Così il mirto rallenta l’assorbimento degli zuccheri

Il mirto è alto e cespuglioso, i fiori bianchi, l’abbelliscono da maggio a giugno mentre i frutti, bacche ovoidali bluastre e carnose, maturano a fine novembre e si raccolgono fino a tutto gennaio. Arbusto sempreverde diffusissimo nell’area mediterranea, Sardegna in primis, il mirto (Myrtus communis), con le cui bacche si produce un eccellente e particolare liquore, attrae anche per le diverse proprietà terapeutiche. Tra queste, l’attività antiossidante dell’estratto alcolico (flavonoidi ed antocianine) ottenuto dalle bacche, nonché quella antidiabetica attribuita all’olio essenziale e alle foglie. Il Journal of Ethnopharmacology (agosto 2004) aveva gia pubblicato uno studio sperimentale. Gazi University, Ankara, Turchia, che aveva dimostrato la capacità ipoglicemia dell’olio essenziale delle foglie di mirto, adoperato dalla medicina tradizionale turca per diminuire la glicemia in diabetici “tipo 2”.

Altri ricercatori turchi (Ege University, Smirne), più recentemente, hanno sperimentalmente dimostrato la forte attività antidiabetica di piante medicinali, come ortica, tarassaco, vischio e ovviamente mirto. Proprio il mirto ha palesato l’azione più potente che si esplica, come per le altre piante, attraverso l’inibizione dell’enzima alfa-glucosidasi. Siamo ancora in fase preliminare, ma l’azione dell’estratto acquoso è quanto mai interessante per il futuro trattamento dell’iperglicemia in persone con diabete di tipo 2. I farmaci inibitori dell’alfaglucosidasi provvedono, appunto, ad inibire l’azione degli enzimi intestinali che trasformando gli zuccheri da complessi in semplici, rallentano l’assorbimento intestinale del glucosio. La crescente diffusione del diabete sollecita un gran numero di studi, nei quali le piante medicinali giocano un ruolo non secondario.

Salacia oblunga, Mormodica charantia (famiglia Cucurbitacee), Pterocarpus marsupium, Trigonella foenum graecum sono solo altri esempi. Il Journal Medical Food (inverno 2006) pubblica uno studio indiano (Punjab Agricultural University) sugli effetti dell’integrazione alimentare di una miscela delle polveri di 3 piante medicinali, Mormodica charantia, Syzygium cumini e Trigonella (fieno greco), somministrata, cotta o cruda, a 60 uomini con diabete non insulinodipendente. Suddivisi in due gruppi, uno ricevette capsule contenenti la miscela polverizzata, mentre l’altro l’assunse sotto forma di biscotti salati. La somministrazione quotidiana di 2 g. di questa miscela, cotta o cruda, non solo ha contribuito alla diminuzione della glicemia postprandiale, ma anche a ridurre il dosaggio dei farmaci ipoglicemizzanti orali.

 

 

 

Tratto da: “Salute” suppemento de La Repubblica” del 22.06.06