Dopo il trapianto

Il Congresso Nazionale della Società Italiana di Nefrologia, che coinvolgerà a Bologna dal 7 al 10 ottobre 2009 più di duemila nefrologi, quest’anno si presenta con tre eccellenti letture magistrali. La prima, che è affidata al prof. Herman Waldman del prestigioso Oxford Centre for Clinical Immunology, verterà sull’immunotolleranza come nuovo modo di concepire le terapie anti-rigetto nei trapianti d’organo. Secondo lo studioso le attuali strategie immuno-soppressive cercano di prevenire o curare gli episodi di rigetto, bloccando o sopprimendo la risposta immunitaria del trapiantato rispetto ai tessuti del donatore. Con questo approccio, gli organi trapiantati non saranno mai realmente “accettati” dal trapiantato, anche se non verranno mai rigettati finché l’immunosoppressione riuscirà a tenere sotto controllo il sistema immunitario del trapiantato. Nonostante il trapianto di pancreas o di rene-pancreas siano in grado di migliorare la qualità della vita di un diabetico trapiantato e possano persino salvargli la vita, l’immunosoppressione tradizionale è associata a effetti negativi nel breve e nel lungo periodo. Paradossalmente, alcuni immunosoppressori causano essi stessi il diabete, l’insufficienza renale e possono causare, nel lungo periodo, problemi all’organo trapiantato,.

In teoria, molti degli effetti negativi degli immunosoppressori potrebbero essere eliminati se il sistema immunitario del paziente trapiantato potesse “tollerare” i tessuti trapiantati, piuttosto che semplicemente “non combatterli” attraverso l’immunosoppressione. Deprimere il sistema immunitario del trapiantato in modo che sia tollerante rispetto ai tessuti donati é la cosiddetta “immunosoppressione tollerogenica”. I trapiantati di pancreas e di isole, di fegato, di rene, di cuore ne trarrebbero un enorme beneficio, visto che molti degli effetti negativi dell’immunosoppressione “classica” coinvolgono organi che sono già colpiti dal diabete o dalle malattie intercorrenti (come l’aterosclerosi) che colpiscono il cuore, i reni e nervi. Evitare, per esempio, medicine che sono tossiche per i reni, permetterebbe ad un numero maggiore di diabetici che abbiano già una lieve o una moderata nefropatia di sottoporsi al trapianto di solo pancreas (PTA) piuttosto che a quello di rene-pancreas (SPK). Eliminare il bisogno di un trapianto di rene, ridurrebbe il rischio chirurgico nel trapiantato e “lascerebbe” un rene ad un altro paziente in insufficienza renale. L’immunosoppressione tollerogenica viene attualmente sperimentata in studi pilota. In questi protocolli sperimentali si deprimono profondamente i linfociti del trapiantato (una componente dei globuli bianchi) subito prima del trapianto ed inmediatamente dopo. La risposta immunitaria si autoriduce e l’organo trapiantato viene più facilmente accettato.
La seconda la lettura inaugurale tenuta dal prof. Richard Lifton della prestigiosa Yale School of Medicine tratterà della genetica dell’ipertensione. Gli studi di Richard Lifton (genetista di fama internazionale), noto come esperto di ipertensione e che ha ricevuto recentemente il prestigioso Wiley Prize in Biomedical Sciences per aver scoperto il gene che causa molte forme di pressione alta e bassa, aprono il fronte a nuove terapie geniche e non farmacologiche in senso stretto.

Sarà Ravi Thadhani del Massachusetts General Hospital, Harvard Medical School a presentare la terza lettura magistrale sul gene Klotho e i suoi legami con la vitamina D. Il Klotho è una specie di ormone a cui sono già stati riconosciuti effetti ‘allunga-vita’ e che ha svelato il suo meccanismo d’azione: protegge le cellule dallo stress ossidativo tipicamente indotto dai radicali liberi, considerati tra i nemici della giovinezza. La ricerca sul gene Klotho potrebbe guidare alla scoperta o sintesi di nuovi farmaci contro l’invecchiamento, il ‘santo Graal’ di molte compagnie farmaceutiche.
Si potrebbe dunque arrivare a un farmaco anti-invecchiamento. Il gene KLOTHO é stato scoperto nel 1997 e allora fu soprannominato così pensando alla più giovane delle Parche, Cloto appunto. Cloto nel mito greco presiedeva alla nascita dell’uomo considerandone la vita come uno stame da filare fino al suo taglio che rappresenta la morte. La proteina Klotho agisce anche a livello delle cellule tubulari renali stabilizzando la proteina di trasporto TRPV5, aumentando il riassorbimento di calcio. La vitamina D attiva, prodotta dal rene, rappresenta un potente stimolo alla sintesi della proteina Klotho. E quindi vi è un legame tra rene, vitamina D, riduzione dello stress ossidativo, danno ischemico renale e quindi con molti processi di invecchiamento. Nel corso del Congresso ci saranno poi numerose tavole rotonde su tutti gli aspetti innovativi in Nefrologia. Nel campo del trapianto renale una tavola rotonda, coordinata dal Dott Alessandro Nanni Costa, Direttore del Centro Nazionale Trapianti, affronterà il problema del trapianto da vivente. A tal proposito sono previste le relazioni presentate da Nazioni quali la Norvegia, la Francia, la Spagna e l’Olanda. In questo periodo la ridotta disponibilità di organi da cadavere per il trapianto di rene, rende estremamente interessante la prospettiva di un incremento dei trapianti dei viventi.
Un’altra tavola rotonda riguarderà la diffusione della malattia renale in Europa e la “pandemia nefrologica”. Dal 10 al 13 per cento della popolazione in età adulta ha un deficit funzionale renale che, oltre determinare una grave insufficienza renale con necessità di ricorso alla dialisi e al trapianto, comporta un rischio accresciuto di 5-6 volte di eventi cardio-vascolari maggiori (infarto miocardico, ictus, ecc).

Diagnosi precoce di insufficienza renale acuta sarà altro argomento di confronto tra gli studiosi. Recentemente sono stati scoperti dei nuovi bio-marcatori (ricavabili da semlici esami di laboratorio) come l’NGAL e la KIM1. Si tratta di proteine prodotte dalle cellule renali danneggiate. La produzione di queste proteine avviene molto prima che si compia il deficit renale. Il dosaggio di questi marcatori su sangue ed urine permette di porre una diagnosi estremamente precoce del danno renale e quindi mettere in atto terapie più efficaci e preventive. Grande attesa inoltre per le relazioni sulle grandi novità tecniche: dialisi notturna, l’emofiltrazione, l’emodiafiltrazione, il rene portatile. Il rene portatile è uno dei sogni dei nefrologi, ma soprattutto dei pazienti perché permetterebbe di fare il trattamento dialitico continuando una vita normale senza recarsi in ospedale per ore e per diversi giorni (almeno 3) alla settimana. Infine, nel corso del Congresso bolognese si discuterà anche delle problematiche nefrologiche negli extra-comunitari. L’arrivo in Italia di molti extra-comunitari comporta molte patologie inusuali nella maggior parte delle nazioni europee. Sta tornando la tubercolosi e si vedono malattie conseguenti all’uso di farmaci o para-farmaci come erbe particolari dotate di tossicità renale. Quest’ultimo è un campo nuovo che richiede maggiori conoscenze per mettere in atto misure di prevenzione e di terapia efficaci.

da ClicMedicina