Diabete di tipo 1, gli anziani sono ipoglicemici per più di un’ora al giorno

I pazienti con diabete di tipo 1 di età superiore ai 60 anni hanno in genere bassi livelli glicemici per più di un’ora al giorno, ma spesso ne sono inconsapevoli, aumentando così il rischio di convulsioni, perdita di coscienza e persino morte. Sono i risultati di uno studio presentato al congresso annuale della Endocrine Society (ENDO) 2019 che si è svolto a New Orleans, in Luisiana.
A oggi abbiamo dati limitati sulla quantità di tempo che gli adulti con diabete di tipo 1 più avanti con l’età trascorrono nella gamma ipoglicemica, ha affermato il ricercatore capo Anders Carlson dell’International Diabetes Center di Minneapolis, nello Stato del Minnesota.

«Questo studio su individui più anziani dimostra che questi pazienti trascorrono più di un’ora al giorno in un intervallo ipoglicemico, il che li mette a rischio per i pericoli correlati all’ipoglicemia», ha detto Carlson. «Le persone che sono meno in grado di altre di percepire i segnali di un basso livello di glucosio nel sangue, possono essere particolarmente a rischio».

Una condizione rischiosa da evitare

Un basso livello di glucosio nel sangue provoca il rilascio di adrenalina, un ormone responsabile di molti dei sintomi dell’ipoglicemia, come palpitazioni, sudorazione, formicolio e ansia. Se il livello di glucosio nel sangue continua a scendere, il cervello non riceve abbastanza glucosio e smette di funzionare come dovrebbe.

Questo può portare a visione offuscata, difficoltà di concentrazione, pensiero confuso, difficoltà nel parlare, intorpidimento e sonnolenza. Se la glicemia scende al di sotto dell’intervallo corretto per troppo tempo può sfociare nell’ipoglicemia grave che, se non viene trattata con una un’iniezione di glucagone, può portare a convulsioni, coma e in alcuni casi alla morte.

Molte persone con diabete di tipo 1 hanno un basso livello ematico di zuccheri ma non presentano alcun sintomo, una condizione chiamata ipoglicemia inavvertita. Non percependo lo stato ipoglicemico non sanno ovviamente di doverlo trattare, rischiando di andare incontro a una crisi ipoglicemica che per essere superata richiede il supporto di un’altra persona. Hanno anche meno probabilità di essere svegliati dal sonno.

La regola 15-15

In caso si avvertano i sintomi dell’ipoglicemia, l’American Diabetes Association (ADA) suggerisce di adottare la regola 15-15, ovvero ingerire 15 grammi di carboidrati per aumentare il livello ematico degli zuccheri e controllare la glicemia dopo 15 minuti. Se è ancora inferiore a 70 mg/dl, consiglia di assumere ulteriori dosi di carboidrati fino a che la glicemia non sia tornata ai livelli normali. A quel punto è bene consumare uno spuntino per evitare che non si abbassi nuovamente.

Dato che molte persone tendono ad assumere cibo finché non si sentono meglio, l’ADA avverte che questo comportamento può portare al risultato opposto, causando un aumento della glicemia, e raccomanda pertanto di seguire passo passo la regola 15-15 per evitarlo.

Inconsapevolezza dell’ipoglicemia

Nello studio “Wireless Innovations for Seniors with Diabetes Mellitus” condotto in 22 siti negli Stati Uniti, i ricercatori hanno analizzato i dati di 203 anziani con diabete di tipo 1 sottoposti a monitoraggio continuo del glucosio (CGM).

I pazienti avevano in media 68 anni, un livello di HbA1c del 7,5% e hanno utilizzato un dispositivo CGM per un massimo di 21 giorni. Questo device monitora automaticamente i livelli di zucchero nel sangue 24 ore su 24 e, tramite allarmi, segnala ai pazienti quando i livelli glicemici sono troppo bassi o cominciano a scendere in modo troppo rapido.

L’inconsapevolezza dell’ipoglicemia è stata associata a un maggiore tempo trascorso con livelli di glucosio basso.
I partecipanti hanno trascorso una media del 56% del tempo nell’intervallo glicemico target compreso tra 70 e 180 mg/dl (13,4 ore al giorno), una mediana del 35% del tempo sopra i 180 mg/dl (8,4 ore al giorno) e una mediana del 12% del tempo oltre 250 mg/dl (2,8 ore al giorno).

«I risultati sottolineano la necessità di interventi per ridurre il rischio di grave ipoglicemia in questo gruppo di età», ha concluso Carlson.

da PHARMASTAR