Il diabete può portare alla cecità

Gli occhi sono spesso coinvolti nella malattia diabetica. Le manifestazioni oculari più gravi del diabete sono a carico della retina. La retinopatia diabetica , in genere, si manifesta entro 5 -10 anni dall’inizio della malattia e può compromettere in modo grave la funzione visiva. Ne parliamo con due oculisti che si interessano ogni giorno di queste problematiche e sono in grado di chiarire molti dubbi in proposito: Silvio Zuccarini e Marco Borgioli che svolgono l’attività a Firenze (Villa Donatello – 05550975 – silvio.zuccarini@virgilio.it – borgio01@marcoborgioli.191.it).
«La microangiopatia diabetica – afferma Marco Borgioli – è una grave complicanza del diabete che colpisce la retina attraverso il danno dei piccoli vasi sanguigni che la irrorano. Quando questo accade si parla di retinopatia diabetica, una patologia pericolosa che può provocare cecità. Il paziente diabetico ,anche in assenza di disturbi, deve sottoporsi a visite oculistiche periodiche perché questa patologia si manifesta ancor prima che la vista sia compromessa, individuandola precocemente è possibile evitare il danno funzionale».
L’oculista guardando la retina può notare già le prime alterazioni e comprendere in che fase evolutiva si trovano. «Tutti i pazienti diabetici, sostiene Zuccarini, possono sviluppare la retinopatia, ma il rischio maggiore lo corrono coloro in cui la glicemia non è ben controllata dai farmaci ed il diabete è instabile. Spesso il regime alimentare non è corretto e sono associati altri fattori di rischio come l’ipertensione arteriosa e l’ipercolesterolemia che devono essere corretti in modo opportuno. 
«La diminuzione della vista – dice Borgioli – si ha quando le alterazioni circolatorie interessano la parte centrale della retina, la macula, che è la regione anatomica retinica che consente di raccogliere le immagini ed il cui danno determina la perdita della funzione visiva . La retinopatia si divide in due forme: quella non proliferante (lieve, moderata e grave) che rappresenta la fase iniziale della malattia , e quella proliferante che sopravviene nei casi più gravi. Nella prima forma i capillari della retina diventano, a causa della malattia, permeabili , deboli e fragili per cui tendono a formare dilatazioni (microaneurismi) o a rompersi formando piccole emorragie. La fuoriuscita di plasma dai vasi indeboliti comporta un rigonfiamento, un ispessimento del tessuto retinico che è chiamato edema, quando coinvolge la macula provoca una grave perdita della funzione visiva». 
«Le gravi alterazioni della circolazione della retina che si manifestano nelle fasi più avanzate – precisa Zuccarini, portano ad una carenza di ossigeno ed alla formazione di aree ischemiche cioè poco irrorate dal sangue. Per mantenere la circolazione efficiente la retina sviluppa al suo interno e sulla sua superficie nuovi vasi che purtroppo sono fragili e si rompono con facilità provocando gravi emorragie ed a volte il distacco della retina». Le complicanze oculari del diabete, afferma Borgioli, interessano oltre ai pazienti anche i sistemi sanitari dei paesi occidentali che vedono un costante incremento dei costi legati alla malattia. In Italia il 5% della popolazione è affetto da diabete, oltre ad un 2-3% a cui la malattia non è ancora stata diagnosticata. Si stima che nel 2025 il diabete colpirà nel mondo 380 milioni di persone.Torniamo alla retinopatia. Per scoprire e seguire l’evoluzione di questa complicanza va effettuato periodicamente l’esame del fondo oculare od oftalmoscopia ed il controllo del visus e del tono endoculare. In questo modo è possibile esaminare la retina. «Gli esami strumentali necessari per definire le eventuali alterazioni della retina sono – dice Zuccarini – la fluorangiografia , che evidenzia le alterazioni morfologiche e funzionali dei vasi retinici, e l’OCT, tomografia a coerenza ottica che misura gli spessori della retina e definisce le alterazioni quantificandole. In tal modo si definiscono le fasi della malattia e si individua la corretta terapia . E’ possibile , afferma Borgioli , controllare la progressione dei quadri con il laser eseguendo piccole bruciature del tessuto. In alcuni casi può essere utile eseguire iniezioni endoculari di farmaci come gli antiVegf o steroidi che hanno precise indicazioni. Nei casi più gravi, spiega Zuccarini, può essere necessario ricorrere alla chirurgia come per emorragie estese o distacco di retina .

 

di Luigi Cucchi

da IlGiornale.it