Italia leader nella lotta al diabete nelle città

Seconda giornata dei lavori del Summit internazionale Cities Changing Diabetes 2017 – Dal nostro Paese l’esempio e strumenti concreti per promuovere la fondamentale alleanza tra amministratori, società civile e cittadinanza per prevenire e contrastare il diabete

Houston, 27 ottobre 2017 – Italia in cattedra a Houston, nell’ambito del secondo Summit internazionale del programma Cities Changing Diabetes. Presentato dalla delegazione italiana il parere adottato a Bruxelles dal Comitato Europeo delle Regioni per richiamare l’attenzione della Commissione Europea e degli organismi internazionali sul tema della salute nelle città. Il documento è stato approvato dall’assemblea dei rappresentanti regionali e locali dell’Unione Europea, su proposta del gruppo italiano, guidato da Enzo Bianco, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e Sindaco di Catania.

“Il parere, votato a larga maggioranza, si propone l’obiettivo di promuovere la salute nelle città per migliorare la qualità della vita dei cittadini dell’Unione europea – spiega Roberto Pella, Sindaco di Valdengo (Biella) e Vicepresidente vicario ANCI, che ne è stato anche relatore a Bruxelles – e discende dalle numerose iniziative intraprese in Italia per affrontare il crescente fenomeno dell’urbanizzazione e delle relative problematiche di salute che lo stesso fenomeno comporta.”

Per affrontare questa sfida a livello globale, nel 2014 è nato il programma Cities Changing Diabetes, promosso e sostenuto da University College London, Steno Diabetes Center di Copenhagen e Novo Nordisk. Attraverso il coinvolgimento di amministrazioni pubbliche, Università, mondo della ricerca e società civile, il programma, già attivo in otto metropoli mondiali – Città del Messico, Copenhagen, Houston, Johannesburg, Shangai, Tianjin, Vancouver e Roma – si propone di porre un freno alla crescita della malattia, che non può e non deve considerarsi né inevitabile né inarrestabile.

“Nel 2010, per la prima volta nella storia, è stato osservato che più di metà della popolazione mondiale risiedeva in città e che nel 2050 la stima della popolazione urbana attestava il dato al 70 per cento – dice Andrea Lenzi, Coordinatore di Health City Institute e Presidente del Comitato per la biosicurezza e le biotecnologie della Presidenza del consiglio dei ministri. Se guardiamo al nostro Paese, notiamo che più di un italiano su 3 (il 37 per cento) vive oggi nelle 14 città metropolitane. Come corollario, riscontriamo una crescita delle malattie croniche non trasmissibili, come diabete e obesità, che sono fortemente legate ai profondi cambiamenti di stile di vita che tutto ciò comporta nelle popolazioni.”

“In Europa – riprende Pella – si ha anche, in linea con l’aumento della aspettativa di vita, la tendenza a un incremento delle classi di età più anziane, e il combinato di invecchiamento della popolazione e impennata delle malattie croniche genera la parte più consistente dei costi dei sistemi di protezione sanitaria, e il problema della sempre più complessa sostenibilità dei sistemi di welfare e sanitari. Per queste ragioni, ci è parso di fondamentale rilevanza, e urgenza, accendere il dibattito politico europeo, che molta parte ha nella determinazione e nell’orientamento delle politiche pubbliche, sull’analisi dei contesti sociali e ambientali, dei bisogni emergenti, degli stili di vita e delle aspettative del cittadino.”

Il parere del Comitato delle Regioni, dal titolo “La salute nelle città: bene comune”, formula una serie di raccomandazioni relative a settori di intervento politico prioritario quali la progettazione urbana, la mobilità, l’ambiente e un’alimentazione sana, l’istruzione, lo sport e la governance delle città. “Prende spunto dall’omonimo Manifesto che Health City Institute, un organismo che si avvale di esperti indicati, tra gli altri, da Ministero della salute, Istituto superiore di sanità, Università di Roma Tor Vergata, Istat e Censis, ha messo a punto in Italia nel 2016 e che delinea gli elementi chiave che possono guidare le città a studiare ed approfondire i determinanti della salute nei propri contesti e a fare leva su di essi per definire strategie tese a migliorare gli stili di vita e il benessere psico-fisico del cittadino”, dice Stefano da Empoli, presidente I-Com e vicepresidente Health City Institute.

Ogni punto del Manifesto – illustrato al consesso di Houston da Andrea Lenzi – contiene le azioni prioritarie per il raggiungimento di questo obiettivo, promuovendo partenariati pubblico–privato per l’attuazione di progetti di studio. Alla base 10 principi-obiettivo, che danno un’idea della complessità delle sfide per le città e i loro amministratori, nella consapevolezza che possano essere vinte solo se si mettono al lavoro le migliori intelligenze disponibili a livello nazionale e locale nelle tante discipline interessate:

  1. Ogni cittadino ha diritto ad una vita sana ed integrata nel proprio contesto urbano. Bisogna rendere la salute dei cittadini il fulcro di tutte le politiche urbane
  2. Assicurare un alto livello di alfabetizzazione ed informazione sanitaria per tutti i cittadini, aumentando il grado di autoconsapevolezza
  3. Inserire l’educazione sanitaria in tutti i programmi scolastici, con particolare riferimento ai rischi per la salute nel contesto urbano
  4. Incoraggiare stili di vita sani nei luoghi di lavoro, nelle grandi comunità e nelle famiglie
  5. Promuovere una cultura alimentare appropriata attraverso programmi dietetici mirati, prevenendo l’obesità
  6. Ampliare e migliorare l’accesso alle pratiche sportive e motorie per tutti i cittadini incentivando la creazione e il pieno utilizzo di infrastrutture sportive e spazi verdi
  7. Sviluppare politiche locali di trasporto urbano orientate alla sostenibilità ambientale e alla creazione di una vita salutare
  8. Creare iniziative locali per promuovere l’adesione dei cittadini ai programmi di prevenzione primaria, con particolare riferimento alle malattie croniche, trasmissibili e non trasmissibili
  9. Considerare la salute delle fasce più deboli e a rischio quale priorità per l’inclusione sociale nel contesto urbano
  10. Studiare e monitorare a livello urbano i determinanti della salute dei cittadini, attraverso una forte alleanza tra Comuni, Università, Aziende sanitarie, Centri di ricerca, industria e professionisti

 

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