Controllare la glicemia: aiuta a proteggere i reni

Il più vasto studio mai realizzato sul trattamento del diabete e delle sue complicanze ha emesso finalmente il suo verdetto. ADVANCE (Action in Diabetes and Vascular disease: PreterAx andDiamicroN MR Controlled Evaluation) ha dimostrato che tenere sotto controllo la glicemia consente di conservare la salute dei reni in un paziente su cinque e di ridurre la proteinuria, un noto marker di aumentato rischio cardiovascolare, in un paziente su tre.

Si tratta di risultati molto importanti visto che il diabete rappresenta un importante rischio per la funzionalità renale. “Proteggere i reni nei pazienti con diabete – ricorda il professor John Chalmers condirettore dello studio Advance – è estremamente importante.
Il danno renale è infatti una delle principali complicanze di questa malattia e a lungo termine può portare alla dialisi, al trapianto renale e alla morte”.
Anche il rischio di mortalità cardiovascolare nel corso dello studio è risultato ridotto del 12 percento, un dato molto importante, soprattutto considerando l’allarme scatenato da un altro studio, l’Accord, all’inizio di quest’anno.

Lo studio Accord, simile all’ Advance perché anche in questo caso venivano messe a confronto due diverse strategie di trattamento del diabete, quella cosiddetta ‘intensiva’ e quella cosiddetta ‘standard’, era stato interrotto precocemente per il riscontro di un aumento delle morti da cause cardio-vascolari nei pazienti con diabete trattati in maniera più aggressiva, al fine di raggiungere valori di glicemia addirittura più bassi da quelli consigliati dalle attuali linee guida. “Lo studio Advance -commenta il professor Stephen MacMahon. Direttore del George Institute, Australia – ha invece dimostrato che abbassare l’emoglobina glicata (un esame di laboratorio che consente di valutare la glicemia media degli ultimi 2 mesi) a valori di 6,5% è una pratica sicura ed efficace che consente di ridurre le complicanze del diabete, in particolare il danno renale”. “E questo – prosegue la professoressa Anushka Patel, coordinatore clinico dello studio – senza il rischio di incorrere in pericolose ipoglicemie, che sono state un’evenienza rara nei pazienti dell’Advance”.
Lo studio Advance ha arruolato 11.140 pazienti con diabete di tipo 2 in venti Paesi del mondo. seguendoli per cinque anni.

Obiettivo principale dello studio era valutare se abbassare l’emoglobina glicata a valori pari o inferiori a 6,5% potesse portare benefici ai pazienti.
Per ridurre la glicemia, tutti i pazienti sono stati trattati con gliclazide a rilascio controllato, alla quale potevano essere aggiunti altri farmaci per raggiungere gli obiettivi di emoglobina glicata stabiliti.

A settembre erano già stati resi noti i risultati dell’altra parte dello studio, quello che valutava gli effetti di un buon controllo pressorio (in questo caso ottenuto utilizzando un ACE-inibitore, il perindopril e un diuretico, l’indapamide) nei pazienti con diabete di tipo 2. In questo caso, la terapia aveva prodotto una riduzione degli eventi vascolari pari al 9% e un abbattimento del rischio di mortalità cardiovascolare del 18%.

 

di Guglielmo Conserti
Tratto da Libero del 18.06.2008