diabete di tipo 2 e il suo trattamento” ha sottolineato il ricercatore.

Inoltre, ha aggiunto Nick Wareham, direttore dell’MRC Epidemiology Unit dell’Università di Cambridge e autore senior dello studio, “questo lavoro mostra il valore dei modelli computerizzati per valutare gli interventi per le malattie come il diabete di tipo 2, che rappresentano una sfida crescente per la salute pubblica”.

“ADDITION-Europe è uno studio ampio e di qualità elevata, ma, nonostante ciò, ci sono dei limiti a quanto l’osservazione clinica diretta può dirci circa i costi e i benefici dello screening. Le simulazioni al computer aggiungono una dimensione in più, che ci auguriamo possa orientare la ricerca futura, nonché lo sviluppo delle politiche di sanità pubblica” ha rimarcato Wareham.

Nell’articolo, infine, gli autori avvertono che, anche senza che sia stato loro diagnosticato il diabete, le persone potrebbero nel frattempo fare terapie per tenere sotto controllo la pressione sanguigna o smettere di fumare, per cui i risultati potrebbero essere numericamente un po’ inferiori rispetto a quanto previsto dal loro modello. Tuttavia, osservano, questa distorsione non dovrebbe essere marcata, in quanto il modello prevede che, come avvenuto nello studio ADDITION-Europe, tutti i partecipanti fossero stati selezionati negli studi dei medici di base e stessero quindi già ricevendo cure mediche.

W.H. Herman, et al. Early detection and treatment of type 2 diabetes reduces cardiovascular morbidity and mortality: A simulation of the results of the Anglo-Danish-Dutch Study of Intensive Treatment in People with Screen-Detected Diabetes in Primary Care (ADDITION-Europe). Diabetes Care 2015; doi: 10.2337/dc14-2459.
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da PHARMASTAR