#ISPAD2023: giorno 3. La cronaca del Dr Andrea Scaramuzza

La terza giornata si è aperta con un interessante simposio sui modelli di cura e i tre relatori hanno affrontato diversi aspetti del problema, arrivando infine a presentare il ‘modello Diabeter’, sorto originariamente a Rotterdam e attualmente replicato in altre realtà come Amsterdam e altre città olandesi e anche fuori Olanda, come a Barcellona. L’assistenza è dedicata solo ai pazienti tipo 1, ma il range di età comprende bambini e adulti da 0 a 100, come si usa dire ultimamente. La maggior parte è dotata di strumentazioni tecnologiche che permettono di monitorare in tempo reale l’andamento glicemico di tutti i pazienti, individuando quelli più problematici, i quali vengono contattati uno per uno, con l’offerta di viste di controllo al fine di provare ad ottimizzare il compenso glicemico. Questo fa si che i pazienti ‘virtuosi’, comunque anch’essi monitorati passo passo accedano al centro una, massimo due volte l’anno, mentre quelli più problematici possono essere valutati anche ogni settimana. Il controllo, così come già avviene per la terapia, viene così ritagliato sartorialmente sulle esigenze dei pazienti.
La mattina è proseguita come di consueto con diversi simposi in contemporanea. Interessante quello sulla tecnologia, dal quale riporto due messaggi molto chiari e forti. La terapia più efficace che abbiamo oggi è quella con i sistemi ibridi avanzati che DEVONO essere offerti a TUTTI i pazienti almeno in età pediatrica. Il compenso metabolico deve essere il migliore possibile fin da subito, per cui NON esiste alcun motivo per cui la tecnologia non vada offerta fin dall’esordio, o al massimo (per problemi organizzativi) nelle primissime settimane a TUTTI i pazienti, almeno in età pediatrica. La sessione si è conclusa con un intervento di carattere psicologico di cui ho già dato conto ieri in una Pillola a parte.
Si è parlato di diabete tipo 2, dell’aumento dell’incidenza anche nei bambini e negli adolescenti, dell’importanza di fare una diagnosi precoce e di intraprendere terapie efficaci perché le complicanze sono ancora frequenti nei pazienti con diabete tipo 2, già dopo solo una decina di anni dalla diagnosi. Si è parlato di chirurgia barbarica, che deve restare l’ultima spiaggia, e delle nuove terapie, con gli analoghi del GLP-1, ad esempio, o della Tirzepatide.
Gli advocate dei pazienti che sono riuniti sotto la sigla #dedoc hanno portato la loro voce, le loro richieste e le loro proposte.
E la sessione di comunicazioni orali della mattinata si è occupata di screening, prevenzione ed epidemiologia del diabete. Gli esordio in corso di pandemia e l’aumento dell’incidenza dopo l’avvento del COVID-19 hanno tenuto banco. Loredana Marcovecchio, brillante ricercatrice italiana che ormai da anni lavora in UK ha parlato di screening dei parenti di primo grado dei pazienti con diabete tipo 1, indagine svolta nell’ambito delle attività di #innodia.
Nella pausa pranzo simposio Medtronic sui risultati di 780G in oltre 100.000 utilizzatori, tempo in target medio 73%, che sale al 78% se vengono utilizzate le impostazioni raccomandate (insulina attiva 2 ore, target 100). Interessanti le due relazioni di Goran Petrovski e Simone von Sengbusch in cui si è dimostrato come i boli automatici siano spesso in grado di contenere i rialzi glicemici anche in caso di boli con conteggio del carboidrati approssimativo o con boli dimenticati.
Al mattino da segnalare anche, in apertura, simposio Ypsomed dove si è parlato di Cam APS Fx e di alcuni casi complessi e di quanto la tecnologia abbia aiutato a risolverli.
Nel pomeriggio si è parlato di insulina, di accesso all’insulina e di come questo non sia scontato ovunque. Di conservazione dell’insulina e di distribuzione delle risorse, specie nei paesi meno sviluppati.
Si è parlato anche dell’importanza dell’impatto psicologico dei pazienti fra gli outcome da valutare e prendere in considerazione quando si decide di fare uno studio o di implementare una terapia. Molto interessante la relazione di Marissa Hitchcock Town, persona con diabete e infermiera specializzata, attivamente impegnata nella ricerca.
Si è parlato di esercizio fisico e dei suoi effetti a breve e lungo termine, specie nel periodo di recupero. Dell’utilizzo e dell’utilità dei sistemi automatici avanzati nella gestione dell’esercizio fisico. E di come I social media e il gioco online possano rappresentare, se bene utilizzati, uno strumento efficace per genererà comportamenti virtuosi negli adolescenti, con un aumento dell’attività sportiva e fisica in generale.
Particolarmente interessante la sessione di comunicazioni orali del pomeriggio, su tecnologia, nutrizione, esercizio fisico e terapie complementari. Si è parlato di microbioma, dieta mediterranea versus dieta a basso contenuto di carboidrati (ha prevalso a mani basse la dieta mediterranea), pancreas biormonale (ancora piuttosto lontana la sua comparsa sul mercato nonostante i buoni risultati raggiunti, a causa della difficoltà di gestione del sistema) e di terapia anti-virale nel preservare la riserva beta-cellulare dei pazienti con diabete tipo 1 all’esordio (su questo farò una Pillola).
La giornata si è conclusa con l’assemblea generale dell’ISPAD, dove fra l’altro ho avuto modo di presentare i dati lusinghieri della scuola per giovani medici che abbiamo tenuto insieme ad Ivana Rabbone a Verbania, sul lago maggiore lo scorso aprile, e la comunicazione del risultato delle elezioni alle cariche della società che ha visto l’ingresso di Claudia Piona nell’advisory board della società. Un ulteriore successo del nostro gruppo di studio sul diabete della SIEDP.
Dr Andrea Scaramuzza
Responsabile Endocrinologia, Diabetologia & Nutrizione Pediatrica presso ASST di Cremona