Diabete di tipo 1 nei bambini, rischio rilevabile con lo screening degli autoanticorpi per le isole pancreatiche

Il diabete presintomatico di tipo 1 aumenta il rischio di sviluppare il diabete di tipo 1 nei bambini dai 2 ai 5 anni, ma può essere identificato tramite lo screening degli autoanticorpi per le isole di Langerhans, secondo i risultati di uno studio pubblicato su JAMA.

«Vogliamo ridurre la chetoacidosi diabetica, ma noi e molti altri crediamo che il vero obiettivo sia prevenire il diabete clinico di tipo 1. Fino a ora lo screening è stato limitato alle persone con una storia familiare di diabete di tipo 1, e ci vogliono diversi anni per reclutare i partecipanti per gli studi di prevenzione» ha detto l’autrice dello studio Anette-Gabriele Ziegler dell’Institute of Diabetes Research presso Helmholtz Zentrum München di Norimberga, in Germania. «Nel nostro studio abbiamo dimostrato che lo screening della popolazione funziona e questo significa che possiamo identificare un numero molto più elevato di persone che potrebbero beneficiare della prevenzione e ridurre notevolmente il tempo di reclutamento negli studi e, quindi, abbreviare il tempo per raggiungere il nostro obiettivo di prevenzione».

Ziegler e colleghi hanno condotto uno screening degli autoanticorpi per le isole di Langerhans utilizzando i campioni di sangue di oltre 90mila bambini di età compresa tra 1,75 e 5,99 anni residenti in Baviera, Germania (età media 3,1 anni, 48,5% femmine). Ai partecipanti con almeno due autoanticorpi per le isole è stato diagnosticato il diabete presintomatico di tipo 1. Per questa condizione i ricercatori hanno stabilito la presenza di tre stadi 1, che culminano nel diabete clinico di tipo 1 (stadio 3).

Hanno quindi valutato l’incidenza del diabete clinico di tipo 1 e della chetoacidosi diabetica durante 2,4 anni di follow-up mediano nei bambini considerati presintomatici e in quelli che non lo erano.

Le famiglie dei bambini con autoanticorpi multipli (quindi con diabete presintomatico) sono state invitate a partecipare a un programma di educazione al diabete, stadiazione metabolica, valutazione dello stress psicologico associato alla diagnosi (attraverso il Patient Health Questionnaire al basale, a 6 e 12 mesi) e follow-up prospettico per la progressione al diabete clinico fino al 31 luglio 2019.

Lo screening può rivelare le probabilità che si sviluppi il diabete
Gli autori hanno identificato il diabete presintomatico di tipo 1 in 280 partecipanti: 196 soggetti in stadio 1, 17 in stadio 2 e 26 in stadio 3. Al termine del follow-up altri 36 bambini hanno sviluppato la malattia allo stadio 3.

Durante il follow-up, i bambini con diabete presintomatico al basale presentavano un rischio cumulativo a 3 anni del 24,9% e un rischio annualizzato del 9% di sviluppare la malattia allo stadio 3. Invece, per l’evoluzione in diabete di stadio 2 e/o di stadio 1, il rischio cumulativo era del 28,7% e quello annualizzato del 10,6%.

Ci sono stati due casi di chetoacidosi diabetica nella coorte con diabete presintomatico e quattro bambini che non presentavano la condizione al basale hanno poi sviluppato la malattia.

Inoltre, le madri dei bambini che soddisfacevano i criteri del diabete presintomatico avevano un punteggio mediano per lo stress psicologico di 3 nel Patient Health Questionnaire, mentre le madri di coloro che non soddisfacevano i criteri avevano un punteggio mediano di 2 (p=0,002), a indicare un livello più elevato di stress psicologico nel primo gruppo. I ricercatori hanno comunque fatto presente i punteggi si riducevano in modo significativo dopo 12 mesi di follow-up (p<0,001).

«Questo tipo di screening ridurrebbe il numero di casi acuti e pericolosi di diabete di tipo 1. Le cure verrebbero avviate in una fase molto precoce, quando il bambino si sente ancora bene. Può dare il tempo di conoscere la malattia e di adattarsi alla probabilità che evolva nella forma clinica», hanno concluso gli autori.

Bibliografia

Ziegler AG et al. Yield of a Public Health Screening of Children for Islet Autoantibodies in Bavaria, Germany. JAMA. 2020;323(4):339-351.

Leggi

 

da PHARMASTAR.it

Skip to content