I riflessi del cloro

Mentre nuoto sto lì che osservo i riflessi dell’acqua, i giochi che fa con il sole della mattina, con le mattonelle sul fondo, e penso a me e Elisa in piscina.
Magari ci muoviamo allo stesso modo, nello stesso momento, magari si domanda perché io abbia il fiatone, cosa sia quella sensazione strana di tutto quel peso intorno che però fa sentire mamma così leggera. La sensazione sulla pelle di mamma che cambia, i battiti di mamma che aumentano. Mamma che mi sta pensando.
Sì, guardo i riflessi nello specchio d’acqua e ti penso, penso a quando il corso di nuoto lo faremo insieme dopo che sarai nata. Acquaticità neonatale si chiama. Penso a quando starò solo sugli spalti a guardare. Penso a quando ti dovrò aspettare fuori, in macchina, perché ti vergognerai di me che ti sono venuta a prendere.
Penso al capillare dopo trenta minuti di vasche e all’istruttrice che mi chiede come va. Penso al fatto che se ti dimentichi di avere un microinfusore addosso, se lo dimenticano anche le persone intorno a te. Penso a quel ragazzo disabile, che parcheggia la sua sedia a rotelle fiammante a bordo vasca, e scalda le braccia ruotandole in aria. Penso a quanto lo ammiro. Penso che il mio cerotto, la mia cannula, il mio succo di frutta, siano cicatrici così impercettibili a confronto delle sue. Penso anche che sia un gran bel ragazzo.
Penso che sarò orgogliosa di te, perché non guarderai mai con pena nessuno. Nessuno. Penso che sarà la prima cosa che ti insegnerò.
A guardare le persone negli occhi, e a sorridergli.

 

 

 

 

di Cristina Ippoliti