In farmacia nuovo antidiabetico capostipite di una nuova famiglia di farmaci

Sarà disponibile dalla metà di febbraio anche nelle farmacie italiane, la sua compressa in monosomministrazione giornaliera per il trattamento del diabete 2, Sitagliptin, una assoluta novità per il trattamento di questa patologia in quanto migliora la capacità propria dell’organismo di stimolare la produzione di insulina quando aumenta il livello di glucosio nel sangue. Il nuovo antidiabetico, capostipite di una nuova famiglia di farmaci, è già commercializzato in 58 paesi del mondo.

Approvato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per la terapia del diabete di tipo 2 in associazione con un altro antidiabetico, la metformina, ha indicazione specifica per quei pazienti in cui la dieta e l’esercizio fisico più metformina non consentono un controllo adeguato della glicemia. E’ inserito in fascia A, quindi a totale carico del Servizio sanitario nazionale. L’approvazione dell’AIFA segue l’approvazione della FDA (Food & Drug Administration), l’ente regolatorio americano, ottenuta nell’ottobre 2006, e dell’EMEA (European Agency for the Evaluation of Medicinal Products) del marzo 2007.

Sitagliptin è un inibitore dell’enzima dipeptidil peptidasi-4 (DPP-4). Gli inibitori dell’enzima DPP-4 agiscono migliorando un processo fisiologico dell’organismo, che riduce la glicemia, l’asse delle incretine. Quando la glicemia è elevata, le incretine agiscono in due modi per aiutare l’organismo a regolare i livelli di glicemia elevati: stimolano il pancreas ad aumentare il rilascio di insulina e segnalano al fegato di sospendere la produzione di glucosio. Gli inibitori dell’enzima DPP-4 migliorano la capacità propria dell’organismo di controllare i livelli glicemici aumentando i livelli attivi di questi ormoni e riducendo i livelli della glicemia nei pazienti con diabete di tipo 2.

“Le incretine sono ormoni prodotti e immessi nel sangue da alcune cellule presenti nell’intestino – ha spiegato ieri a Milano nel corso di un incontro per la presentazione del farmaco il prof. Francesco Giorgino, Direttore dell’Unità Operativa di Endocrinologia all’Università di Bari – subito dopo aver mangiato, nel momento della digestione”. Una delle funzioni delle incretine (le due principali sono il GLP-1 e il GIP) è quella di stimolare le cellule beta del pancreas a secernere l’insulina sufficiente a tenere bassi i livelli di zucchero nel sangue.

“Questi ormoni però sono rapidamente disattivati nell’arco di 2-5 minuti – ha aggiunto il prof. Agostino Consoli, Ordinario di Endocrinologia all’Università di Chieti – e il principale responsabile di questa degradazione è proprio l’enzima DPP-4. Il nuovo farmaco va ad inibire questo enzima consentendo così una maggiore presenza delle incretine nel flusso sanguigno e quindi un aumento dello stimolo alle cellule beta del pancreas a produrre insulina”.

“La stragrande maggioranza dei pazienti diabetici (circa il 90%) – ha affermato il Prof. Piero Marchetti, Professore di Endocrinologia e Metabolismo all’Università di Pisa – presenta una forma di diabete chiamata di tipo 2 e caratterizzata dalla presenza di ridotta produzione di insulina e diminuita capacità dell’insulina stessa di svolgere le proprie azioni sul metabolismo.

Sebbene nel diabete di tipo 2 sia anche presente – ha continuato il prof. Piero Marchetti – una ridotta capacità di alcuni distretti del nostro organismo (in particolare fegato, tessuto grasso e muscolo) di utilizzare l’insulina (si parla anche di insulino-resistenza), si ritiene attualmente che il difetto principale in questa malattia risieda nelle beta-cellule, che sono presenti in numero ridotto e funzionano in maniera non adeguata. Per tale motivo sempre maggiore attenzione viene prestata alle beta-cellule, sia per capire perché non funzionino come dovrebbero nel diabete di tipo 2, sia per trovare farmaci più efficaci rispetto a quelli attualmente disponibili”.

“E’ in tale contesto – ha spiegato il Prof. Agostino Consoli – che Sitagliptin si pone come terapia innovativa e appare efficace, sia in monoterapia che in associazione a metformina o a tiazolidinedioni, nel migliorare il compenso glicemico in pazienti con diabete di tipo 2. Il miglioramento del compenso si riflette sia sulla glicemia a digiuno che sulla glicemia post-prandiale e si traduce in una diminuzione della Emoglobina Glicosilata di circa 1 punto percentuale. Il miglioramento del compenso metabolico appare legato al miglioramento della risposta insulinica alla iperglicemia, effetto dovuto al farmaco.

Il farmaco, inoltre, presenta un profilo di sicurezza positivo. Al momento, non sono stati segnalati effetti collaterali maggiori specificamente legati al farmaco. Inoltre Sitagliptin negli studi clinici ha presentato un’incidenza di ipoglicemia simile al placebo e non ha determinato un incremento ponderale, e proprio in virtù di ciò sarà particolarmente utile come “add on therapy” per portare a controllo ottimale (HbA1c< 6,5%) quei pazienti che con i farmaci attuali non riescono a raggiungere valori di HbA1c inferiori a 7,5 – 8,0 %.”.

“Sono numerose – ha concluso il Prof. Francesco Giorgino – le osservazioni a favore di un effetto protettivo sulle cellule beta pancreatiche dei farmaci che agiscono sull’asse delle incretine; nel tempo, tale effetto protettivo potrebbe essere responsabile di una più duratura efficacia terapeutica”.

Come noto il diabete è una delle malattie più importanti dei nostri tempi. È la quinta causa di mortalità in tutto il mondo. Attualmente, oltre 240 milioni di persone hanno il diabete. Se non si interviene per rallentare l’epidemia, questo numero supererà i 380 milioni entro il 2025. Nel 2000, il numero dei decessi in eccesso attribuibili al diabete era simile a quello riportato per l’HIV/AIDS.
Le devastanti complicanze del diabete, come cecità, insufficienza renale e cardiopatia, costituiscono un onere enorme per i servizi sanitari, rappresentando circa il 5-10% del budget sanitario di una nazione.

 

 

 

Da Salute Europa

8 febbraio 2008