Diabetici italiani meno informati su gestione malattia

Gli italiani che soffrono di diabete sono meno informati sulla gestione della loro malattia rispetto ai ‘colleghi’ europei. Una carenza che ha effetti pratici rilevanti in termini di aderenza alla terapia ed è quindi determinante per l’efficacia delle cure e per il controllo della spesa sanitaria. E’ uno dei dati che emerge dallo studio internazionale Dawn2, presentato oggi a Roma, nella sede del Censis, istituto coinvolto nella ricerca.

Le cifre indicano che, dal momento della diagnosi, il 53% degli italiani con diabete ha partecipato ha momenti di formazione contro circa il 70% degli altri Paesi. Con un notevole divario dalla Germania, prima della lista per formazione dei malati, dove i diabetici informati arrivano all’80%. Peggio di noi solo la Francia con il 47%.

“La formazione dei pazienti dovrebbe essere prioritaria nella gestione delle malattie croniche, in paricolare per i diabetici”, spiega Antonio Nicolucci, direttore del Dipartimento di epidemiologia e farmacologia della Fondazione Mario Negri Sud, componente dell’International Pubblication Board Dawn2 Study. “Tutti i Paesi europei, quindi, sono deficitari sulla formazione dei pazienti che dovrebbe raggiungere ovunque il 100%. Si tratta di migliorare l’organizzazione, insegnare agli operatori come informare i pazienti. Operatori che, tra l’altro, chiedono già più formazione”. Un’operazione, spiega l’esperto, che non ha bisogno di molte risorse, ma che avrebbe un impatto decisivo per l’aderenza alle cure e per la riduzione della spesa. 

‘Istruire’ i diabetici sulla gestione della propria malattia è un obiettivo importante anche per le associazioni dei pazienti “per curare meglio, migliorare la qualità della vita dobbiamo far diventare il paziente protagonista”, dice il presidente dell’Associazione italiana diabetici (Fand), Egidio Archero. “Sono necessari – continua – corsi educazionali per i pazienti che dovrebbero essere promossi dalle istituzioni, con un preciso disegno, che punti a coinvolgere l’intero territorio nazionale. Oggi ci sono solo iniziative spot, spesso promosse dalle associazioni”.

Per il presidente della Fand, la ‘formazione-informazione’ sulla gestione della malattia deve coinvolgere l’intera ‘catena di cura’: dal paziente fino agli operatori dei centri specializzati, passando per il medico di famiglia, figura chiave nello screening e nella presa in carico dei malati.

A sottolineare l’importanza della responsabilizzazione degli stessi diabetici nella gestione della cura anche Ketty Vaccaro, direttore Welfare del Censis. “Nella parola cura – dice la ricercatrice – va contemplata un’informazione più puntuale al paziente. Va riconosciuta l’importanza del ruolo del paziente. Quando si gestisce una malattia cronica bisogna che il paziente sia consapevole di quello che sta facendo, che sia un ‘attore protagonista’ della sua salute. Se il medico ottiene dal paziente che prenda il farmaco, ha fatto solo parte del suo compito. L’obiettivo è ottenere che il paziente faccia di più: curi l’alimentazione, faccia attività fisica, stia attento ad autocontrollarsi”.

 

(Ram/Adnkronos Salute)